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Chvrches - Every Open Eye

Chvrches – Every Open Eye


Dopo “The Bones Of What You Believe”, prima splendida prova superata a pieni voti, i Chvrches sono tornati in scena pubblicando, il 25 settembre, il loro secondo lavoro studio, ”Every Open Eye”.
Nonostante sia sempre difficile riproporsi al meglio dopo un eccellente inizio, il trio scozzese è ben riuscito a soddisfare i suoi ascoltatori, riconfermando la loro matrice synth pop.

Ciò che si presenta alle nostre orecchie è un percorso, della durata di circa 42 minuti, immerso in un’elettronica costruita con synth e drum machine e il tutto accompagnato dall’attraente cantato della frontwoman.
La cantante Lauren Mayberry ci mostra dall’inizio alla fine come la sua voce sia un valore aggiunto per la band, permettendole così di distinguersi da molti altri colleghi del genere. I punti chiave per capire la sua bravura sono in modo particolare ‘Leave a Trace’ e la seguente ‘Keep You in my Side‘, che risultano un vero piacere per le orecchie.
Il disco dei Chvrches si apre subito in grande stile con la coinvolgente ‘Never Ending Circles’ che, essendo di sicuro uno dei pezzi più attraenti e coinvolgenti che possiamo trovare in questo lavoro, fa crescere molto le aspettative verso le altre tracce. E di fatto queste aspettative vengono confermate, soprattutto in pezzi come ‘Playing Dead‘ e ‘Bury It’.
Ma il bello di queste tracce non è solo il cantato, ma anche le ottime basi che, non essendo solo di accompagnamento, cercano loro stesse di avvolgerci e spingerci in un ballo che va a tempo con i dolci ritmi che si avvicendano durante l’ascolto.
L’atmosfera con i Chvrches non diventa mai frenetica, anche passando per l’accattivante andatura di ‘Clearest Blue’, e per questo riusciamo a farci scivolare piacevolmente addosso tutte le canzoni.
L’unica vera nota dolente la incontriamo a metà lavoro: ‘High Enough to Carry You Over’, un pezzo poco ispirato e che poco c’entra con tutto il resto, spezza l’atmosfera complessiva e non è riuscito a stupire nonostante fosse l’unica comparsa al microfono di Martin Doherty.
Alla fine di tutto possiamo tranquillamente affermare che anche se la formula stilistica proposta dai Chvrches è la stessa dell’esordio, le nostre paure iniziali riguardo un ritorno non all’altezza sono sfumate e la band è promossa nuovamente con ottimi voti.

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