
Dalila Kayros, una voce che arriva dal ventre della Terra
La cantautrice sarda porta in tour il nuovo album “Khthonie”
La rituale performance di Dalila Kayros al TuMiTurbi di Varese
Varese, 11 Aprile 2025 | Ph. © Giulia Di Nunno
Il ferro va battuto quando è caldo, si usa dire. “Khthonie” è uscito da poco più di una settimana, ma Dalila Kayros e Danilo Casti sono già on the road per portare sui palchi italiani ed europei questo loro nuovo, splendido lavoro. Dopo una prima tappa giocata in casa al Fabrik di Cagliari, il tour tocca questa sera la città di Varese, nella piccola ma deliziosa sala sotterranea del TuMiTurbi. Una location intima, ideale per immergersi nell’affascinante mondo di Dalila Kayros. Luci soffuse, ed un palco che non necessità di chissà quali scenografie ospita la postazione di Danilo Casti, mentre accanto all’asta del microfono notiamo gli effetti che verranno usati da Dalila nel corso della sua performance.
Nei minuti antecedenti lo show abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Danilo, da cui apprendiamo che la scaletta di questa sera prevede l’esecuzione dell’intero album, il che non ci stupisce: trattandosi di un concept-album, ha perfettamente senso presentarlo nella sua globalità.
Quando le luci della sala finalmente si spengono, Danilo Casti prende posizione dietro alla console, sorta di direttore di un’orchestra elettronica, per architettare e costruire l’universo sonoro su cui prendono vita i brani di Dalila Kayros. La cantante sarda si presenta in scena indossando una veste sacrale, con il viso adornato da un make-up tribale che le conferisce l’aspetto di una divinità pagana, perfettamente in linea con le tematiche sviluppate nel concept di ‘Khthonie’. Dalila si muove sul palco come fosse la personificazione delle forze vulcaniche che agitano il mondo sotterraneo, il suo canto è insieme sciamanico e tribale, reso ancora più suggestivo dal linguaggio usato nelle sue canzoni, dove il sardo campidanese si mischia con l’italiano e con i fonemi tipici della sua vocalità.
La sua voce e la teatralità dei suoi movimenti si uniscono al caleidoscopio sonoro creato da Danilo Casti danno vita ad una performance intrisa di misticismo e pagana sacralità, in cui il mondo sotterraneo evocato dalla Kayros prende vita davanti a noi, in un turbinio di suoni ed emozioni di rara intensità: se già su disco questi brani ci avevano impressionato, è proprio dal vivo, dove l’aspetto visivo complementa quello musicale, che assumono la loro dimensione definitiva.
Il trittico iniziale con ‘Nea’, ‘Sakramonade’ e ‘Mitza’ è da brividi, la voce di Dalila non mostra alcun cedimento nonostante la preoccupazione per una brutta laringite che l’ha afflitta nei gironi precedenti. ‘Lamia’ evoca il terrificante demone femminile che si nutre dei bambini e del loro sangue, mentre ‘Terranera’ è un gioiellino neofolk dall’andamento tribale. Il culmine viene raggiunto con gli otto minuti abbondanti di ‘Susneula’, la pièce de résistance dell’album, e, per chi scrive, un vero capolavoro. Come anticipato, l’album è stato proposto dal primo all’ultimo brano, ma in chiusura di concerto ecco spuntare ‘Ind4stria’, un pezzo inedito (ed ancora nello stato di ‘work in progress’) che promette gran bene e che ci offre uno spaccato di come funziona il processo creativo di Dalila e Danilo, con idee che nascono durante i tour e che vengono poi progressivamente lavorate e raffinate nel tempo fino a raggiungere la loro versione finale.
Con questo inedito si chiude un concerto dal quale usciamo con la convinzione ancor più rafforzata di essere al cospetto di uno dei progetti più originali, intriganti ed interessanti che la scena italiana abbia partorito in questi ultimi anni, nella segreta speranza che, una volta tanto, possa trovare l’adeguata attenzione che merita, anche presso un pubblico più ampio di quello di nicchia. Perché quello di nicchia, sulla forza di album come ‘Khtonie’ e di performance come quella di questa sera, è già stato ampiamento conquistato.