Moiré – Hush

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Il sottofondo ideale per una romantica cena a lume di candela in uno scenario futuristico non troppo lontano dalla nostra epoca.
Luci soffuse e un panorama quasi apocalittico fuori dalla finestra.
Un contrasto perfetto tra la quiete ed una probabile tempesta pronta a scatenarsi da un momento all’altro.

Ambient? Industrial? Noir jazz? O magari shoegaze?
Difficile attribuire un unico nome a ciò che fanno i Moiré. Questo duo francese infatti ha raggiunto una nuova dimensione dell’elettronica, facendola incontrare con sonorità per lo più acustiche. Il tutto con la massima tranquillità sotto la quale però si nasconde una certa irrequietezza: una sorta di rabbia che ribolle nascosta dalle atmosfere ovattate del disco e che trapela qui e lì.
Cinque sole tracce, cinque capitoli che bastano per farci appassionare al romanzo di fantascienza narrato dai due parigini. Un romanzo rigorosamente strumentale, senza l’ausilio del canto superfluo in questo caso. L’EP parte con la seducente e misteriosa title track, brano quasi orchestrale in cui gli spaziali sintetizzatori intraprendono un dialogo travolgente con una vellutata tromba bop.
Questa tromba sexy pervade un po’ anche i brani seguenti, cullandoci ad esempio durante la rilassante e cibernetica Papier, decorata con un rumorismo leggero e mai troppo esagerato o fastidioso. A seguire abbiamo Scent, pezzo che riprende gli ultimi 65daysofstatic con l’aggiunta di qualche elemento più caotico alla Cabaret Voltaire, e il cupo “hip-hop” di Selim in cui echeggia tetramente tra i droni l’unica voce di tutto l’album. Chiude le danze l’ipnotica drum machine di Thirty Days, traccia più movimentata che si dissolve lentamente in un morbido “smooth jazz” verso la fine dell’esecuzione.

Hush è un lavoro introspettivo, sognante ed incantato, dal sapore cosmico con un velo di polvere retrò. Toni pacati un po’ malinconici, a tratti inquieti. Un’interessante miscela di generi che può avvicinare all’elettronica anche gli scettici del settore. Un buon esperimento quello dei Moiré, che ora prosegue con l’attività solista di Axel Rigaud sotto il nome di Le Tarsier.

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