Mooth – Slow Sun


Se anche a voi i jingles mondiali della Rai hanno sterminato gli zebedei, se anche a voi i mielosi ritornelli estivi fanno venire il voltastomaco…e se anche a voi hanno stufato i finti gruppi indie che (come cantava Canali) «nei postriboli del post-rock, anemici piagnucolano dentro ai riverberi», allora sì, è proprio a voi che offro due alternative.
Potete provare a collegarvi ad una qualsiasi web rock radio di New York, Londra, Seattle, New Orleans…e godervi uno dei tremila gruppi sconosciuti ai più, che incidono dischi di buon rock fottendosene dello star system e della fame di gloria.
Oppure, potete ascoltare una valida alternativa nostrana, ovvero i Mooth.

Se avessi ascoltato per la prima volta uno dei brani di Slow Sun, tramite lo streaming di una qualsiasi web radio delle città sopracitate, probabilmente avrei pensato: “Ah però, questi spaccano il culo e da noi non arriveranno mai”.
Invece no.
Slow Sun è l’ultima fatica in studio di una band italianissima, originaria del Pavese, nata nel 2006 con la ragione sociale Koan convertita oggi in Mooth.

Ho ascoltato Slow Sun la prima volta e mi sono letteralmente pettinato lo stomaco.
Che genere fanno?
Difficile inquadrarli in qualcosa di preciso.
Slow Sun è una centrifuga di generi, un contenitore micidiale di stili e suoni diversi.
Slow Sun è noise ma senza l’ausilio di troppi macchinari; è heavy ma senza assoli lunghissimi ed epiche ballate instrumental.
È sludge ma non troppo desertico.
È stoner ma senza riffoni e arzigogoli chitarristici vari.
Slow Sun al primo ascolto cattura perché è robusto, osseo, massiccio e massacrante.
Poi lo riascolti, e ti accorgi che il vero propulsore del disco è la base ritmica che impone alle chitarre e alla voce di decollare verso vette straordinarie.
Continui cambi di tempo, in tutti gli otto pezzi dell’Ep, rendono il lavoro attraente e magnetico ad ogni battuta.
Sappiamo da sempre, che il vero tallone d’Achille delle band che in Italia fanno hard-rock sono le parti vocali.
Qui il furioso cantato (in Inglese), di Cosimo Cinieri (voce e chitarra) ci porta a credere che i Mooth rappresentino una rara eccezione.
Viscera, Red Carpet On The Hillside, MDMA e Fletcher McGee sono solo alcuni dei momenti di maggiore spessore dell’Ep.
Ci sono musicisti che hanno buona tecnica e altri che hanno molto talento.
Gabriele Calvi (drummer dei Mooth) in questo Ep ci dimostra di avere una splendida preparazione, picchia forte, con convinzione e ragionata tecnica, forse è presto per dire che è anche talentuoso, (staremo a vedere, pardon, staremo a sentire, in futuro), di sicuro oggi lo affianco a Luca Martelli, altro grande picchiatore di pelli.
Ultima nota, non di poco conto, è che Slow Sun è scaricabile gratis dalla piattaforma Bandcamp.

La pulce nell’orecchio: se ti piace il genere ascolta un lavoro qualsiasi degli OVO o vai a riscoprire Cerca Dentro Te degli INSIDIA.

0 Comments

Join the Conversation →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.