Il festival dell’etichetta più indipendente che ci sia: La Tempesta al Rivolta live a Marghera (VE)
Un’ora e mezza di treno, una fame bestiale ed un pessimo senso dell’orientamento: il 6 dicembre arrivo alla stazione di Venezia Mestre ed imbocco l’uscita Marghera, lo scopo è quello di raggiungere il Rivolta che ospiterà il tanto atteso festival della Tempesta Dischi.
Fondata da Enrico Molteni (bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti), questa etichetta discografica propone band dal piglio molto personale, con un sound riconoscibile ed un certo interesse nei confronti di tematiche esistenziali.
Lo scopo è quello di creare un collettivo di artisti liberi di esprimersi senza restrizioni o formalismi di genere.
Ma torniamo a noi: accendo il navigatore, cammino in lungo e largo, ma del Rivolta nessuna traccia.
Due ragazzi chiedono indicazioni alla sottoscritta, ma la risposta, ovviamente, è che “siamo sulla stessa barca”: da quel momento in poi, Erika e Marco saranno quindi i miei piacevoli compagni di avventura.
Dopo un po’ di giri a vuoto, arriviamo finalmente con il fiatone e i vestiti completamente zuppi all’interno di questo complesso di capannoni: 4 zone (Hangar, Nite Park, Rivoltella e Open Space) dedicate a svariati generi, e all’incirca 3000 ragazzi in giro per tutto il centro sociale.
Il Pan del Diavolo ha appena suonato l’ultimo brano, e pervasa da amarezza mi dico che sarebbe stato bello poter prevedere tutto evitando un tale ritardo, ma al contempo sono contenta: mi sono risparmiata l’esibizione di Pierpaolo Capovilla.
La verità, è che a distanza di mesi ancora non riesco a concepite il suo disco solista.
Come può un artista così completo e valido passare dai One dimensional Man ed il Teatro degli Orrori ad un lavoro solista come Obtorto Collo?
E’ un discorso diverso, è vero, e più che altro forse una questione di gusti – amen.
Prendo una birra per consolarmi e mi sposto al Nite Park, dove si esibiscono i Management del dolore post-operatorio alle prese con il loro Ciao Mao Tour. La loro presenza qui al Rivolta simboleggia una futura e tanto sperata alleanza con la Tempesta Dischi. La band infatti ha già annunciato l’uscita del terzo disco ufficiale (tenendo poco in considerazione il primissimo Mestruazioni) proprio sotto la Tempesta.
La loro esibizione è stata un buon antipasto in attesa di quella che, a mio avviso, era per i miei gusti la portata principale, ovvero i Fine Before You Came, unici veri “intrusi” di questo festival.
Prima di arrivare a loro, però, un altro step con i Mellow Mood.
Sarà che seguo poco il genere, eppure con questi ragazzi di Pordenone c’è tanto da prendere in considerazione.
Sicuramente, hanno la gran capacità di riuscire a coinvolgere anche il pubblico più titubante: un’orgia di mani alzate in aria, e poco dopo sono tutti a ballare con i fratelli Jacopo “Jacob” Garzia – voce – e Lorenzo “L.O.” Garzia – chitarra, voce.
Scocca la mezzanotte, i Mellow Mood ci salutano.
Sto per tornare al Nite Park, entusiasta per i FBYC, ma ho tempo anche per gettare uno sguardo all’Open Space nel quale si stanno esibendo i Tre Allegri Ragazzi Morti in compagnia degli Abbey Town Jazz Orchestra: dieci minuti, brevi ma intensi.
Come fare a non tornare: emergono subito i punti di forza dei Fine Before You Came, band considerata fra le colonne portanti del post punk italiano.
Sound definibile, personale, grande capacità di tenere il palco ed un pizzico di volume in più per mandare tutti alla sede dell’Amplifon più vicina a casa.
Niente di tutto questo mi piace davvero, ma so che la mia fortuna è averlo
I milanesi vanno avanti, continuano con Dura e poi Discutibile.
Presentano una scaletta ricca di brani cadenzati che creano un’atmosfera cupa e tenebrosa.
Un muro di suono, una folata di vento freddo ed impetuoso: e poi mi chiedono perché li amo…
La partecipazione del pubblico è qui determinante, gli stage diving vanno avanti “a rotta di collo” nel vero senso della parola, e tutti sono sotto palco ad urlare.
Tra loro, anch’io, finalmente davanti ad un gruppo (tra quelli della serata) che ammiro da tempo e sento pienamente mio.
La voce se ne va definitivamente insieme ad Alcune certezze, comprendo che siamo agli sgoccioli della loro esibizione ed ecco che anche il chitarrista decide di buttarsi sulla folla: lo segue Jacopo, lo seguo io, con Sassi ed Angoli terminano le possibilità per demolire il Rivolta.
Nemmeno il tempo di applaudire e rilassarsi con una sigaretta che la voce di Andrea Appino, frontman dei The Zen Circus, riecheggia per tutto il centro sociale.
Arrivo a pié veloce nel cosiddetto main stage, l’Hangar, per ritrovarmi nel bel mezzo de Il Paese che sembra una scarpa.
I toscani continuano con l’Amorale, Andate tutti a fanculo e Vecchi senza speranza prima di arrivare alle note di Postumia e Viva, che vanno a chiudere un’esibizione impeccabile e senza esclusione di colpi.
L’evento della Tempesta al Rivolta non finisce qui: molti si spostano al Rivoltella dove si sono già esibiti i Dadamatto ed i Cosmetic, è il momento del dj set di Brunori – posso dire di preferirlo in queste vesti?
Capendo di non essere in un ambiente musicale a me compiacente, mi sposto ancora e torno al Nite Park per assistere al set di Paolo Baldini, bassista di Africa Unite e B.R. Stylers.
A fargli compagnia ritrovo i Mellow Mood ed altri artisti uniti insieme in una jam session a base di dub e patwa (la lingua parlata in Jamaica).
Alle 4 del mattino comincio a sentire la stanchezza: decido di mangiare un boccone veloce mentre mi incammino verso la stazione, che sembra meta di un esodo da parte di tantissimi altri ragazzi sognanti una poltrona in treno, al caldo.
Era naturale, andava messo in conto: al Tempesta non è possibile assistere interamente a tutte le esibizioni, ma è necessario fare una scelta.
La mia è andata sul sicuro (FBYC e Zen Circus) e mi ha pure portata a scoprire artisti che conoscevo solo di nome (Mellow Mood): meglio di così, che potevo sperare?