DiMaio, la fusione tra il mondo pop e la classica

DiMaio, al secolo Maurizio di Maio, deve al Premio Oscar Luis Bacalov il coraggio di aver intrapreso la carriera di controtenore.
Fu infatti il grande musicista e direttore d’orchestra argentino a notarlo nello spettacolo teatrale “Estaba la Madre – Misa Tango” e ad incoraggiarlo nel coltivare il suo innato talento.
Grazie alla formazione nel campo del teatro musicale e alla preparazione artistica acquisita negli anni di studio con il cantante lirico Giuseppe Nicodemo, DiMaio è oggi l’unico artista contemporaneo capace di proporre una formula musicale tra passato e presente, con una vocalità in grado di annullare l’importanza del corpo, fondendo maschile e femminile in un gioco seduttivo teso all’impossibile tra musica e parole.
La sua dote vocale è decisamente rara: i controtenori, a livello mondiale, si contano sulle dita di una mano.
Uno di essi è proprio lui, DiMaio, con all’attivo un album (“Debut”, 2017) e diversi singoli.
Andiamo alla scoperta di questo talento tutto italiano.

DiMaio

È uscito il 9 dicembre il tuo nuovo singolo ‘Prometto‘.
Ascoltandolo abbiamo notato un’ulteriore evoluzione rispetto a “Debut”, il tuo primo album: ce ne parli?

Il brano ‘Prometto‘ conserva la natura classica del mio progetto, evolvendosi verso sonorità moderne che si amalgamano in maniera organica al suono acustico e alla mia vocalità (tenore sopranista).
Prometto‘ è come una narrazione che parla di moderno raccontando il passato; la tradizione del canto unita alle sonorità attuali del pop che troviamo nell’apertura degli archi che si trasformano in synth elettronici e si inseriscono nell’orchestra in modo complementare. Il suono del pianoforte ci proietta in un ambiente sonoro intimo.
I ritornelli aprono a paesaggi sonori lontani.
La ritmica dirompente dell’ultimo ritornello accompagna la forza vocale da controtenore.
Con questo brano ho quindi voluto proseguire il percorso di ricerca sonora già intrapreso con il mio precedente album, “Debut”, prodotto da Dardust e realizzato con la collaborazione del Maestro Carmelo Patti, che ne ha curato la direzione musicale e gli arrangiamenti.

Rispetto ai tuoi primi lavori, l’interpretazione vocale rimane meno lirica, più intima.
Cosa ti ha spinto a questa scelta?

Ascoltando il brano mi è sembrato più giusto darle questa morbidezza vocale nell’interpretazione.
Ho sentito il bisogno di suscitare delle emozioni con un suono più dolce, senza necessità di tecnicismi e acuti lirici che secondo me non avrebbero vestito bene le intenzioni di questa melodia.

L’arma vincente del tuo progetto è sicuramente la tua rara dote vocale: sono davvero pochi i controtenori nel mondo.
Ci spieghi meglio la differenza tra tenore e controtenore?

Nel linguaggio musicale il termine tenore indica la più acuta delle voci maschili, ed il corrispondente registro vocale, così per il termine Controtenore, ma in questo caso parliamo di una voce maschile corrispondente al registro di contralto e con forte timbro femminile.
Siamo effettivamente rari in tutto il mondo, riusciamo a raggiungere note acute che solitamente cantano le donne: questo tipo di vocalità veniva usata soprattutto in alcuni ruoli che un tempo erano propri dei cantanti castrati, i cosddetti sopranisti.
Per fare un esempio, il più famoso e conosciuto al mondo fu Carlo Broschi, conosciuto come Farinelli.

Ti senti più rappresentato dalla tua vocalità tenorile o da quella da controtenore?

