Fatboy Slim, il profeta del big beat

Milano, 13 febbraio 2020

Può un festival andare in trasferta?
Portando magari con sé degli ospiti di prestigio?
Partendo da Roma e arrivando a Milano con tutto un bagaglio di musica elettronica?

Fatboy Slim

È quello che DNF Booking Crew ha provato a fare ha provato a fare, cercando di esportare dalla Città Eterna verso la capitale del Nord Italia il Just Music Festival, mettendo in scena una serata chiamata, in modo semplice ed evocativo, JMF Off Milano, e facendo salire sul palco dell’Alcatraz uno dei nomi più importanti e popolari dell’elettronica internazionale dell’ultimo quarto di secolo, quel Fatboy Slim che in un’altra vita si faceva chiamare Norman Cook, il Dj più rock del suo periodo, l’autore di remix che tutti i gruppi rock contemporanei hanno voluto assoldare, uno che la consolle non la usa banalmente ma la suona sul serio.

Una lunga e variopinta serata, quella del JMF Off Milano, che oltre all’headliner acclamato e conclamato ha messo sul palco diversi altri nomi, da Velardi a Simone De Kunovich, da Ernest&Frank a Blinky, in grado di tenere alto il tiro della festa e scaldare la temperatura di un pubblico pronto ad esplodere per Fatboy Slim.
Tutto lo spirito british di questo eroe vagabondo del Regno Unito, che tra Brighton e Hull ha costruito la sua poliedrica carriera, emerge nell’attacco di ‘Wonderwall‘ con cui apre il set, prima di degenerare nel beat serrato delle opere proprie, a partire da ‘Eat, sleep, rave, repeat‘.

La prima parte dello show di Fatboy Slim ha un ritmo infernale, i pezzi vengono buttati fuori dalle casse a ripetizione, l’hype non scende nemmeno per un istante, in una specie di medley spinto e pompato.
Vengono presi i soli tagli pregiati dai brani, i passaggi che riescono a catalizzare in maniera infallibile, concatenati tra di loro.
Questo patchwork di canzoni proprie e di successi altrui è una pop art con cui Fatboy Slim colpisce e sorprende, prima di scendere su frequenze meno serrate e ritmi meno isterici, BPM più bassi e un DJ set sempre pregevole ma dall’impostazione più canonica.
Possiamo considerare questa gita fuoriporta del Just Music Festival come un esperimento ben riuscito, lo dimostra il tasso di divertimento raggiunto sulla pista dell’Alcatraz.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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