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Alberto N. A. Turra - Filmworks

Alberto N. A. Turra – Filmworks

Compositore e arrangiatore, Alberto N. A. Turra presenta il suo nuovo lavoro, “Filmworks”, uscito lo scorso gennaio.
In questo album sono contenute sedici tracce strumentali (ad eccezione di una, cantata da Sarah Demagistri), una raccolta di lavori realizzati per il cinema, il teatro e la danza contemporanea.
Nonostante la sua attività di chitarrista in diversi progetti live (per citare i più noti, Corleone, Pierpaolo Capovilla e Diego Mancino), in questo “Filmworks” Turra racchiude un lavoro differente e variegato, frutto di un percorso che in dieci anni di carriera lo ha portato ad avvicinarsi e lavorare sempre più nel settore cinematografico – solo nel 2016, per dire, sono usciti i docu-film “Giovanni Segantini: ritorno alla natura” (interpretato da Filippo Timi)  e “The Origins Of Music” di Daniel Arvizu e Sam Madrigal, entrambi con le musiche curate dall’autore milanese.

“Filmworks” si apre con un’eco blues, ‘Otto Haiku sulla morte (the first)‘, che in poco più di un minuto esplode, picchia duro per tornare immediatamente, lentamente, a spegnersi, esattamente così com’è iniziata.
È un ottimo inizio, e se ahimé si resta con l’amaro in bocca per la brevità del pezzo, fortunatamente basta proseguire nell’ascolto per incontrare un altro ‘Otto Haiku sulla morte‘: altro brano blues, che nonostante il richiamo al brano d’apertura presenta un carattere diverso – meno esplosivo, più stiloso.
Sempre di estrazione blues rock anche ‘Irish Missisipi‘, un pezzo pacato nel quale viene posto in risalto il talento di Turra alla chitarra.
Seconda Lamentazione‘, l’eterea ‘Cellule‘ e la tragica ‘Dirottato Variazioni‘ sono colonne sonore in piena regola, meravigliose nelle loro peculiarità e differenze strutturali.
Bolero‘ è un’interpretazione personale dell’originale di Ravel, ma a colpire e lasciare il segno è sicuramente ‘Prima Lamentazione‘, penultimo brano del disco.
Si tratta di una suite sperimentale che si dipana in undici minuti abbondanti di fusione tra più elementi, andando a creare un pattern sonoro mutevole e straordinariamente ricco.

Il consiglio?
Non perdete questo lavoro, è davvero interessante.
E data la sua varietà stilistica, sono sicura potrà piacere e colpire anche chi non è abituato all’ascolto di colonne sonore.

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