Gli insulti in risposta alle recensioni

Di fondo questo è un approccio che non riattiva il dibattito critico, il rapporto critico-cineasta-pubblico, ma sa più di un regolamento di conti interno, modello casta.
Somiglia a quando in tempo reale Eni rispondeva sui social all’inchiesta di Report.
E poi il duello in pubblico rincorre molto i like su Facebook.

Andrea Minuz, docente a La Sapienza di “Metodologie della Critica Cinematografica”, rilasciò questa dichiarazioni dopo che i The Pills lanciarono insulti verso l’autore di una recensione negativa del loro film.
Non sono stati i primi e non saranno gli ultimi.
Così come non è solo nel cinema ma anche nella musica, che ormai “criticare” significa, spesso, “farsi insultare”.

Ci siamo passati da poco anche noi di Oca Nera Rock e non è la prima volta.
Un simpatico musicista, non contento del live report di una sua performance pubblicato sulle nostre pagine, ha pensato bene di reagire nel peggiore dei modi: insulti a ruota libera nei confronti del recensore.
Credo che il Professor Minuz abbia colto con la sua dichiarazione un aspetto importante della questione: quello dei social network.
Oggi chiunque aspiri ad essere un “artista” ha la sua pagina fan.
Appunto, pagina fan, quindi presumibilmente seguita da chi ha interesse specifico verso quel musicista, attore, soubrette o quel che sia.
Quindi ogni “artista” si crea il suo piccolo mondo fatto di «mi piace», «quanto sei bravo», «figo sto pezzo», «bomba sto video» e via dicendo.

Che l’artista prosegua il suo cammino circondato dall’affetto dei suoi fans è giusto, ma rischia di dimenticare che al di fuori di quella sua pagina c’è tutto un mondo che può incappare nel suo lavoro. Ed a cui può non piacere. Quel mondo va forse insultato?

Nella migliore delle ipotesi, così come fatto dal musicista di cui sopra, viene consigliato agli addetti del settore come “recensire negativamente il suo lavoro”.

Ma sei serio?
Fatti la recensione della serata e noi te la pubblichiamo, auto-elogiati come più ti aggrada e noi ci faremo solo portavoci del tuo autocompiacimento.
Ah no, hai detto che avresti preferito fosse stato scritto «fai musica di merda, spero tu muoia».
E ti richiedo, ma sei serio?

Dovresti uscire dal tuo mondicino di Facebook e provare a confrontarti con la gente, e magari con altri toni e modi ci avresti convinto ad ascoltarti meglio.
Invece il tuo ultimo invito al recensore – «sbrigati a levarti dal cazzo» – la redazione lo fa suo in toto e sicuramente si leverà dal cazzo dai tuoi prossimi “live”, perché tanto a te basta il tuo piccolo mondo e a noi lo stare appresso ai cafoni, sinceramente, comincia a dare fastidio.

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