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Turn ON Music

Ed Sheeran, come Davide contro Golia

Roma, 16 giugno 2019

Per le persone alte i concerti sono sempre momenti particolari.
Le persone alte le riconosci in mezzo alla folla, le avvicini facendo le solite battute: le persone alte, dovunque si posizionano, vedono sempre bene.
Sono quelle persone condannate a sentire i mugugni di chi gli capita dietro.
Al concerto di Ed Sheeran questa particolare situazione si è amplificata grazie al massiccio numero di teenager presenti tra il pubblico.
Ecco perché spesso uno alto come il sottoscritto non predilige il prato, proprio per evitare di attirare bestemmie ed insulti.

Ma in occasione della tappa romana dell’artista di Halifax proprio nel prato mi sono andato a situare.
Inutile dirlo, mi sono sentito un po’ straniero in mezzo ad un pubblico che, come mi aspettavo, si è rivelato di età molto bassa.
Pronti, via: mentre cerco di orientarmi per capire quale fosse il posto migliore da cui guardare il live mi si avvicina una ragazza, cellulare all’orecchio, attira la mia attenzione e mi dice «scusa, vedi per caso uno zaino color jeans da qualche parte, non trovo i miei amici».
Ecco un modo per riabilitare una persona alta ad un concerto: utilizzarlo a mo’ di vigile urbano per dirigere il traffico di chi si è perso tra la folla.
Per la cronaca, dello zaino color jeans nemmeno l’ombra – intanto in sottofondo Zara Larsson rompeva il ghiaccio col suo live, a cavallo tra pop e musica elettronica.
Una performance onesta e a tratti molto coinvolgente.

Zara Larsson
Zara Larsson

Comincio a guardarmi intorno e a capire che il pubblico non è poi così giovane come me lo aspettavo.
Certo, ci sono gruppi di ragazze in compagnia dei genitori ma anche molte coppie e gruppi di ragazzi e adulti venuti ad ascoltare uno dei maggiori artisti pop internazionali in circolazione.
Sul palco nel frattempo è salito James Bay che con il suo rock contaminato di blues procede con il suo set.

James Bay
James Bay

Nel pieno della sua esibizione si nota un parapiglia in tribuna stampa: cosa succede?
Incidenti?
Tafferugli?
Niente di tutto questo, è solo arrivato Ultimo e orde di fan sono andate in visibilio cercando di strappargli un selfie – lo stesso che in contemporanea appare su Instagram con lui ed Ed Sheeran.
Un peccato per l’esibizione di Bay che si è visto palesemente snobbato dal cantautore romano palesatosi nella tribuna di fronte al palco.
Lo spettacolo si conclude con il cavallo di battaglia ‘Hold back the River‘ che richiama l’immancabile selva di cellulari: un brano singalong che fa riconquistare immediatamente l’attenzione del pubblico da parte del songwriter britannico.

Sono da poco passate le 20, di lì a meno di tre quarti d’ora sarà la volta di Ed Sheeran e sul palco viene tutto smontato.
Non ci sono strumenti particolari, niente tastiere né batteria.
L’entrata in scena del cantautore britannico è annunciata dai monitor che lo inquadrano mentre percorre gli ultimi metri che lo separano dal palco: subito le urla del pubblico arrivano alle stelle mentre il cielo non è ancora buio e lo stadio è quasi pieno (a fine serata si conteranno più di 60mila persone).

Il concerto parte con ‘Castle on the Hill‘, chiaro omaggio di Ed alla sua vita ormai presente solo tra le strofe di una canzone: la vita dei piccoli sobborghi distanti dalle grandi città.
È lo stesso cantautore a dirlo, dopo aver eseguito anche ‘Eraser‘, che quando ha cominciato a suonare nei piccoli club la sua massima aspirazione era arrivare su qualche palco londinese e mai si sarebbe immaginato di allargate quei palchi fino a farli diventare uno stadio.
Perché è questo che farà Ed Sheeran, renderà l’Olimpico di Roma un grandissimo piccolo club.
Da solo contro tutti.
Un ragazzo, nemmeno così alto, contro più di sessantamila persone, armato soltanto di un paio di chitarre e di una loop station.
Lo dice tra una canzone e l’altra che sul palco sarà da solo, ma basterà ampiamente.

