Swans live a Bologna: una sciamanica culla di decibel

Il contesto è un teatro, uno dei più belli dell’Emilia Romagna: il Teatro Auditorium Manzoni.
In cartellone grandi riproposizioni di musica classica, compagnie teatrali da tutto il mondo, eccellenti serate comiche, tantissimo jazz nonché artisti del calibro di Elvis Costello, Adrien Belew, gli SWANS, Giovanni Lindo Ferretti.
Frena, gli SWANS?
Tra Bach, Cenerentola ed epici cambi di pensiero troviamo anche Gira e i suoi deliri?
Meraviglioso.

Il 5 novembre gli SWANS arrivano dunque in un teatro alla cui sola visione non viene nemmeno da sfiorarlo da quanto è raffinato, delicato ed armonioso, con colori soffici ambrati e candidi.
È in un luogo simile che arriva la band “violenza” per eccellenza, in tour per la presentazione live del quattordicesimo album – “The Glowing Man”, uscito a giugno con feedback positivi quasi unanimi.

Entro in sala, sono seduto nella seconda platea con una visione centralissima.
Poca attesa, sono passate da poco le 20, ed è tutto buio.
In apertura Anna von Hausswolff, che non conosco ma ho spesso sentito nominare.
Si rivela una sorpresa incredibile con una solennità, una disperazione ed una cupezza che mai avevo sentito prima.
Appena trentenne, anche se osservandola sembra ancor più giovane, Anna von Hasswolff è una nuova Nico in tutto e per tutto: fa sognare, sa spaventare. 
I suoi bassi e la roboticità di alcuni passaggi fanno provare emozioni tali da paralizzare l’ascoltatore: un’apertura incredibile che a parere personale rivedrei ben volentieri altre volte.
Alla fine del suo set, emozionatissima, Anna ha salutato il pubblico mostrando grande gratitudine verso i presenti.

Dopo una breve pausa le luci tornano in discendenza ed eccoli, 
massicci e fantastici: gli SWANS.
Un crescendo epico con ‘The Knot‘, una lieve e imponente distesa di delicatissimi feedback integrata con schizzi folli, talvolta troppo esagerati nella visione del pianista Paul Walfisch, presente nel gruppo solo da qualche mese: Michael Gira, di spalle e ondeggiante avanti indietro, dà il tempo e la dinamica.
Per tutto il live si comporterà come un direttore d’orchestra che al posto della bacchetta usa il proprio corpo e la propria anima per dirigere i suoni e i ritmi.
A volte è tecnico, tante (tantissime) volte sciamano.
L’inizio mistico è spaccato dalla violenza chitarristica e i decibel aumentano esponenzialmente.
Il pubblico applaude scioccato ed entusiasta contro un iniziale nervosismo di Gira, irato col fonico per problemi acustici interni al palco – è ancora lui a sistemare la cassa spia con dello scotch isolante da ferramenta di periferia, pur di far quadrare le cose.
Carico nonostante l’evidente scocciatura, Gira si rimette sul pezzo ma all’improvviso ecco l’inaspettato: invita tutti ad alzarsi dalle proprie sedie per seguire i suoni della band.
Il teatro è in delirio, tantissimi seguono lo sciamano come fedeli seguaci mentre altri continuano a stare nel mondo SWANS scegliendo la comodità della poltrona.

Il live si fa più intimo e vivo, per un attimo Gira mi guarda e sorride e io rido.
Non so bene come, ma dopo pochi secondi mi ritrovo anch’io nell’estasi generale della serata.
Con la serratissima ‘Screen shot‘ l’emozione sale mentre Gira prosegue come un guru, un burattinaio di emozioni, un incalanatore incredibile di energia.
Agita ogni parte del corpo come il migliore dei teatranti e la sua voce è un tappeto sonoro martoriante.
Prima ‘The Cloud of Forgetting‘ poi ‘The Cloud of Unknowing‘: due nuvole tanto tenebrose quanto offuscanti sulle menti del pubblico ormai perso in una visibile trance.
Qualcuno toglie dalle proprie orecchie i tappi gentilmente offerti all’ingresso del teatro, altri vanno avanti indomiti.
Il teatro stesso sembra quasi più non esistere, ognuno ha il suo posto in questo iperuranio tribale di rumori, di psichedelia, di irrealtà.
I pezzi finali, ‘The Man Who Refused To Be Unhappy‘ e ‘The Glowing Man‘, danno la botta definitiva, quella che farà ricordare a lungo questo live.
La band straborda, il pubblico di più, le orecchie sono solo materia e l’unico pensiero rimane «ancora, ancora, ancora di più».

Totale sbandamento e soddisfazione di tutti, si rientra alla realtà: la band saluta dando la mano alle primissime file per poi prendersi per mano ed inchinarsi davanti ai fans.
L’intensità degli SWANS è qualcosa che prima o poi tutti dovrebbero vedere live almeno una volta nella vita: foga, spiritualità, violenza ed eleganza.
Meraviglia in musica e follia, straordinari schiaffi sonori compongono con gli SWANS un rito musicale indispensabile.

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