Canova – Avete ragione tutti


“Avete ragione tutti” è il disco d’esordio con cui i Canova si vogliono presentare sulla scena musicale indipendente, satura ma che al tempo stesso si arricchisce continuamente di nomi nuovi, che emergono e vanno a fondo con un ricambio impressionante.
Un titolo accondiscendente per un album dalla durata furba, nove pezzi in trenta minuti per un ascolto sulla carta tutt’altro che impegnativo, una copertina trendy perfettamente in linea con le tendenze del momento.
Già senza aver ancora sentito nulla ci siamo fatti un’idea, vediamo se i contenuti saranno in linea con quanto promettono le apparenze.

I filoni principali su cui i Canova si muovono sono due: i pezzi allegramente amari, con un ritmo vagamente più sostenuto e testi frizzantini come un lambruschino, e i lenti drammaticamente tristi, privi di tempo e ricchi di parole malinconiche e nostalgia da giovani invecchiati precocemente.
Non sempre la complessità della struttura musicale è indice di un buon prodotto e viceversa, ma in questo caso ci troviamo di fronte a un vero e proprio no contest premeditato, nel quale i pochi strumenti usati, chitarra tastiera e forse un piatto di batteria, potrebbero essere tranquillamente
restituiti al negozio come fossero nuovi, riavendo indietro fino all’ultimo centesimo tutti i soldi spesi.

Come da tradizione contemporanea, la parte più accattivante dei gruppi di questo filone dovrebbe essere rappresentata dai testi.
Ma anche in questo caso i Canova non riescono a fare centro, il disagio della gioventù degli anni Dieci arriva a metà, e gli ammiccamenti simpatici non sono troppo efficaci.
La musicalità delle parole non è troppo spinta e le metafore sul mondo contemporaneo, quelle che tra cinque anni nessuno sarà più in grado di cogliere, sono sobrie e dosate.
Onore al merito dei Canova, che mettono la lingua italiana e il senso compiuto delle frasi davanti a tutto, ma si perde così l’effetto ipnotico tanto i voga tra le band loro concorrenti.

Pezzo migliore e più gradevole all’ascolto, ‘Expo‘, ben dosato nel ritmo e nel piglio simpatico. Pezzo non-ci-siamo, ‘La felicità‘, un condensato poco utile di malumore e di deprimenti sostantivi rigorosamente fuori tempo.
Non si ascolta musica leggera per farsi intristire: con un po’ di brio in più “Avete ragione tutti” sarebbe un dischetto carino per il genere, così invece il risultato è piuttosto fiacco.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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