Ringo Deathstarr – Pure mood


Per gli amanti dello shoegaze, il 2015 è stato un anno coi fiocchi. Tra grandi ritorni, live e in studio, e nomi nuovi che avanzano abbiamo avuto (e l’uso della prima persona è sintomatico) un bel daffare a star dietro a tutto quanto. I Ringo Deathstarr sono una tra le più belle e affermate realtà di quello che è l’attuale movimento shoegaze, quella generazione di gruppi nati negli ultimi dieci-quindi anni che ripercorrono le gesta dei grandi nomi degli anni Novanta. È giunto così il momento per la band di Austin, Texas di pubblicare il terzo disco full-length, “Pure mood“, uscito nel novembre 2015 per l’etichetta AC30 in Europa e la didascalica Reverberation Appreciation Society negli USA.

Un punto di forza e al tempo stesso un limite di band come i Ringo Deathstarr è la presenza massiccia di riferimenti e rimandi ai padri fondatori del genere, il risultato non può che essere un disco che suona esattamente come ce lo si può aspettare, con sfumature e digressioni confortevoli e accoglienti ma che pecca per forza di cose di innovazione. Se prendi il vinile e lo metti sul piatto, potrebbe essere benissimo il 1991. Con gli mp3 si fa un po’ più fatica a immedesimarsi, ma l’atmosfera è indubbiamente quella.

Il filone scelto dai Ringo Deathstarr è quello tendente all’alternative rock, le fragranze che si avvertono nell’aria sono quelle -ovvie ma non troppo- dei My Bloody Valentine e The Jesus and Mary Chain, nei passaggi più semplici si trova una buona affinità con gli Swervedriver. Di dream pop c’è ben poco, giusto i vocalizzi in alcuni brani, per questo motivo “Pure mood” risulta molto marcato ed aggressivo, il suono è pesante e cadenzato, ed è questa scelta a renderli caratteristici nel panorama dei gruppi shoegazer contemporanei, più portati a elaborare una musica eterea e non così incisiva.

Scorrendo le dodici tracce di “Pure mood” ne troviamo una marcatamente sopra le righe, ed è ‘Heavy metal suicide‘, sospinta da un refrain pesante e magnetico di chitarra, a cui fanno da contraltare le voci ovattate e che appaiono lontane. Un pezzo davvero azzeccato, di pregevole fattura e con cui i Ringo Deathstarr dimostrano grande personalità. Sulla falsariga c’è anche ‘Frisbee‘, ma in tono minore e coi suoni più strascicati e deformati, ‘Never‘ è frenetica e tirata, e la chiusura è leggera con la poco strutturata e immediata ‘Acid tongue‘.  Tra i pezzi con un tasso inferiore di intensità, ‘Stare at the sun‘ e ‘Show me the truth of your love‘, dominati da una quiete inframmezzata di tanto in tanto da un’impennata di chitarre, e ‘California car collection‘, un altro di quei brani che hanno tutte le carte in regola per rimanere in testa, dai cori ipnotici al crescendo finale.

Pure mood” è un album interessante e che ha qualcosa da dire, pur non essendo nel complesso nulla di epocale. Ci sono spunti originali e picchi di qualità elevati, per il resto i Ringo Deathstarr vanno sul sicuro e fanno leva sulla nostalgia di sonorità ventennali, ché con noi shoegazer funziona sempre.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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