Le Quinte in Circolo: Fausto Bisantis

La rubrica di Oca Nera Rock dedicata al pianoforte: ogni mese un’intervista ad un pianista diverso, alla scoperta delle meraviglie di questo magico strumento musicale.

Secondo appuntamento con “Le note in circolo”.
Stavolta a parlare di sé stesso e della sua musica incontriamo Fausto Bisantis, eclettico pianista della scena progressive del nostro paese.
Questo è ciò che ci ha raccontato.

Da Bach ai Beatles, da Beethoven a Frank Zappa, da Chopin agli E.L.P. e i Gentle Giant, dalla tradizione celtica ai raga indiani fino all’avanguardia sperimentale: tra tutti questi artisti che hanno influenzato il tuo stile, ce n’è uno che ami in particolar modo e che ha influito sulla tua musica più degli altri?

La prima cosa che viene in mente, a chi ascolta la mia musica, è il progressive rock e le sue infinite divagazioni armoniche.
In realtà io non sono mai riuscito a codificare bene il mio pensiero musicale, perché ho sempre amato esplorare tutti i territori, anche quelli più lontani dal nostro sistema “tonale”, spinto sempre da una profonda curiosità.
Così come un bambino scopre nuovi orizzonti e cerca di reinterpretarli, io cerco di fare lo stesso, con lo stesso amore e rispetto che nutro per la musica definita “colta” e per quella “popolare”.
Il fatto è che, dopo gli anni ’70, sono sparite quelle classificazioni tecniche, per il quale uno stile è superiore ad un altro; almeno è quello che ho sempre pensato io e, in questo lo spirito della ricerca mi ha sempre dato delle spinte nuove.

Il pianoforte: come mai hai scelto proprio questo strumento?

E’ quello che mi domando con stupore, ogni volta che scendo da un palco, per smontare tutto l’armamentario che mi porto (ride, NdR).
Ma il fatto è che uno strumento così complesso e così imponente, non lo scegli tu: è lui a sceglierti: s’impossessa di te, portandoti in volo verso l’estasi e la follia. Per me è un mostro magnifico, capace di farti viaggiare verso i non-luoghi della coscienza per poi scaraventarti a terra, violentemente e ricordarti che sei tu lo strumento.

Nella tua tesi ‘La Corda di Aries‘ è contenuta un’intervista a Franco Battiato: quanto è importante il suo cantautorato metafisico per te?

Non mi ha mai ispirato molto il termine cantautore e non credo che esista un cantautorato metafisico, ma esiste Franco Battiato!
Lui, l’uomo, il maestro, il gentiluomo che nel lontano 2004, mi ha regalato i ricordi di una vita e di una carriera, con la semplicità e la luce di chi ha lo sguardo, sempre rivolto all’oltre. Questo significa per Franco Battiato e non avrei parole per descrivere ciò che la sua arte mi ha donato.

Si avverte molto l’impronta di Stockhausen: cosa ti ha portato a studiare questo artista molto particolare?

Trovi? Può darsi che molto dipenda dalla ricerca sul concetto di suono, che è una della basi della ricerca sull’avanguardia musicale del XX° secolo, racchiusa nel mio libro, ma non ho mai avuto la pretesa di ispirarmi a lui, nè di studiarlo. La sua musica, la sua filosofia è basata su una ricerca strutturale del suono e della sua origine fisica e metafisica ed è un lavoro che ti impegna tutta la vita.
Stockhausen mi sempre molto affascinato, tanto che uno dei suoi ultimi concerti al Parco Della Musica, fu uno dei più incredibili e coinvolgenti della mia vita; mi colpì la cura e il controllo della struttura ma, da buon rockettaro influenzato dagli anni’70, mi piaceva recepire quel linguaggio con la stessa curiosità che ebbero Syd Barrett, Frank Zappa e John Lennon, prima di me.
Ma alla fine quando devo ascoltare e imparare qualcosa, torno sempre a Schumann, Ravel, Stravinskij e Chick Corea.

Com’è la situazione per quanto riguarda la musica indipendente in Calabria?
Quali differenze ci sono con il resto dell’Italia?

Più o meno non è molto diverso dal resto dello stivale; almeno in questo si può dire che siamo “uniti”, dalla stessa crisi. Il problema non è che non ci sia musica indipendente, perché tanti iniziano interpretando una canzone e da essa cominciano a ricercare uno stile. il problema potrebbe essere quando qualcuno si mette in testa di voler fare l’indipendente. Se un musicista ha una sua visione precisa e sa cosa vuole fare edotte vuole arrivare, deve sfruttare le sue capacità e rischiare per raggiungere un traguardo, ma non si parla più di successo. Su internet ognuno di noi ha il suo piccolo pezzo di successo, però pochi sono i musicisti che osano non seguire le correnti: il risultato è un mondo di Indie music che sembra sempre più uguale. In più considera che i grandi del passato, ahi noi, giungono al tramonto e i giovani, cercano sempre di imitarli e non di apprenderli.
Elio e le storie tese, ci provocano sempre su questi temi e ancora non riusciamo a comprenderli come dovremmo.

Faust & Malchut Orchestra: come nasce questo nuovo progetto?

Diciamo che i frutti di dieci anni di esperienze musicali diverse alla fine è confluito in un progetto nel quale, convogliare la mia musica. Quindi dopo tre album da solista, ho pensato che il materiale scritto poteva essere reinventato in una band che potesse racchiudere in poche mani, gli elementi più importanti della mia visione sinfonica della musica e, che potesse spostarsi più facilmente di un’orchestra. E così nel 2012 nasce la Malchut Orchestra; ovvero tre curiosi dalla porta d’uscita dell’Albero della conoscenza, ma che fanno casino quasi come un’orchestra: tanto per rendere la vita facile a me e ai miei compagni.

Come definiresti il tuo stile? La parola “progressive” sembra essere riduttiva.

Come detto prima, non lo definisco.
Non perché la parola progressive sembri riduttiva, anzi semmai sono io troppo “troppo piccolo”, per il regno del progressive. Mi piace pensare alla mia musica, come un giardino dove ogni fiore nasce spontaneo e i colori sono così accesi, che esso brilla anche con la luna piena, ma non devono essere colti; devono nascere, crescere e morire li dove sono, perché se ne staccassi uno, tutto il resto svanirebbe.

Cos’hai in cantiere per noi? Idee per il futuro?

Fortunatamente la crisi economica, sociale e culturale di questo paese, non potrà mai intaccare chi si è ormai adattato a reinventarsi un modo di vivere. Quindi le idee nascono spontanee nel giardino fuori Malchut.
Siamo alle prese con la realizzazione del nuovo album; il quarto dei miei solisti, ma il primo con il nome Faust & Malchut Orchestra, in uscita , si spera a giugno.
Abbiamo realizzato un video ufficiale e stiamo per iniziare un mini-tour promozionale, che toccherà alcune del principali città italiane , tra aprile e maggio per poi scendere in Campania e Calabria, dove abbiamo in programma alcuni festival.
Continueremo poi a settembre, con un altro paio di date in Centro Italia e forse, anche all’estero.
Il tutto sempre low cost, contro la crisi della vita moderna, che sembra fornirci di tutto e non ci lascia mai niente!

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