TERRE D’ARIA, il racconto della seconda edizione

TERRE D’ARIA è una rassegna di arte sonora che si è sviluppata in due appuntamenti diversi – il 22 maggio ed il 17 giugno – presso Cave dell’Isola a Sesto Fiorentino (FI).
Tale rassegna è stata ideata ed organizzata da Nàresh Ruotolo (proprietario della label toscana DioDrone) in collaborazione con lo staff del parco “Le Cave Di Isola” e nel 2016 arriva alla sua seconda edizione.

Sembra strano ritrovarsi a parlare spesso di questa label indipendente, ma la realtà dei fatti è che la fatica e l’impegno pagano.
E quando si focalizzano energia e sacrifici per la realizzazione di cose interessanti è giusto darne visibilità.

È questo il caso di TERRE D’ARIA, ospitata in una location dall’atmosfera suggestiva e che regala una meravigliosa vista panoramica sulla città.
Per la sua particolare connotazione naturalistica, le Cave di Isola si sposa a meraviglia con le sonorità ambient, elettronica, drone e indie (quello vero), proposte proprio all’interno della rassegna stessa.

Inizialmente erano proposte tre serate che avrebbero dovuto aver luogo nel corso del mese di maggio.
Per motivi metereologici e tecnici, fuori dal controllo dell’organizzazione, i primi due appuntamenti sono stati accorpati in un’unica data e l’ultimo è stato spostato a metà giugno.

22 maggio 2016, prima serata

A partire dal tardo pomeriggio, quattro progetti musicali SYMBIOSIS  (solo project di Valerio Orlandini), Marlon Brando, DOLPO e Matteo Bennici si sono alternati su due palchi situati in posizione strategica rispetto al panorama che li ha circondati.

Attendendo il tramonto con uno sguardo verso la vallata, nella parte sud del parco la gente ha iniziato ad arrivare e a posizionarsi sul manto erboso di fronte al gazebo che ospiterà i primi due gruppi.

L’arduo compito di aprire quello che ormai si è trasformato in un piccolo festival va a Valerio Orlandini con il suo progetto SYMBIOSIS, un mix di atmosfere eteree e surreali dal richiamo mistico.
Sul tappeto musicale dark ambient ricreato da un synth, un campionatore che manda in loop dei suoni precedentemente registrati ed un microfono a contatto con campana tibetana, Orlandini decanta versi disincantati e catartici.

[…] Ogni impronta è un marchio a fuoco che traccia i suoi contorni su una pelle che gli altri vedono liscia […]

[…] Le rispondenze perfette non sono rivolte ai nostri destini, una barca che naufraga improvvisa in mezzo ai flutti.

Temiamo gli echi più delle parole stesse: essi hanno l’indifferenza che le parole non possono avere […]

Mentre il sole brucia la pelle, il pubblico seduto sul prato a gambe incrociate viene rapito dall’atmosfera del suo ultimo lavoro, “Mikrokosmos”, che ci trasporta in un’elegante atmosfera crepuscolare.

Il sole inizia lentamente a calare, la vallata inizia a tingersi di arancio ma ben prima di arrivare al tramonto, sul palco arrivano i Marlon Brando con il loro sound desertico e catalizzante, che molto bene si sposa con l’ambiente circostante.

Il duo pistoiese chitarra (Lorenzo Cappelli) e batteria (Tommaso Cantini) propone il set tratto dal loro primo omonimo lavoro (leggi la recensione).
Dietro il susseguirsi di note, di un set che ci presenta il gruppo sotto una chiave più soft, la vallata alle spalle del palco sembra ferma in una stasi surreale.
Come nel disco il live set dei Marlon Brando è un’alternarsi di lunghi momenti oscuri e di aperture laceranti.
Verso la fine il duo ci regala un pezzo inedito che non tradisce le aspettative e lo stile dimostrato fin ora, anche se il pezzo è più  granitico rispetto alle stesure precedenti, forse più “brutale” e diretto  con un finale tiratissimo e graffiante.

Dopo una pausa che permette il cambio location, la serata si sposta ai piedi delle cave.
Il cielo inizia a tingersi di blu cobalto, la luce si affievolisce, le candele si accendono, il fumo si spande, sul palco nelle loro vesti nere arrivano i DOLPO, ultima rivelazione dell’underground emiliano e già ospiti di Dio Drone nel corso del Festival V – Ansi Lumen, che si è svolto sul finire del 2015 al Cinema Teatro Castello (leggi il live report).
Spetta alla loro musica da monastero ispirata alla tradizione tibetana dai richiami post rock e drone, il compito di accompagnare il calare delle tenebre.
L’atmosfera si trasforma e cullati dal loro suono granitico e fiabesco siamo trasportati in mondi lontani.
I sei curvi sui loro strumenti con le facce coperte dagli spessi capucci neri regalano ai presenti un set travolgente.
I DOLPO sembrano un tutt’uno con la natura che li circonda, druidi del suono che nei loro circa 40 minuti di set tratto da “Yak Path Sessions” trascinano il pubblico in un oscuro rito pagano.

