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Dalila Kayros - Khthonie

Dalila Kayros – Khthonie

Quarto album per la ‘maestra della voce’ Dalila Kayros

Un caleidoscopio di suoni e voci per un concept-album ipnotico e profondamente affascinante

Il grande fermento che agita l’odierna scena musicale sarda, fucina di nuovi talenti e foriera di nuovi suoni ed orizzonti musicali, si arricchisce di un ulteriore motivo di interesse con la release di “Khthonie”, il quarto album di Dalila Kayros. Ne attendavamo con impazienza l’uscita, stimolati dai due brani presentati in anteprima nei concerti dello scorso anno. E l’attesa – possiamo dirlo senza remora alcuna – non è stata assolutamente vana.

“Khthonie” non è un disco facile ma, proprio per questo, affascinante nella sua oscura complessità, dominato dalla vocalità di Dalila che non è solo voce narrante, è strumento musicale a tutti gli effetti.

«La voce non deve necessariamente essere piacevole. Non deve essere sempre accomodante, ma deve trasmettere il sentire di ciò che accade intorno a noi, in questi tempi apocalittici» afferma Dalila, ed in queste parole troviamo un po’ tutto lo spirito che anima la sua creatività. Dalila non è solo una cantante: è una performer ed una compositrice che della ricerca vocale ha fatto la sua missione. In questo disco, di cui ha scritto tutti i testi, ha fuso insieme sardo campidanese, italiano e fonemi, per dar vita ad un concept album in cui fondamentale è stato l’apporto di Danilo Casti, compositore elettronico/elettroacustico, da tempo suo strettissimo collaboratore e parte integrante del progetto, in studio così come dal vivo.

Insieme hanno creato questo sound poli stratificato dalle mille sfaccettature, che sfugge a qualsiasi classificazione proprio per la moltitudine di influenze che concorrono nel dar corpo alla loro proposta musicale fortemente d’avanguardia, popolata da infiniti richiami che spaziano dall’industrial al pop attraversando un po’ tutto ciò che ci sta in mezzo, incluse le divagazioni doom, drone e neanche troppo velate venature black.

Da questo punto di vista, altamente indicativi sono gli intensissimi otto minuti abbondanti di ‘Susneula’. La voce di Dalila Kayros è naturalmente sempre protagonista, e se di primo acchito i richiami più evidenti sono quelli alle vocalità delle Kate Bush, delle Björk e delle Chelsea Wolfe di questo mondo, l’ascolto attento rivela un uso della voce dalle molteplici sfumature, ora protagonista quando il brano rientra più canonicamente nella forma canzone, come ad esempio nell’iniziale ‘Nea’ oppure in ‘Mitza’, ora inquietante, oscura  e sciamanica come in ‘Sakramonade’, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, ed in ‘Lamia’. Nove pezzi, nove rituali pagani in cui Dalila è al contempo cantrice e sacerdotessa officiante.

Dalila Kayros
Dalila Kayros

Come si diceva, l’album nasce dall’efficace lavoro di squadra tra Danilo e Dalila, che a tal proposito ci racconta:

«Ci sono brani nati sul palco durante i tour di ‘Animami’ (l’ottimo album precedente) nei momenti di improvvisazione, dove sono emerse delle strutture che sono diventate brani. Leviatan, Susneula, Nea, Corpus Sonorum, Lamia nascono sul palco a partire da un’idea iniziale elettronica di Danilo su cui io componevo in tempo reale la parte vocale; si tratta proprio di composizione istantanea perché non lavoriamo su flussi ma su progressioni con tanti cambi; quindi, il lavoro sta proprio nell’ascoltarsi e cogliere tutte le sfumature in tempo reale e generare strutture creative, come in un dialogo produttivo. Progressivamente sono diventati dei brani che hanno cambiato forma tante volte fino a definirsi sul disco. Sakramonade, Mitza, Lugoi, Terranera partono da un’idea iniziale mia durante le mie camminate per boschi e sessioni notturne in studio, soprattutto perché mi capita di sognare i brani; quindi, mi sveglio e porto l’idea in studio e ci lavoro»

Il concept su cui si basa “Khthonie” ha per protagonista la terra. È Dalila stessa a parlarcene.

«Khthonie rappresenta il mondo sotterraneo, la terra prima di diventare Gea. Nella Cosmologia di Feredice, Chthonie (il mondo sotterraneo) si unisce a Zas (il cielo) e diventa Gea, la terra emersa. Questa unione è frutto di un vincolo. Il disco “Khthonie” (con la K al posto della C) vuole rappresentare la terra prima di questo vincolo, nella sua forma originaria, in cui tutto è ancora possibile e si possono immaginare nuove forme di abitare e vivere la terra. È il sogno di una terra libera da confini dove la sintesi delle diversità convive e dialoga; di fatto i brani del disco sono diversi tra loro anche perché nascono dall’incontro di due persone diverse, ma sono coerenti nell’insieme perché sono il risultato di un dialogo e una sintesi integrativa in cui la diversità trova un punto comune e diventa nuova forma»

Non resta che invitarvi all’ascolto di questo gioiellino made in Italy, una delle cose più interessanti uscite negli ultimi tempi e che a brevissimo sarà oggetto di un tour promozionale. E se Dalila Kayros e Danilo dovessero passare dalle vostre parti, non potremmo che consigliarvi di non farvi sfuggire l’occasione per saggiarne dal vivo l’eccellente proposta musicale.

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