Non si gestisce facilmente una situazione del genere se non ci si è fatti le ossa in giro sui palchi piccolissimi fino a raggiungere quelli grandissimi.
Il senso del ritmo, la padronanza dei diversi generi e su tutto le belle canzoni fanno il resto.
Ed Sheeran si muove senza batter ciglio dalle ballate alle hit pop, passando per le canzoni da ballare.
Dietro il sottoscritto, intanto, si è creato una sorta di cono d’ombra in cui le persone hanno accuratamente evitato di appostarsi per poter vedere qualcosa del palco.
Ma anche la mia visuale spesso veniva oscurata dalla selva di cellulari adoranti nell’atto di riprendere le canzoni più famose come ‘I don’t care‘, ‘Galway Girl‘ e ‘Nancy Mulligan‘, brani, questi ultimi due, che richiamano anche alle sue origini come il pezzo d’apertura in scaletta.

Ed Sheeran
Ed Sheeran

Col passare dei minuti Ed Sheeran cresce e occupa tutto lo spazio a sua disposizione, gioca con il pubblico coinvolgendolo come si farebbe in un piccolo club e gioca anche con i maledetti cellulari: in più di un’occasione invita la folla ad illuminare lo stadio con le torce dei dispositivi mobili.
Il ritmo è serrato, scandito dai cambi chitarra (sempre modello Martin) e da qualche sorso dalla borraccia.
L’Italia è un posto dove si sente a casa, qualche anno fa infatti ha acquistato una tenuta in Umbria e proprio dal nostro paese partì il tour mondiale legato all’album “Divide”.
Tra una pausa e l’altra annuncia anche l’imminente uscita di un nuovo disco, “No.6 collaborations project”, già anticipato dai singoli con Justin Bieber e da ‘Cross me‘.
Il suo sogno più grande, però, resta quello di pubblicare prima o poi un album acustico ispirato a “Nebraska” di Springsteen.
Un modo per spiazzare chi si aspetta un altro album di hit, «sarà quello che venderà di meno ma sarà il più amato».
E forse, a ben guardare, per un artista come lui si tratterebbe di un vero e proprio ritorno a casa.

Dopo aver eseguito ‘Lego House‘ parte subito ‘Give me love‘, uno dei brani più attesi.
In mezzo a migliaia di torce dei cellulari prontamente accese conto almeno tre proposte di matrimonio: la prima alle mie spalle in Curva Nord; poi in una sorta di ola, giusto al centro del prato, un altro innamorato chiede la mano della sua fidanzata; il giro si conclude con un’altra proposta nei pressi della tribuna stampa.
Questo è il brano più gettonato per coronare i sogni d’amore ma lungo tutto il concerto partono applausi spontanei che fanno intuire altre dichiarazioni.

Prima di arrivare al trittico di brani che spezzerà definitivamente il cuore di tutti gli astanti Ed ironicamente afferma che «se non conoscete le parole di queste canzoni probabilmente siete al concerto sbagliato» – vengono introdotte così ‘Thinking out loud‘, ‘Photograph‘ e ‘Perfect‘.
È indubbiamente il momento più intenso della serata ed il concerto fluisce così, canzone dopo canzone.
La vera forza di Ed Sheeran è lì, nelle sue canzoni.
Grandi canzoni, grandi più grandi di lui, più delle sue piccole Martin.

Il tempo di cambiarsi maglietta, indossando quella della nazionale italiana, ed il live si chiude con le super hit ‘Sing‘, ‘Shape of You‘ e ‘You need me, I don’t need you‘. Canzoni capaci di far esplodere definitivamente lo stadio Olimpico dopo il pieno di emozioni delle ballate precedenti.
Il camaleontico cantautore britannico fa tutto da solo, cambiando pelle da cantante confidenziale a rapper e intrattenitore, tutto dentro un uomo solo.

Perché Ed Sheeran non è quel tipo di persona che ti colpisce se lo incontri per strada, non è nemmeno quello che se gli capiti dietro al concerto ti ostruisce la vista ma dietro alla sua chitarra, anche se da solo, su quel palco di Roma è sembrato davvero grandissimo.

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