Una macchina inarrestabile: Fast Animals and Slow Kids live a Bologna
Apro l’articolo presentando una delle band più promettenti all’interno del nostro panorama indipendente.
Parlo dei Fast Animals and Slow Kids da Perugia: quattro ragazzi che nel 2008 decidono di chiudersi in sala prove con la voglia di fare bene.
Nel 2010 vincono l’Arezzo Wave, il primo disco si chiama Cavalli (2011) ed è prodotto da Appino degli Zen Circus: le aspettative sono molte, ma il risultato non è all’altezza.
Nonostante tutto, l’album arriva alle orecchie di molti cominciando a suscitare un certo interesse nei confronti di questa band.
Dobbiamo aspettare l’uscita di Hybris (2012) per poter notare serietà e maturità, che raggiungono definitivamente l’apice in Alaska uscito lo scorso novembre (la nostra recensione qui, ndr).
Cambiano le tematiche, cambia il sound.
La band comincia a lavorare bene anche sul web creando un vero e proprio vortice attorno a al proprio nome.
Insomma, le cose sembrano andare per il verso giusto anche se qualcuno considera i Fast Animals and Slow Kids una band “di mezzo”, che accontenta differenti tipologie di ascoltatori grazie ad un personale approccio con il pubblico, filosofia di vita e concezione di fare musica.
Accetto la sfida: sono realmente una band così, questi ragazzi?
So dove trovare la risposta: vado a sentirli live e cerco di capire se il gioco vale la candela.
Sabato 22 novembre arrivo in tempo al Locomotiv Club di Bologna per la band di apertura, i Progetto Panico , che avrei voluto seguire con più cura.
Se non fosse stato per la carrellata di brani di Lana del Rey accompagnata dal sudore acido di quello in piedi davanti a me, l’attesa avrebbe influenzato meno il mio umore.
Ecco che fortunatamente arriva Overture e subito dopo la devastante Il mare davanti.
Bastano due brani per capire che un live del genere non è per tutti: possibile che non si fermino neanche per un secondo?
I Fast Animals and Slow Kids sul palco sono delle macchine inarrestabili, non perdono neanche un colpo: i brani del secondo e del terzo disco si incastrano come le figure geometriche del Tetris.
Buon gusto nella scelta della scaletta e una buona esecuzione sono qui i punti di forza di un bel live.
Combattere per l’incertezza e Coperta, Troia e Odio Suonare: il livello è molto alto, siamo a metà concerto e la stanchezza comincia a farsi sentire.
I primi pseudo “cerchio della morte” venutosi a creare per volere dello splendido pubblico dei Locomotiv cominciano a scarseggiare, la voglia di urlare però non viene a mancare.
E’ anche questa una grande forza dei Fast Animals and Slow Kids: quella di musicare liriche dirette, semplici e facili da memorizzare per farle proprie. Aimone ringrazia l’accogliente folla del locale ricordando che «quando abbiamo suonato a Bologna è sempre stato un flop, questa volta no».
Il chitarrone dal suono bello pieno e compatto arriva: è il momento di Con chi pensi di parlare, uno dei brani più tosti di un disco, Alaska, all’altezza delle aspettative.
Aimone giustifica l’inserimento di Copernico, traccia numero 5 di Cavalli appellandosi ad un certo valore affettivo o semplicemente sente la necessità di mollare un po’ la presa: in ogni caso non mi è sembrata una scelta azzardata, la definirei in realtà azzeccata.
La seconda parte del concerto inizia con un singolo che ha inondato le bacheche dei social network (Come reagire al presente. ) ma viene preceduto da un bel brindisi: è sempre Aimone, star dello show, a sbucareda dietro le quinte con un cartone di Moretti.
Canzone per un ebete è l’ultimo sforzo prima del Gran Finale.
Le mie conclusioni?
I Fast Animals and Slow Kids mi hanno convinto, dimotrando che oltre a salir sul palco una band deve trasmettere qualcosa.
E loro, a discapito di tante altre band, ci sono riusciti.
Raggiunta una certa maturità e sicurezza, è il momento di spingersi oltre: ora che gli occhi sono tutti puntati su di loro, una volta finito il tour in giro per l’Italia, quale strada decideranno di imboccare?
Lo scopriremo solo vivendo.