Wu Ming Contingent live a Torino: “la terapia del fulmine”

Che scossa. Il doppio concerto di Wu Ming Contingent a Fondazione Merz (Torino) inaugura il luglio caldo del Flowers Festival. “La terapia del fulmine” è un reading-concerto scritto apposta per l’evento.

Queste due serate (7 e 8 luglio) sono l’anteprima di uno spettacolo che girerà l’Italia. Ma prima c’è Torino e il suo ex manicomio, che per un secolo e mezzo ha avuto sede negli edifici di un monastero nella vicina Collegno.

Questa storia parla di elettroshock. È una storia strettamente legata a un posto in cui ogni estate andiamo a vedere concerti. Ed è ambientata in un tempo vicinissimo al nostro.

Ho un certo coinvolgimento poiché sono protagonisti due miei “luoghi del cuore”. Ma il coinvolgimento di alcuni fra il pubblico è molto più stretto: c’è chi durante l’infanzia ha subìto terapie elettroshock nei luoghi e nelle modalità che questo spettacolo racconta.

Fondazione Merz

Ci troviamo alla Fondazione Merz. Qui vado spesso e volentieri a vedere mostre. Si trova vicino a casa mia, e di questo vado piuttosto orgoglioso, visto che abito in un quartiere pochissimo carismatico…

Stavolta c’è una novità: un concerto. Wu Ming Contingent racconta di “terapie elettroconvulsivanti”, in particolare di quelle messe in atto in maniera brutale fra le mura del Manicomio di Collegno.

Manicomio di Collegno

C’era il manicomio, poco tempo fa, poco lontano da qui.

La serata inizia con un’introduzione di Fabrizio Gargarone (organizzatore di Flowers Festival) che ci riporta ai tempi dell’ospedale psichiatrico di Collegno, che è stato una vera e propria città nella città. Era racchiuso da mura, con tanto di ferrovia interna per collegare i padiglioni dove risiedevano i pazienti e le fabbriche dove venivano impiegati come operai. Il “sindaco” di questa città nella città era in pratica il primario. L’elettroshock era la misura punitiva privilegiata, somministrata anche a tanti bambini (spesso orfani) troppo irrequieti.

Dopo l’approvazione della legge Basaglia, che ha deciso la chiusura degli ospedali psichiatrici, questo parco è diventato come lo conosciamo noi ora. È tornato luogo della città, di famiglie, giovani e semplici passanti. Ed è nato un luogo storico per la musica dal vivo, che si chiama Padiglione 14. Qui c’è un murales di Mario Merz: ecco il collegamento tra due luoghi apparentemente distanti.

Anche quest’anno il Flowers Festival prenderà vita nel cortile esterno al Padiglione 14, quello dei pazienti “furiosi”.

Alcuni nomi della “terapia del fulmine”, in breve

Ugo Cerletti: l’inventore dell’elettroshock. Allo psichiatra venne l’idea davanti a un mattatoio, dove i maiali venivano neutralizzati e poi essere sgozzati. Veniva usata una pinza con due elettrodi alle estremità, da applicare al cervello dell’animale. Zot! Gli venne in mente di replicare l’uso anche per gli umani, per curare la schizofrenia. Era il 1938. La sua prima cavia fu un quarantenne fermato in treno mentre viaggiava senza biglietto…

Giorgio Coda: il primario-elettricista. Dal 1956 è stato il “sindaco del manicomio di Collegno”. Ricorreva all’elettroshock in maniera indiscriminata, spesso come misura punitiva, anche con bambini. Le sue torture sono state provate in un processo, nel 1974, in cui una serie di ex pazienti sono riusciti a far emergere la sua colpevolezza.

Franco Basaglia: quello della “legge Basaglia”. La legge non è stata firmata direttamente da lui, ma è lo psichiatra che più si è battuto contro la crudeltà dell’istituzione manicomiale. L’elettroshock, diceva,

«È come dare una botta ad una radio rotta: una volta su dieci riprende a funzionare. Nove volte su dieci si ottengono danni peggiori. Ma anche in quella singola volta in cui la radio si aggiusta non sappiamo il perché.»

Altri nomi e Wu Ming Contingent

Alda Merini, Ernest Hemingway, Antonin Artaud, Lou Reed, Janet Frame: brevi citazioni sono tratte anche da questi scrittori e artisti, che loro malgrado hanno avuto a che fare con la “terapia del fulmine”.

Il reading di Wu Ming Contingent raccoglie testimonianze, unisce tutti questi fili, racconta la pratica dell’elettroshock dal punto di vista di vari personaggi. Gli “elettricisti”, i pazienti, una moglie di un uomo internato per sospetta cospirazione contro il fascismo…

Di colpo il Manicomio di Collegno, che da queste parti pensiamo di conoscere così bene, assume tutta un’altra aura. Passare dal “qui una volta era tutto manicomio” all’immaginare concretamente due elettrodi in testa, gli arti bloccati dalle cinghie, e una scarica elettrica che ci attraversa il cervello… mentre l’“elettricista” fa una battutina ironica sulle nostre deficienze mentali. “La terapia del fulmine” di Wu Ming Contingent ci avvicina moltissimo al fulmine.

Come sa chi segue questo gruppo (album “Bioscop” e “Schegge di Shrapnel”, non eseguiti in questo spettacolo) o ha letto i romanzi del collettivo Wu Ming, la voce narrante di Wu Ming Contingent è di Wu Ming 2. I musicisti sono Egle Sommacal (chitarra), Yu Guerra (basso e synth), Cesare Ferioli (batteria). Niente foto, ovviamente, perché “Wu Ming non ha volto”: altra storia di cui meriterebbe parlare, magari la prossima volta…

La legge Basaglia, il prossimo anno, compirà 40 anni. L’Italia, ad oggi, è l’unico Paese ad aver abolito gli ospedali psichiatrici. Al manicomio di Collegno non ci sono più elettroshock, internamenti, torture. Qui le persone sono ora libere di manifestare belle forme di pazzia: la musica, per esempio.

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