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Daniele Sepe – A note spiegate

Raccontare delle storie senza utilizzare le parole non è cosa per niente semplice.

A meno che non si abbiano le armi giuste, come quelle possedute dal jazz di Daniele Sepe, che non si limita a superare tale prova ma la scavalca, ostinandosi nella volontà di comporre i più acrobatici suoni, le più rifinite immagini e la più grande ed inaspettata magia.

In “A note spiegate“, Daniele Sepe vuole raccogliere ed illustrare al pubblico un esperimento condotto tra Napoli e Caserta con l’obiettivo di far riconoscere ad ascoltatori di varie tipologie tonalità, accordi, stili e strutture della musica jazz solo attraverso l’intuizione emotiva.

Ciò per dimostrare che quel tanto osannato stile non è una materia per pochi eletti, ma anzi, nascendo proprio dalle emozioni umane e dalla naturalezza della musica si riveli come accessibile a chiunque, nel suo splendore e nella sua grandezza.

Tutto ciò è vero soprattutto perché il jazz nacque a New Orleans, in un ambiente segnato dalla povertà e dalla criminalità e precisamente in un quartiere, Storyville, dove in modo esclusivo rispetto ad altrove, cittadini bianchi e cittadini neri avevano civili contatti riuscendo in qualche modo a contaminarsi e a portare alla realizzazione serate come quelle nel Cotton Club di Al Capone, presso cui si esibirono personaggi del calibro di Cab Calloway o Duke Ellington.
Fu perciò da questo riunirsi di disordine e di vita vissuta ai margini che emerse la creatività e il talento di musicisti eccezionali come quelli a cui si ispira questo disco: Louis Armstrong, King Oliver, Thelonius Monk, Charlie Mingus, John Coltrane, Sonny Rollins, Bill Evans, Wayne Shorter, Herbie Hancock.
Ma non solo, in quanto Sepe ha desiderato suonare e studiare, durante i dieci incontri da cui nasce l’esigenza di raccogliere l’esperimento in un album, anche Keith Jarrett, Chick Corea, Miles Davis, Gato Barbieri, Joe Zawinul, Miles Davis, Herneto Pascoal, Frank Zappa e persino Led Zeppelin e Bob Marley.

Ognuno dei tredici brani scelti per comporre la tracklist di “A note spiegateha un significato importante, portando con sé una storia e guidando facilmente l’ascoltatore ad identificarlo con le particolarità e con l’unicità del proprio autore.

In questo senso, ‘Fables of Faubus‘ traspone su ritmi quasi diabolici la storia di un episodio di razzismo che vide il governatore dell’Arkansas, il Faubus di queste ”favole”, cercare di impedire con l’uso delle forze armate l’ingresso ad una scuola ad alcuni ragazzi afroamericani, destando in un musicista come Charles Mingus tanto sgomento da voler scrivere un pezzo a riguardo.
E ascoltandolo si intende facilmente come il compositore abbia voluto portare al grottesco una realtà ottenebrata e ridicola.

Antonico‘ è un brano di Gato Barbieri, il cui sax in ‘Sapore di Sale’ lo rese noto ai più. Barbieri è un artista emigrato dall’Argentina per viaggiare costantemente tra Europa e Nordamerica, affermandosi come uno di quei musicisti riconoscibili grazie ad una sola, estasiante, nota.
Lo spirito del jazz, resuscitato da autori come Zawinul in seguito alla crisi determinata dall’irruzione del rock’n’roll, diviene ancora più vigoroso in ‘Mercy, mercy, mercy and palladium‘.

In ‘Mademoiselle Mabry‘ c’è un Miles Davis inebriato dalla folgorante scoperta di Jimi Hendrix, che lo ispira ad addentrarsi nel blues più scuro, scatenando la creatività giusta per realizzare un vero e proprio capolavoro riversatosi in un altrettanto entusiasmante album, “Filles du Kilimanjaro” del 1969.

L’irriverente musicalità di Frank Zappa si incastra tra i brani di “A note spiegate” con due brani, ‘Sofa’ e ‘King Kong’, regalando una squisita rivisitazione di un pezzo jazz e di un waltz tra l’allucinato e il brioso.

Si cita il grande pianista Bill Evans attraverso ‘Loose Bloose’ e si esalta la bellezza delle contaminazioni in ‘So much trouble in the world – E la luna bussò’ nel quale si mescola un brano di Bob Marley con uno dei grandi successi di Loredana Bertè, accomunati da testi inneggianti alle lotte di classe e da una volontà di ribellione fuori dai canoni.

In chiusura di questa esperienza multisensoriale firmata Daniele Sepe, ci attende ‘Round Midnight di Monk, cui si accompagna un testo di Paolo Romano ”Shaone”, che utilizza il dialetto napoletano su queste meravigliose armonie degne di una notte da sogno di mezza estate.

Questa compilation straordinaria è stata realizzata da un grande team di musicisti, riuniti per accompagnare il sax tenore e soprano di Sepe.
In particolare vi hanno collaborato Paolo Romano alla voce, Alessandro Tedesco al trombone, Pietro Festa alla sega musicale, Franco Giacoia alla chitarra elettrica, Tommy De Paola al pianoforte e alle tastiere, Davide Costagliola al basso elettrico, Robertinho Bastos alle percussioni e alle congas, Paolo Fortini alla batteria.

A note spiegate” è un invito a perdersi nel lussureggiante e caotico mondo della musica jazz, rilassandosi sulle note di quelle armonie che vengono da dentro, che si generano dalle emozioni e che ne generano altre di conseguenza, quasi decifrando le strane architetture della nostra fantasia e suscitando nell’ascoltatore brividi di piacere e un sano rilassamento.

 

 

2 commenti su “Daniele Sepe – A note spiegate

  1. Ottima recensione 😉
    Per quanto concerne la prima Track, ‘Fables of Faubus‘ la sega musicale è stata la scelta che meglio sostiene il clima inverosimile che Sepe voleva ottenere. Grande onore aver suonato con il maestro.

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