FIDLAR – Too


Fuck It Dog, Life’s A Risk: questo è il motto della band di Los Angeles FIDLAR, che non a caso ha scelto l’acronimo di questo detto per firmare i propri lavori.
Fin dall’esordio omonimo del 2013, il quartetto ha enfatizzato la sua naturale tendenza all’universo pop-punk e skater, sfornando pezzi dai riff accattivanti che difficilmente si schiodano dalla materia grigia.
Quest’anno, per la precisione nel mese di settembre, i FIDLAR hanno fatto uscire sotto etichetta Mom+Pop il seguito della prima opera, intitolandolo “Too“.

Dire che siano cresciuti artisticamente sarebbe un’esagerazione, poiché rispetto al debutto non ci si smuove veramente dalle basi costruite in precedenza, ma è innegabile che il gruppo capitanato da Zac Carper si sappia divertire e soprattutto abbia ben chiaro cosa gli piace fare nella vita.
Se due anni fa il focus era sulla birra di dubbia qualità (‘Cheap Beer‘ è il brano a cui si fa riferimento) e sugli amici stronzi, “Too” pone l’accento sull’assoluta negazione della crescita biologica e mentale- “I figured out when I got sober/That life just sucks when you get older” canta il frontman in ‘Sober‘, un po’ come fecero i Blink 182 alla fine degli anni Novanta.
Nonostante ciò, all’interno del lavoro vengano affrontate anche questioni scottanti quali l’abuso di droghe e l’overdose.
Il numero di canzoni radiofonicamente ammissibili è salito e include sicuramente Leave Me Alone‘ e la spensierata ‘West Coast‘, colonna sonora perfetta per una giornata di ozio; nel frattempo, le influenze musicali variano: ‘Punks‘ è venata di blues, ‘Bad Habits‘ di rock corale, ‘Why Generation‘ ammicca ai The Who e, infine, l’intimista, pacata ‘Overdose‘ (la prima ballad, se così vogliamo chiamarla, marchiata FIDLAR) risente della lezione di Lou Reed e Tom Waits.

Si percepisce che Zac è tornato sulla retta via, grazie all’aiuto dei suoi compagni di palco e non solo, dopo anni di eroina e alcool assunti in ingenti quantità.
Il sangue ripulito ha fatto riapparire il caldo sole californiano sul futuro del quartetto, spianando la strada all’orecchiabilità e a un pubblico numericamente crescente, nel quale si scorgono davanti alle transenne gli aficionados giunti fin dal primo strimpellio di chitarra, quando i FIDLAR non si sapeva ancora bene chi o cosa fossero.
La luce risplende sui losangelini FIDLAR, ma ciò non significa che i meandri oscuri delle loro vicissitudini siano stati spazzati via: come con i difetti propri e di chi ci sta vicino, si convive con essi, cercando di imparare e migliorarsi vicendevolmente.

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