Oca Nera Rock

Turn ON Music

Katatonia, melanconia nordica

Atmosfere nordiche al Live Music Club

Katatonia, Sólstafir e SOM insieme sul palco del locale lombardo

Un cartellone di indubbio fascino ed un venerdì sera meno freddo di quanto il calendario non faccia presupporre ci portano in quel di Trezzo Sull’Adda.
La meta – trattandosi di Trezzo – non può che essere il Live Music Club.
L’appuntamento è per le 19:30 con i SOM, band statunitense di cui molto onestamente prima di oggi conoscevo giusto il nome.
O meglio, il nome ed il loro album, “The Shape Of Everything”, che ho trovato doveroso ascoltare nel pomeriggio – quanto meno per non arrivare impreparato al concerto.
E  ben ho fatto, perché nel giro dei 34 minuti in cui si sviluppa il disco la curiosità è aumentata a dismisura e mi ha ben predisposto per il loro (breve) show di apertura.
Su una possente base dalle tinte metal virate al doom, si intarsiano sonorità shoegaze e la bella voce del frontman Will Benoit, proveniente dai Costants così come il drummer Duncan Rich.
Se adorate i God Is An Astronaut, credo apprezzerete parecchio anche i SOM, che a questo punto spero di rivedere ben presto in sede live.

SOM

Il cambio di palco prende giusto il tempo necessario per una birra (vabbè dai, chiamiamola così) che funge da perfetto coadiuvante per l’ingresso in scena dei Sólstafir, i miei islandesi preferiti.
Ed a proposito di Islanda, vien da chiedersi se nell’aria e nell’acqua locale ci sia una qualche sostanza miracolosa, perché ha dell’incredibile come come una nazione che conta meno di 400.000  abitanti riesca a partorire un così elevato numero di artisti di caratura internazionale.
Tra cui, appunto, i miei amati Sólstafir, band per la quale nutro un ammirazione smisurata, e sulle cui qualità in sede live nutro pochissimi dubbi, avendo avuto modo di vederla in azione già diverse volte.
Pur non essendo le star della serata, il gruppo prende subito possesso del Live di Trezzo e lo spupazza come non ci fosse un domani, inanellando circa un’ora e un quarto di concerto con una padronanza ed una veemenza degna di un headliner.
Gli occhi del pubblico son tutti per il frontman Aðalbjörn “Addi” Tryggvason (si avete ragione – non l’ho scritto per davvero, ho fatto un copia/incolla: sfido tutti voi a scriverlo giusto senza distruggere la tastiera) e per le treccine del bassista Svavar “Dóri/Svabbi” Austmann Traustason (altro copia/incolla).
Ma è la loro personalissima rilettura del post-rock che pervade il locale e si insinua nella testa dei presenti, per un trip islandico che nel volgere di otto brani ripercorre un po’ tutta la carriera discografica del gruppo da “Kold” in poi.
Per me, vincitori della serata a mani basse.

Sólstafir © Snorri Sturluson

Mentre si spegnevano gli ultimi echi del set solstafiriano, la sala si è progressivamente riempita, sfiorando il tutto esaurito e lasciando ai presenti pochissimo spazio per muoversi: il richiamo dei Katatonia è stato fortissimo, e la risposta di pubblico è quella delle grandi occasioni.
La band si presenta fresca di release (il nuovo album  “Sky Void Of Stars” è uscito da un paio di settimane), ma orfana di Anders Nystrom, che per motivi famigliari è stato costretto a rinunciare al tour.
Al posto suo, sul palco sale Nico Elgstrand degli Entombed A.D., che già in altre occasioni aveva fatto da supplente allo stesso Anders.
Il set è comprensibilmente dominato dal loro ultimo lavoro, e come su disco il concerto si apre con il trittico iniziale ‘Austerity‘/’Colossal Shade‘/’Opaline‘.
In tutta franchezza, i suoni non sono entusiasmanti, complice forse anche la mia posizione poco felice e la quasi impossibilità di transumare verso aree del locale sonicamente piò fortunate.
La batteria sovrasta un po’ troppo tutti gli altri strumenti voce inclusa, ma al pubblico sembra importare poco, incantato dalla presenza scenica di Jonas Renkse.
A me che i Katatonia piacciono ma non tanto da definirmi un fan accanito, questa cosa un po’ disturba e non mi consente di godere appieno di un concerto che, viceversa, vedo largamente apprezzato da chi mi circonda.
Tornando alla scaletta, data per scontata le prevalenza di estratti da “Sky Void Of Stars” (di cui vengono proposti 5 pezzi, praticamente metà disco), il resto del set si divide abbastanza equamente tra brani che arrivano dalla seconda fase della carriera della band – da “Viva Emptiness” in poi, per chiudersi con i due encore, ‘July‘ ed ‘Evidence‘.

Katatonia

In definitiva, il bilancio della serata non può che essere positivo: ho imparato a conoscere ed apprezzare una nuova band quale i SOM, i Sólstafir hanno cosolidato la loro posizione nelle mie preferene ed ho finalmente messo la spunta sui Katatonia, che per un motivo o per l’altro non avevo ancora avuto modo di apprezzare dal vivo.
Certo avrei preferito dei suoni migliori, ma non sempre si può avere tutto dalla vita.

Trezzo sull’Adda (MI), 03/02/2023

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