Italiani Brava Gente live a Roma: una serata difficile da dimenticare
Italiani Brava Gente è andato in scena sabato 17 ottobre al Teatro Quirinetta di Roma: a tutti gli effetti, una serata organizzata da Rockit difficile da dimenticare.
Dando il via ad una nuova stagione di eventi, Italiani brava gente è andata infatti anche oltre le aspettative, trasformandosi in una vera e propria festa con la città e per la città di Roma, in una comunione di intenti e con la riunione, in un rinnovato Quirinetta, di artisti tra loro diversi ma caratterizzati dallo stesso obiettivo: quello di fare arte in Italia, al di là di schemi e di inutili preconcetti.
Aprono le danze di Italiani Brava Gente i Viva Lion, un duo indie – folk di Roma formato da Daniele Cardinale e Marco Lo Forti, che con un live ”alla finestra” cominciano a riscaldare gli animi e l’aria di questo autunnale fine settimana capitolino.
L’attesa relativa all’apertura delle porte, che avviene alle 21,30, è quindi condita da questo ”british & roman indie folk” ed è poi susseguita dalla mostra della graphic designer Livia Massaccesi, che ci accoglie con un tripudio di colori e di citazioni attraverso i suoi poster per il progetto TINALS (This is not a love song).
Tra tutti, spiccano ovviamente i ritratti dei cinque artisti coinvolti in Italiani Brava Gente oltre ai tributi ad artisti come Manuel Agnelli degli Afterhours, Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP, ma anche Madonna, Iggy Pop, Michael Jackson, Freddy Mercury e tanti, tanti altri.
Finalmente si accendono le luci anche sul palco minore, adiacente le sale della mostra firmata Massaccesi.
Sono di nuovo i Viva Lion ad esibirsi, incantando il pubblico con brani tratti dal loro ”The Green Dot Ep” e qualche anticipazione da ”Mi casa es tu casa”, in uscita il 23 ottobre.
Poi, tra chiacchiere, drink e sorrisi l’attenzione si sposta verso un altro gruppo romano, questa volta formato da un uomo e una donna, The Shalalalas di Sara Cecchetto ed Alex ”Boss” Hare.
Il loro è un Lo-fi dream folk, ed è proprio in un’atmosfera sognante ed onirica che accompagnano il pubblico verso la seconda metà di questa entusiasmante serata, ma non prima di lasciare il palco al pugliese Oh Petroleum e al suo folk lo-fi un po’ blues.
Il secondo tempo è quello che sposta i presenti verso il palco principale, entro la nuova e rigenerata sala del Teatro, da poco ristrutturata.
Il concerto più atteso è quello di Andrea Appino, il leader dei The Zen Circus, che in quest’occasione fa tappa nella Capitale con il tour teso a presentare “Grande Raccordo Animale“, il suo secondo progetto solista.
Ma a precederlo sono i Dardust di Dario Faini, che alle 23 portano sul palcoscenico il loro progetto di musica strumentale “7”, crossover e dal mood “pop” stregando i presenti con ambientazioni capaci di snodarsi tra la techno e la musica classica.
Ore 23.55: scusandosi per il ”lieve” ritardo, Appino, accompagnato dall’onnipresente Maestro Pellegrini, stravolge e infiamma la serata con una scaletta capace di unire in sequenza brani da ”Il Testamento” e da ”Grande Raccordo Animale”.
Si parte quindi con la canzone che presta il nome al suo ultimo album, e tra battute e un confronto sempre divertente con il pubblico, si arriva a brani intimi come ‘Passaporto’, si danza sulle note de ‘La volpe e l’elefante’, ci si da una buonanotte in anticipo con la potente’Che il lupo cattivo vegli su di te’ per poi scatenarsi sotto il ritmo della ribelle ‘Linea Guida Generale’.
Con ‘L’isola di Utopia’ si guarda alla disillusione e ad una speranza nuova; mentre ‘1983’ viene dedicata al padre di Appino e ‘Fuoco’ risveglia il desiderio di muoversi.
‘Ulisse’ e ‘Nabuco Donosor’ ci ricordano quanto sia importante viaggiare e cercarsi continuamente una nuova meta, ed è poi con il ‘Tropico del Cancro’ che la sala si riempe del coro di tributo a Ufo e Karim, ovvero gli altri due Zen Circus, a cui è appunto dedicata questa traccia.
Appino è apparso (e si è dichiarato) grato a questa band e a tutte le persone che, scevri dal pregiudizio, non si sono fermati ad essa e sono infatti presenti anche per Italiani Brava Gente al Quirinetta, per esserci e per festeggiare tutti insieme.
A chiudere il concerto avrebbero dovuto esserci solamente altri tre brani, ma dopo ‘Rockstar’ (che a detta, ironica, dell’autore andava venduta a Vasco Rossi) e ‘La festa della liberazione’, il rocker di Pisa si scatena, accompagnato dal maestro Pellegrini, con una cover di Beck, ‘Loser‘, generando il delirio totale.
A terminare la sua performance c’è forse il brano che più di tutti ha ispirato nei suoi ”fans” un attaccamento viscerale con il suo primo disco solista: si tratta de ‘Il testamento’, pezzo dedicato a quell’emergenza di libertà di scelta che nelle nostre esistenze è indissolubilmente connessa alla dignità.
Un testo ed un sound che bruciano e che generano al contempo un piacere devastante in coloro che vi si riconoscono e che nella stessa leggono e sentono l’importanza di frasi come «nessuno giudica, se è un poco intelligente».
L’abbraccio tra Appino ed il suo pubblico è stato caldo e avvolgente, così come questa grande festa musicale svoltasi nel cuore di Roma.
E se la notte è giovane, non potevano poi mancare i Dj set di Diego De Gregorio e di Italian Stail, capaci di far da sottofondo gioioso ad una buonanotte che quasi avremmo voluto evitare: Italiani Brava Gente, davvero.