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Electric Callboy, una continua conferma
Reminiscenze di Tecno anni ’90, suoni metal di inizio millennio, tutine fluo, testi leggeri e ammiccanti
Gli Electric Callboy conquistano (di nuovo) Milano
Reminiscenze di Tecno anni ’90, suoni metal di inizio millennio, tutine fluo da video fitness alla Jane Fonda, testi leggeri e ammiccanti ed eccovi serviti gli Electric Callboy.
Il risultato della formula del loro successo è semplice: divertimento a volumi altissimi con cadenze dance da fare ballare tutto lo stage e coinvolgere un pubblico sempre più giovane ed eterogeneo che si presta a rivivere una decade ormai passata, chiassosa nell’abbigliamento e nei modi.
Non a caso, al concerto all’Alcatraz di Milano si sono intravisti gruppi di persone travestite da palestrati alla “Flashdance”, con tanto di parrucche e fasce antisudore.
In apertura alla serata, data unica in Italia, i Future Palace.
Si tratta di una formazione hardcore/metalcore tedesca capitanata dalla versatile ed appariscente cantante Maria Lessing (che triroveremo ospite degli headliner).
Il concerto è stata l’occasione per presentare quasi per intero l’ultimo album uscito a giugno del 2022, “Run”.
La formazione di tre membri si presenta però con solo cantante e batterista: assente il chitarrista, sostituito in modo ironico da una sagoma fatta da maglietta e cappellino.
Fa ridere, sì, ma indubbiamente penalizza un po’ la loro performance che deve attingere a basi già preconfezionate.
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Ospiti della serata gli Holding Absence.
Il quartetto post-hardcore gallese è molto apprezzato dal pubblico anche se la proposta musicale è abbastanza diversa rispetto a quella degli Electric Callboy.
La loro performance si sviluppa intercalando proposte incalzanti e fulminee con momenti di intensità emotiva più vicine alle ballate metal più moderne.
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Poi, finalmente, arrivano loro.
Siamo davanti ad un sold out che già si poteva prevedere dopo il concerto dello scorso giugno al Legend Club Milano: un successo annunciano.
La band ha fatto in tempo a passare una pandemia, cambiare nome (da Eskimo Callboy ad Electric Callboy) e diventare famosi in tutto il globo per partire proprio dall’Italia con il loro “Tekkno Tour”.
Per un’ora e mezza l’Alcatraz di Milano è un fiume di persone che non stanno ferme ma cantano e saltano ridendo spensierate, facendosi travolgere da quel “Tekkno Train” che, impazzito, trascina tutti nella sua corsa.
Sui grandi schermi led scorrono immagini fluo e i testi delle canzoni che illuminano a giorno l’Alcatraz, a intervalli con cannoni spara coriandoli.
Questa grande varietà nel pubblico degli Electric Callnoy è anche il loro vanto, come dichiarato dal cantante Kevin Ratajczak, che insieme al suo partner Nico Sallach, dimostra un affiatamento invidiabile: le due voci si mescolano e si completano senza aver punti deboli per tutta la durata del concerto.
Niente pause, solo intermezzi per cambi d’abito per indossare parrucche e vestiti che rimandano al rispettivo video della canzone.
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Seguire un concerto degli Electric Callboy significa anche porre attenzione a tantissimi riferimenti, citazioni di una cultura targata anni ’80/’90.
Gran parte del concerto segue la promozione dell’ultimo disco, “Tekkno Train”, il primo con Sallach alla voce, dove le hit ‘Pump It‘ e ‘Hypa Hypa‘ devastano completamente il pubblico che non riesce a non cantare e ballare.
Nota a margine favorevolissima: la velocità dei pezzi e l’intensità del coinvolgimento del pubblico ai ritmi forsennati degli Electric Callboy fa sì che praticamente per tutta la serata ci siano stati pochissimi telefonini accesi a riprendere lo show.
Erano tutti troppo occupati a godersi il concerto.
Circa una ventina di canzoni in scaletta, con le potenti ‘Supernova‘, ‘Arrow Of Love‘, ‘Fuckboy‘ e la nuova ‘Neon‘, eseguita per la prima volta live, fanno saltare per un’ora e mezza tutto lo stage dell’Alcatraz.
La strafottenza e la voglia di divertirsi senza aver pensieri è anche rappresentata da un loro bacio on stage alla fine della canzone ‘Hate/Love‘, spogliandolo di ogni malizia e tendenziosità, lasciando quello che invece rappresenta un gesto di volersi bene.
Conclude la serata ‘We Got The Moves‘, con tanto di cambio d’abito e di parrucchino: un set dove tutti si sono divertiti e ampissimi sorrisi soddisfatti rimassero stampati nel migliaio di presenze in questa data meneghina da ricordare.