The Zen Circus – La terza guerra mondiale

A due anni di distanza da “Canzoni contro la natura”, The Zen Circus si presentano con il nuovo album, “La terza guerra mondiale” – ma poco è cambiato.
In realtà poco è cambiato dal 1998, anno del loro esordio discografico.

Si presentano con un nuovo disco che di nuovo, in verità, ha ben poco.
Se agli esordi potevano essere una piccola boccata d’aia fresca in un panorama musicale italiano stagnante, oggi sono solo uno di quei gruppi, invece, che saturano il mercato nostrano con album mediocri per un pubblico che si accontenta di poco.
Sempre uguali a loro stessi, non hanno avuto la forza negli anni di osare, anche se onestamente con “Andate tutti affanculo” erano riusciti ad alzare il livello – impresa di cui, già dal lavoro successivo, si è persa traccia.

Anche “La terza guerra mondiale” non regala grandi soddisfazioni all’ascolto.
Si tratta del classico ‘già sentito’, del solito album di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno (almeno per chi ascolta): niente novità musicali, niente ricerche di sonorità diverse.
Rinunciare a qualche effetto o spingere qualche chitarra in più non rende automaticamnete più “rock” o “punk”: ci vuole ben altro per meritare queste etichette, di cui in passato nei confronti dei The Zen Circus già ne è stato fatto un uso improprio.
I ragazzotti toscani sembra che perdano colpi anche nella composizione dei testi, cosa di cui almeno avevano fatto un discreto uso in passato in più occasioni.
Con “La terza guerra mondiale” affrontano tematiche e problematiche della società odierna cercando un approccio provocatorio, ma che all’ascolto risulta poco credibile e soprattutto banale.

Un album prevedibile, scontato, ma che sicuramente troverà riscontro tra i fans della band e che alla fine, parafrasando l’ultima traccia del disco, farà si che ‘Andrà tutto bene‘.

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