Lukas Graham live a Roma: altro che i The Kolors

I Lukas Graham tornano in Italia in occasione del tour promozionale del secondo disco.
Dopo esser stata impegnata negli Stati Uniti, la pop band danese passa per la capitale, complice un concerto sul White Stage del Postepay Rock In Roma.

Il live si è svolto durante la settimana (martedì 21 giugno) ed ha richiamato l’attenzione di un pubblico eterogeneo: teenagers sotto palco e genitori in attesa nelle auto al parcheggio.
La serata ha visto due opening, Joan Thiele e Giò Sada – accompagnato per l’occasione dai BSS (Barismoothsquad).

Joan Thiele
è una giovane perla del cantautorato italiano.
È la classica ragazza acqua e sapone, che quando prende in mano la chitarra riesce a mostrare carattere e determinazione.
Piace (molto) e risulta credibile in ciò che fa perché a differenza di altri suoi colleghi sa cantare e suonare.
Non sarà l’umiltà a costruire la fama di un musicista, ma se vogliamo aggiungere anche questa caratteristica per descrivere Joan Thiele, rendiamo sicuramente più completo il quadro della situazione.
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Decisamente più irruento e movimentato il live di Giò Sada, il vincitore dell’edizione 2015 di X-Factor.
Con la band dei BSS ha saputo riscaldare a dovere il pubblico, facendo cantare e ballare i presenti in attesa del main show.

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Alle 22.30, dopo mezz’ora di cambio palco, finalmente entrano uno dopo l’altro i membri della band: Lukas Graham (voce), Mark Falgren (batteria), Magnus Larsson (basso) e Kasper Daugaard (tastiera).
Ad accompagnarli live altri tre musicisti alla sezione fiati, che durante il concerto si riveleranno veri e propri virtuosi in grado di stupire per la loro bravura e l’apporto all’esecuzione dei brani.

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Prima di poter assistere al concerto, tuttavia, c’è stato qualche problema tecnico.
Ormai sul palco, Lukas Graham si avvicina al microfono ma tutto pare spento.
Stupiti, i membri della band si guardano tra loro e sorridono imbarazzati, intimiditi dall’intoppo e volenterosi tuttavia di capire cosa c’è che non funziona.
Dopo una serie di risatine isteriche Lukas si avvicina a bordo palco: tutt’intorno cala il silenzio e con una gestualità rassicurante ed il sorriso sulle labbra alza la voce e si scusa.
«Signore e signori, al momento non funziona nulla. Ci scusiamo ma siamo sicuri di risolvere in fretta».
Rotto così il ghiaccio, prende in mano una macchina fotografica e inizia a scattare foto al pubblico.
Chiacchiera, ride ancora con evidente imbarazzo come se il disagio dipendesse da lui.
Soprattutto, non lascia il palco, quasi fosse compito suo fare compagnia ai fans in questa attesa.

Passato il momento di confusione, tutto si aggiusta e dopo una decina di minuti il live può finalmente iniziare.

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Lukas canta spesso ad occhi chiusi, con la testa alzata e rivolta verso l’alto come se lo stesse facendo per il padre, morto a 61 anni e al quale è dedicato il singolo di successo ‘7 Years‘.
I ragazzi di Christiania però sono molto di più e lo devono forse proprio alle loro radici.
Christiania è infatti una comunità autogestita, fondata da degli hippie negli anni Settanta in uno dei distretti di Copenaghen.
Un luogo abitato da circa 850 residenti che si gestiscono autonomamente.
Legati alla cultura che ha dato vita a tutto ciò, hanno saputo vivere e trasmettersi l’un l’altro valori importanti che si ritrovano all’ascolto dei brani scritti da Lukas.
È lui a prendere fiato tra un brano e l’altro raccontando al pubblico come è stato scritto un pezzo, da dove ne deriva l’ispirazione.
Lo fa con il piacere tipico di chi racconta qualcosa di bello al proprio interlocutore.
Ad ascoltare i testi dei Lukas Graham si percepisce una grande profondità di pensiero, alleggerita da questo mix sonoro di generi (tra i quali spicca il pop) che caratterizzano la band.
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«I Lukas Graham sono arrivati in Italia al momento giusto», penso.
Perché è di qualche giorno fa l’increscioso evento che ha visto protagnista Stash Fiordispino e i The Kolors.
Il confronto è facile: entrambe le band, in contesti differenti, hanno subito un disagio tecnico.
I The Kolors, suonando in playback, hanno visto la base partire prima del tempo: per reazione, per protesta, hanno sputato alla videocamera che li stava riprendendo live.
I Lukas Graham, suonando live, sono rimasti a piedi con l’impianto: per reazione, per rispetto, non hanno lasciato il palco e hanno intrattenuto i propri fans.

Questione di mentalità?
No, solo di educazione.
Sebbene io prediliga il rock e non ci sia verso di far piacere ai miei nipoti artisti quali Led Zeppelin e affini, sarei lieta di accompagnarli ad un live dei Lukas Graham.
Anche il pop insegna qualcosa, basta saper scegliere quali band prendere ad esempio.


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