‘Venti di Passione’: vent’anni di Marea Festival a Fucecchio (FI)

C’ era una volta, nella profonda provincia fiorentina al confine con i territori pisani, un piccolo festival che nasceva da un progetto delle politiche giovanili con lo scopo di creare aggregazione sociale e promozione culturale.
Sovrastato da più noti e ben gestiti eventi del Pistoiese e della Lucchesia, la manifestazione che prende il nome di Marea Festival è giunta nel 2015 (tra alti e bassi) alla sua XX edizione, ed è dal 23 al 26 giugno che si sono riversati nella caratteristica cornice della Buca del Palio di Fucecchio i suoi ‘Venti di Passioni’ (questo il tema scelto per il ventennale).

La macchina Marea è un motore che viaggia tutto l’ anno grazie ad una serie di eventi promossi dalle Associazioni locali, ed il festival altro non rappresenta che il main event nel quale far confluire l’eterogeneità territoriale.
L’Oca B.B. , che poi sarei io, ha presenziato questa volta in un duplice ruolo: quello di fotografa pennuta e quello di organizzatrice della manifestazione.
E quindi eccomi qua, nel tentativo di raccontarvi quella che è stata una parte del Marea Festival vista dall’ interno.
Spiegare l’organizzazione di una manifestazione di questo tipo non è cosa da poco: è una storia di riunioni, responsabilità, voci che si alzano e si intrecciano, decisioni da prendere, impegni da rispettare e portare avanti nonostante il lavoro e la vita personale (che spesso se ne va dove non è necessario specificare).
E’ anche una storia di bilanci, giunte comunali, delibere e finanziamenti.
E’ una storia piena di colpi di scena: quando meno te lo aspetti, può ipoteticamente capitare di essere privati di un terzo del budget su cui si era fatto affidamento, perché in fondo si sa che c’è la crisi, il nostro non è un paese per giovani, il debito da risanare è alto, non ci sono più le mezze stagioni e piove, governo ladro.
E’ semplicemente la storia di un secondo lavoro non retribuito che qualcuno decide di accollarsi, e siccome i problemi sono tanti e sono altri, ad un passo dalla resa abbiamo deciso, insieme a Fonderia CultArt di rimboccarci le maniche, con l’ intento di dare un palco a chi secondo noi lo meritava.

Da qui la grande ouverture con la finale dell’Indie Time, contest per band emergenti promosso dal comitato Marea.
E’ Francesco Biadene, (già “miglior artista emergente di Pistoia e provincia” secondo MEI e PoPistoia), con la delicatezza del suo onirico cantautorato, ad aggiudicarsi sia la prima posizione che il Premio Matteo Maestri – ovvero una menzione speciale al miglior testo.
Al secondo posto troviamo le accattivanti Baby’s in Black e a seguire l’ irriverente e psichedelica esibizione dei pistoiesi S.U.S., ospiti e giudici speciali della serata.

Mercoledì 24 giugno ad aprire le danze sono gli Scat Plaza, con il loro Hip Hop condito da sonorità elettro-funk.

Subito dopo i Piqued Jacks, una storia d’ amore e amicizia riversata in note.
I PJ non sono nuovi al pubblico di Marea: vincitori dell’ edizione 2012 del Premio Indie Time, dopo essersi fatti strada negli Stati Uniti, aver suonato durante il SXSW nel 2013 e 2014 dividendo il palco con artisti internazionali come Atoms for Peace e Bob Schneider, sono tornati sul main stage del Marea Festival per regalarci un’ esibizione esplosiva in grado di andare oltre la musica stessa.
A seguire Fabrizio Frigo & The Freezers, una banda di sciroccati capaci di trascinarti in un viaggio musicale destabilizzante fatto di luci pop e suoni psichedelici, un mix che ti lascia inebetito con un’unica missione da compiere: comprare il loro disco e non smettere di ascoltarlo per una settimana.

Giovedì 25 i primi a salire sul palco sono i Tenks and Tears, seguiti dallo scatenato Diego Deadman Potron, che ruggendo il suo repertorio di spiritual tradizionali e canti afroamericani rurali in chiave trash blues, riesce ad incantare anche i più improbabili avventori.
E’ infine il turno dei fiorentini The Vickers, che animano la serata in un turbinio a suon di pop/rock psichedelico.

Venerdì 26 il bresciano Paletti e il suo raffinato cantautorato elettronico introducono un gran ritorno, sia per il Marea Festival che per la scena musicale indipendente: dopo quattro anni d’assenza, con il suo nuovo singolo ‘Cosa ne pensi Sergio?‘ riappare Bugo, autore e paroliere eccentrico in grado di travolgere e fomentare la folla, lasciandola comunque con una sorta d’ amaro in bocca a chiedersi se passerà prima o poi questo momento.

Sono la conturbante Nada e l’irriverente Bobo Rondelli i protagonisti della serata di Sabato 27, i due artisti della “bella Livorno”, fonte d’ ispirazione per entrambi che regalano oltre due ore di musica ripercorrendo sia gli ultimi lavori discografici che i grandi classici delle loro carriere artistiche.

Domenica 28 inizia con il live set del cantautore Nicola Barghi, in tour promozionale con il suo ultimo disco ‘Elettroshock‘.
La serata prosegue con la Phonarchia Night che vede il beatpot dei Q-Yes, il rock & roll dei Venus in Furs & e il rock-blues degli Etruschi From Lakota intercambiarsi sul palco regalando a tutto il pubblico di Marea Festival una stratosferica serata conclusiva di questa ventesima edizione.

Spenti i riflettori e caricate anche le photo gallery, non mi rimane altro da fare che riprendermi da questa perturbazione temporale con la speranza che i nostri ‘Venti di Passioni’ abbiano soffiato forte per chi c’era – e abbiano incuriosito anche solo in minima parte gli assenti.

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Betty Bryce

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Betty Bryce nasce nei pressi di Firenze, nel settembre del 1985. Trascorre buona parte dei suoi pomeriggi infantili ascoltando Debussy & Beethoven ai piedi di un pianoforte a muro che non ha mai imparato a suonare e scatta la sua prima foto con una Koroll II, macchina che usava suo nonno negli anni '60. Inaugura l' adolescenza precipitando nel tunnel della musica dal vivo e da allora non riesce più a smettere. Oggi si commuove in camera oscura e ha una relazione complicata con la tecnologia, rimane comunque la versione più alta della ragazzina di un tempo. All' attivo ingaggi come fotografa di eventi, ritratti e pubblicità, sommati a tutta una serie di cose che ancora non son chiare nemmeno a lei.

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