Oca Nera Rock

Turn ON Music

Nicola Battisti – Nicola Battisti

Nicola Battisti cover

a cura di Mark Zonda

Nicola Battisi è un giovane cantautore italiano.
Ma è anche il nome dell’album con cui esordisce per  Cabezon, una piccola etichetta discografica di Verona.
Quello che colpisce maggiormente del suo debutto è la cura di suoni e registrazioni di dodici canzoni curate con grande attenzione, palesando una sanissima voglia di emergere e prendere le distanze da un certo tipo di scena indipendente.
O velleitarie ambizioni artistiche.
Si parla del caro e vecchio pop, nella fattispecie in italiano, declinazione del genere che presta facilmente il fianco a critiche speciali in merito a cantato e allo spessore dei testi.
Battisti e il suo team scavalcano a piè pari ogni ostacolo bendandosi gli occhie e  puntando sulla semplicità.
Un obiettivo ancora una volta non facile da raggiungere: le cose semplici e lineari arrivano dritto al cuore e non transigono imperfezioni, un po’ come le rime baciate o le bolle di sapone.

Battisti si presenta con Dottore, inseguito dalle inquietanti e lunghe ombre dei Neri Per Caso che vengono presto vaporizzate da etnicismi hawaiiani sulla falsa riga di  Bobby McFerrin.
È la voce a farla da padrona, l’elemento più importante e godibile accompagnato da un affidabile contrabbasso.
Nulla di troppo originale o trascendentale, ma in grado di funzionare alla perfezione per una vacanza al mare a finestrini abbassati o la pubblicità di una bevanda deteinata.
Avete almeno sei magliette dei Joy Division o leggete libri ai concerti del Primavera Festival?
Non troverete questo album in newalbumreleases.net.
Unica lieve pecca del cantato è l’intelligibilità delle parole, che a volte rimangono impigliate nei gradevolissimi virtuosisimi.

Fortunato da morire è il brano che mi ha colpito di più.
Conquista.
Tra Città Vuota di Mina e My Sweet Lord di George Harrison, con atmosfere calde e confidenziali è una ballad che funziona, che Battisti dovrebbe prendere come riferimento per tutte le prossime canzoni a venire, magari con una maggiore precisione nella scansione della metrica.
Quasi un Cremonini  vintage.
Anche le chitarre country-blues di Dove Sei e Parigi sono molto gradevoli.
Gli arrangiamenti asciutti danno un giusto equilibrio ad una voce che proprio perchè capace di voli pindarici riesce in questa dimensione rilassata a stabilire un contatto diretto e più confidenzale, senza bisogno dei fronzoli di molti altri brani dell’album, a confine tra manierismo e kitsch.
Parigi è probabilmente la canzone dell’album con il testo più riuscito, per quanto mi riguarda il singolo dell’album.
Poi purtroppo Nicola Battisti ci lascia allo stesso modo con cui si era presentato, aggiungendo otto zollette di zucchero affogate nell’Hammond in un ottimo tea che abbiamo sorseggiato amabilmente durante trentasei leziosissimi minuti.
Questione di gusti, giusti aromi.

Se vivete le vostre giornate in modo spensierato come una replica continua delle migliori puntate di «Un posto al sole» troverete in Nicola Battisti una validissima colonna sonora per gli attimi più dolci della vostra estate.
Ma con un po’ di originalità e trasgressione in più, aspettatevi un Nicola Battisti a dare del filo da torcere a Levante e Cesarone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.