Ormai è calata la notte e nel cielo si vedono un pò di stelle, lo schermo si anima, proponendo le immagini delle stupende foto di Alessandro Baldoni, le note del violoncello di Matteo Bennici riempiono l’aria.
Sound designer, violoncellista, bassista musicista eclettico ed elegante, fiorentino di nascita e milanese di adozione, è stato già protagonista l’anno scorso della rassegna, con il suo progetto di sonorizzazione “Shestaya”.
Stasera Bennici presenta al pubblico il suo primo Ep ufficiale, “Sider”, di cui abbiamo avuto l’onore di ospitare l’anteprima (leggi l’articolo).
Il suo solo project è un mix di di sound elettronico e sfumature ambient sul quale scorrono lievi le note del suo inseparabile violoncello, il tutto crea un’atmosfera sospesa tra luce e ombra, che si sposa alla perfezione con le immagini che scorrono sullo schermo.
Il set propone inoltre alcuni pezzi storici del violoncellista fiorentino e qualche anteprima del suo prossimo lavoro in uscita verso la fine dell’anno.
Quando le ultime note sfiorano l’aria, il pubblico chiede a gran voce un bis che Bennici concede ben volentieri.

17 giugno 2016, seconda serata

La rassegna cambia atmosfera, arriviamo alle Cave dell’Isola che il cielo si è già tinto di blu cobalto.
Stasera ad intrattenere il pubblico arrivato in collina sarà il releaise party  di “Cosmi”, il primo album ufficiale del solo project Bad Girl di Leonardo Granchi, (leggi l’articolo) e la performance di NAOTODATE – monicker dietro al quale si nasconde Nicola Savelli, musicista a 360 gradi (Gargamella, La Cuenta, Wh†p Me) che oltre all’utilizzo delle percussioni possiede una spigolosa inclinazione noise addicted.
Tenendo le dita incrociate per un meteo che non è stato clemente con questo evento, ci avviciniamo verso il palco allestito ancora una volta sotto i piedi delle cave che faranno da tela bianca per le proiezioni che accompagneranno le due performance.
Ad aprire le danza è NAOTODATE, che ci regala un set elettronico creato appositamente per l’evento.
Completamente suonato, niente basi su cui appoggiare i suoni, tutto quello che esce dalla casse è creato al momento grazie all’ ausilio di una batteria russa vintage con effetti in cascata, synth e looper.
La performance è ricca e tesa con molti spunti interessanti.
Per chi è abituato a vedere/sentire questo musicista dietro alla batteria o alle percussioni, sicuramente è una gran bella sorpresa: il suono è dritto, basso, cadenzato da colpi funesti e inaspettati sulla batteria.
Assistiamo dunque alla prima di un live che è un mini concept sul vodoo sevi-lua (uno dei tanti nomi che si danno al voodoo), sul processo di possessione della vittima (enter, inner, command).
Il tempo durante questo set sembra volare e mentre i suoni si assottigliano nell’aria e arriva per NAOTODATE il momento di salutarci e regalarci alcune pergamene che contengono il link al quale è possibile scaricare gratuitamente il suo disco – appunto, “SEVI- LUA”.

Dopo qualche minuto di attesa, fasciato nella tuta bianca di ordinanza, sul palco arriva Bad Girl.
Provare a capire qualcosa della sua strumentazione (che sembra composta da sintetizzatori, sequencer, effetti e oscillatori) per me è molto complicato, soprattutto considerando il fatto che parecchie delle macchine che utilizzerà live sono sue invenzioni e creazioni.
In generale possiamo dire che vale la regola del primo set a cui abbiamo assistito: è musica elettronica, ma si suona live.
Bad Girl propone l’esecuzione di “Cosmi”, il suo primo lavoro solista rispetto al più conosciuto progetto Downward Design Research.
“Cosmi” rivela tutta la maestria di Leonardo Granchi di scoprire, plasmare e assemblare suoni.
Tutti i brani, per sua stessa ammissione, nascono quasi per caso, unendo tra loro suoni diversi provenienti dalle fonti più disparate.
La cosa sorprendente scoperta già durante l’ascolto del disco e confermata stasera durante la performance live, è che questa casualità non si avverte.
Con il suoni emessi dai suoi “marchingegniBad Girl riesce a restituire al pubblico un’atmosfera delicata ed evocativa, una sorta di filo di seta che lentamente ci abbraccia.
Uno ad uno vengono riproposti tutti i brani del disco e quando arriva il momento di ‘OIL‘ il pubblico scoppia in un applauso spontaneo e genuino dedicato alla “cattiva ragazza”.

In chiusura di set, ricordando i tempi che furono, Bad Girl con un filo di emozione annuncia che eseguirà per la prima volta dal vivo un’inedito che doveva essere presente nel progetto D.D.R. (Downward Design Research), rivelando le assonanze e le dissonanze che “Cosmi” ha con i progetti precedenti.

La serata è finita, il cielo ormai è tinto di nero, le Cave dell’Isola ci salutano e ci danno appuntamento a futuri eventi.
Speriamo, anche ad una nuova edizione di TERRE D’ARIA.

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katia (edorian) egiziano

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Mi definiscono una persona sopra le righe, forse è davvero così, non mi sento imbrigliata in alcun genere, quando si parla di musica sono "onnivora". Ogni singolo momento della mia vita è legato ad un brano, quando mi sveglio la mattina a volte il mio cervello canta

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