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Afterhours al Rock In Roma

Lo spettacolo continua: Afterhours live a Roma

La tournée estiva di HPDB arriva finalmente a Roma, e lo fa nella location rock più importante della capitale.
Dopo Padova, Genova, Brescia ed altre date a scendere lungo lo stivale, il 28 luglio gli Afterhours si fermano all’Ippodromo delle Capannelle per il Postepay Rock In Roma.

Al mattino il clima sembrava incerto, ma col proseguire della giornata ogni timore di maltempo è stato scongiurato.
In una stagione estiva che ha visto letteralmente naufragare fin troppi concerti, l’ultimo dei miei desideri era vedere annullata anche la data del gruppo milanese capitanato da Manuel Agnelli.

L’apertura del concerto è affidata ai romani Luminal, che la sera precedente già avevano aperto il concerto dei Tre Allegri Ragazzi Morti in quel di Villa Ada.
Avendoli seguiti sin dagli esordi, è stato piacevole seguire percorso artistico di questo gruppo, che proprio per la celebrazione di Hai Paura del Buio? sono stati invitati a lavorare con gli Afterhours al brano Elymania (versione remastered).
Sui Luminal non c’è molto da dire, se non che hanno il sound sporco al punto giusto anche se i testi di Amatoriale Italia, a mio gusto, non sempre trasmettono le sensazioni di fascinazione che in realtà provavo ascoltando Canzoni di Tattica e Disciplina e Io Non Credo.
Punti di vista, ma è il caso di segnalare comunque con piacere Grande Madre Russia, che eseguita live riesce a catapultare gli ascoltatori in una dimensione parallela a tinte rosse.

Xabier Iriondo © Emanuela Vh. Bonetti 2014Poco prima delle 22, ecco che il palco vede arrivare gli Afterhours in scena in una manciata di secondi, gli stessi affidati all’intro di Hai Paura del Buio?, – domanda che Prette pone al pubblico con un tono a metà fra il lugubre ed il divertito.
Si parte con 1.9.9.6 e Male di Miele, ed è qui che la folla si infiamma e si unisce in un coro solo.
La transenna trema, le braccia sono rivolte al cielo e c’è chi ha la brillante idea (contagiosa) di saltare.
La chitarra che introduce Rapace fa rientrare la situazione nei ranghi, e il pubblico di Capannelle sembra cadere in catalessi, stregato dai suoni che si librano tutt’intorno.
Il concerto prosegue come da copione, seguendo la stessa scaletta dei brani nel disco.
«Sei la rivoluzione che mi convince a risorgere», canta Agnelli, e Capannelle torna punto e a capo ad agitarsi con Elymania, Pelle e Dea.

La sede del Postepay Rock In Roma è un punto di riferimento importante per gli artisti, e spesso negli anni è stata martoriata dalle critiche negative.
Anch’io trovo scomoda, quest’anno, la scelta di spostare il palco in un’area così distante dall’ingresso e per di più vuota, con pochi servizi dedicati al pubblico; in ogni caso, durante il concerto degli Afterhours l’acustica non ha giocato brutti scherzi come capitato, purtroppo, durante altri live.
La splendida voce di Agnelli ed i virtuosismi di Iriondo con la chitarra sono arrivati al pubblico come un’onda sonora travolgente e catalizzante.
Ospite sul palco durante Veleno anche Nic Cester, ex-frontman degli australiani Jet.
Ultimo giro di boa con Sui Giovani D’oggi Ci Scatarro Su e qualche altro pezzo storico, ed ecco che arriva la prima pausa di questo live emozionalmente frenetico.

Giusto il tempo di cambiarsi, e gli Afterhours tornano sul palco e regalano alcuni pezzi da Padania, il disco che nel 2012 li ha riconfermati nuovamente come idoli della scena rock italiana.
La scaletta vede in programma anche una cavalcata nel passato più importante del gruppo, con brani quali Quello che non c’è e Non è per sempre, cantate dal pubblico con la stessa carica emotiva di chi sente l’arrangiamento rock dei pezzi ed ha al contempo la voce spezzata da un dolore interno che non trova soluzione.

Ricordando che «la chiave della felicità è la disobbedienza in sé», il live prosegue regalando suoni prepotenti ed una magia che solo loro, dal vivo, sanno evocare.
E’ sulle note di Bye Bye Bombay che dopo oltre due ore di musica capiamo a malincuore che è ora di andare a casa.

Afterhours ©Emanuela Vh. Bonetti 2014Sugli Afterhours tanto s’è detto e tanto s’é scritto.
Dagli anni ’90 la band simbolo del rock indipendente in Italia è cresciuta, e attraverso cambiamenti di line up, sperimentazioni sonore e quant’altro, è arrivata esattamente dove è oggi.
Quello che a volte può sembrare un approccio forte da parte di Agnelli io lo vivo, in realtà, come la determinazione di un’entità rock che ha voglia di possedere (metaforicamente) l’anima del proprio pubblico per uno solo scopo: farlo stare bene.
Mi basta assistere ogni volta ad un concerto degli Afterhours per capirlo ed essere grata per ogni singolo particolare sonoro che mi trafigge, guarda caso, l’anima.

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