Questi due registri vocali rappresentano due anime diverse della mia vocalità, e anche due percorsi diversi.
Nasco dal pop, e fin dalla giovane età ho sempre cantato con la tonalità da tenore.
A 35 anni grazie al premio Oscar Louis Bacalov, intraprendo gli studi classici che mi avvicinano al repertorio dei cosiddetti evirati, i sopranisti del ‘700: possiamo dire che il tenore che è in me è la parte pop, ed il controtenore è l’anima classica ma l’obbiettivo di questo mio progetto è quello di fondere insieme questi due mondi interiori.
Sono così diversi eppure raccontano e rappresentano davvero tanto di me.

Nel videoclip di prometto, con la regia di Luigi Pingitore, troviamo la partecipazione di Jago, giovane artista di fama mondiale.
Cosa vi ha spinto a questa collaborazione?

Jago è un artista straordinario il suo enorme talento ti travolge.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando ancora stava scolpendo la Pietà: mi piace la sua comunicabilità, nonostante scolpisca opere che riportano al passato è un artista moderno ed attuale.
Mi rivedo molto in questo, anch’io ho interpretato ed interpreto aree classiche contaminandole con suoni moderni: all’epoca del nostro primo incontro capimmo subito che tra noi c’era una grande empatia artistica e che avremmo potuto raccontare la nostra arte unendo le forze.
È stato un onore averlo al mio fianco in ‘Prometto‘.

Nel tuo primo album ti abbiamo visto collaborare con Dardust: c’è la possibilità di rivedervi insieme in qualche progetto?

Non lo escludo, Dardust è un genio contemporaneo, astuto compositore di grande sensibilità artistica, poliedrico ed innovativo.
A suo modo è presente, c’è un rapporto di affetto e stima: mi dà sempre dei buoni consigli.
Per il futuro vedremo, sarei felice di creare ancora qualcosa insieme.

Ti piacerebbe prestare la tua voce per un ruolo di un opera classica a teatro?

Assolutamente sì, nel mio curriculum ci sono diverse esperienze teatrali ed un percorso anche come attore, non escludo questa possibilità.
Il mio sogno sarebbe cantare in un grande tempio della musica: l’Arena di Verona.

C’è un sogno nel cassetto che ancora non hai realizzato e speri di realizzare?

Prestare la mia voce per la colonna sonora di un film.

DiMaio

C’è un artista italiano del panorama musicale moderno con il quale vorresti fare una feauturig?

Mi piacerebbe molto collaborare con Elisa e Diodato: hanno entrambi un’anima musicale nella quale mi rispecchio molto.

Hai seguito Sanremo?
Se dovessi scegliere uno degli artisti in gara per fare un duetto, con quale ti piacerebbe collaborare?

Come si dice, “Sanremo è Sanremo” e che piaccia o meno coinvolge sempre un po’ tutti e se ne parla.
A dire la verità io lo seguo da sempre, con grande piacere, ed uno dei miei sogni rimane quello un giorno di poter salire su quel palco con un mio brano in gara.
Tra gli artisti presenti nel cast di quest’anno, se dovessi sceglierne uno per un duetto, ti direi sicuramente Marco Mengoni o Giorgia.

Sei stato definito «controtenore contro i pregiudizi».
Ti ritrovi in questa definizione?

Il giornalista che mi ha definito così credo si riferisse ai pregiudizi di chi mi ha giudicato solo perché ho toccato arie barocche, fatto che secondo alcuni possono essere cantate solo secondo dei tecnicismi che il mondo della musica classica ti impone.
Io non amo regole forzate e schemi da seguire: alla base del mio progetto c’è la sperimentazione, la fusione di più generi e registri vocali (tenore/controtenore ), la ricerca di emozioni e di verità.
Quindi sì, mi piace come definizione: sono felice di essere un controtenore contro i pregiudizi.
Inteso, però, in modo più ampio del termine: contro tutti i pregiudizi, di ogni genere.

La domanda più classica di tutte: progetti per il futuro?

Con il Maestro Carmelo Patti ed un team di autori stiamo lavorando alla realizzazione del nuovo album che sarà preceduto da un nuovo singolo: al momento non posso dirvi di più.

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