Àwaré – Un minuto di ascolto
«Mentre si spendono ‘minuti di silenzio’ più o meno contriti per le stragi in Europa e in America,
ci chiediamo se non sia meglio provare ad affrontare ‘un minuto di ascolto’ a partire dalle nostre case,
dalle nostre scuole, dai nostri immigrati, dal nostro senso etico arrugginito»
Usano queste parole gli Àwaré per presentare ‘Un minuto di ascolto‘, primo singolo della formazione new-grunge bergamasca che anticipa l’uscita di un disco di debutto attualmente in lavorazione e di un mini-tour che si svolgerà ad ottobre.
Il video che accompagna il brano – realizzato da GoodLights, ovvero dal chitarrista Giovanni Bonalumi – racconta una storia dai colori freddi e acidi che, come spiega la band, «è il ritratto di una distanza virtuale, fatta di disattenzione, di non empatia, di urla e silenzi, fino alla rassegnazione. Non vuole essere una critica alla società moderna, ma un suo essudato. Il sangue non fluisce per criticare la ferita, ne è la naturale conseguenza».
‘Un minuto di ascolto‘ è un brano impattante, la riflessione che si vorrebbe fare ma che non ci si aspetta con tinte così rock, necessarie tuttavia a scuotere le coscienze.
Guarda in esclusiva il video di ‘Un minuto di ascolto’
Ascoltando il brano si percepisce sicuramente molta energia, ma emerge anche tanta rabbia: da dove deriva tutto ciò?
La rabbia è sia intima che sociale, condivisa da tutti: come un meme su FB solo con un peso specifico diverso.
E siamo grati di avere una rabbia energica, perché una rabbia priva di energia cos’è se non indolenza, e meschinità da bar/stadio?
La rabbia è negativa se la usi male, ovviamente, ma per noi (noi generazione) deve essere un motore.
E non sto dicendo che dobbiamo fare la rivoluzione con in mano i bastoni e le cannette o su qualche sito finto-democratico farlocco: la nostra rabbia è un invito a costruire, a coltivare il giusto ed il bello, nell’intimo e nel sociale.
‘Un minuto di ascolto‘, un brano molto riflessivo e anche di denuncia sociale se vogliamo: una bella riflessione in merito a problematiche molto forti. Come è nato il brano?
La canzone non vuole criticare: dico sempre che il sangue non critica la ferita, esce e tanto basta.
Perché esce il sangue/canzone dalla ferita/realtà?
Il motivo è molto prosastico e concreto, molto politico. Finché non sapremo metterci in ascolto delle minoranze, dei migranti, dei deboli, dei malati, dei meno abbienti, non avremo il diritto a pieno titolo di sentirci con la coscienza serena dopo il “minuto di silenzio” allo stadio in seguito alle stragi (e per strage intendo anche chi non ha soldi per curarsi, per studiare, per vivere e morire dignitosamente, per scappare da una guerra guardacaso causata dal nostro benessere egoista) che ci sconvolgono in questi mesi.
È il nostro sfogo “senza ascolto non c’è umanità”.
Domanda di rito: progetti futuri?
Stiamo scrivendo il nostro primo disco, sempre con un’attenzione speciale e la volontà ferrea di ascoltare prima di parlare.
Ascolteremo e parleremo di diritti bioetici, dei nostri casini personali, della bellezza, della dolcezza e della tempesta.
Non sempre le cose saranno distinguibili tra loro. Il sound sarà energico, lavoreremo sodo!
Più nell’immediato partiremo per il tour che andrà a toccare le seguenti date:
06/10 /// Pavia, Il ROmpi Bar [+ InEtere Project]
07/10 /// Pontinvrea (SV), BEER ROOM
11/10 /// Bergamo, Edoné Bergamo [+ Il Vuoto Elettrico]
12/10 /// Brescia, L’orso Furioso [+ Davide Olivari]
14/10 /// Trieste, Fallout Music Club [+ Dasia]
17/11 /// Bergamo, Spazio Polaresco
01/12 /// Monza, Arci Scuotivento Monza
Biografia della band
«Suoniamo per trovarci tutti umani, tutti legati dalla sofferenza, dalla speranza, dalla fatica. E non solo dall’estate e dai meme di Facebook. Suonare è come respirare, necessario, ma non sempre possibile, non per sempre: una sola certezza, sarà l’ultima cosa che smetterai di fare. Stiamo scrivendo il nostro primo disco, sarà una bomba».
‘Àwaré‘ deriva dal giapponese, è un’espressione di meraviglia rivolta alla finitezza e alla caducità delle cose.
La bellezza degli attimi prima che si diluiscano nel “sempre”.
L’intensità di alcune parole e di alcuni suoni che si sollevano, per pochi istanti, prima di tornare sul fondale.
Gli Àwaré sono Viky Rubini (voce e chitarra), Giovanni Bonalumi (chitarra), Francesco Mancin (basso), Andrea Testa (batteria).