
Brunori Sas, l’irresistibile unione tra poesia e ironia
Brunori Sas, nel live a Roma profondità in un concerto senza tempo
Un viaggio musicale tra emozioni, riflessioni e sorrisi: il ritorno di Brunori nei palazzetti è la celebrazione alla canzone d’autore
Roma, 19 Marzo 2025
Ironia e profondità: si muove si queste due linee l’intera narrazione di Brunori Sas, specialmente nella dimensione dal vivo.
È salito sul palco del Palazzo dello Sport di Roma imbracciando la sua chitarra e, in un battito di ciglia, ha dato vita alla poesia enigmatica de ‘Il Pugile’, mentre le luci restavano accese e l’orologio segnava le nove passate da poco. Un pezzo che affonda le radici nei suoi primi lavori, immediatamente capace di far emergere la contrapposizione tra l’anima sensibile e la durezza implacabile del mondo che ci circonda.
Calate le luci, l’atmosfera si è trasformata in un palcoscenico teatrale. L’orchestra, disposta su una struttura a semicerchio, incorniciava i musicisti che si stagliavano su diversi livelli. Le luci rosse, vivide e misteriose, hanno dipinto il palco di un’intensità rarefatta, mentre due schermi laterali, in bianco e nero, proiettavano immagini del concerto, come a voler catturare un istante presente tingendolo del colore dei ricordi.
Il ritorno dal vivo di Dario Brunori a distanza di tre anni dall’ultima avventura nei palazzetti è la primissima occasione per ascoltare live il nuovo album, uscito a San Valentino. Insieme a lui sul palco c’era la band che lo accompagna dal 2009, composta da Stefano Amato (basso elettrico, violoncello e mandola contralto), Dario Della Rossa (pianoforte, piano elettrico, sintetizzatori), Simona Marrazzo (voce, solina, percussioni), Mirko Onofrio (sax alto, flauti traversi, clarinetto basso, vibrafono, synth, cori), Max Palermo (batteria e percussioni), Luigi Paese (tromba e flicorno soprano), Gianluca Bennardo (trombone e flicorno baritono) e Lucia Sagretti (violino, viella, voce, theremin), con la direzione musicale curata da Riccardo Sinigallia.
La scaletta di questa serata è stata un alternarsi di brani rappresentativi dell’intera carriera di Dario Brunori, dal primo album “Volume 1” del 2009, all’ultimo “L’albero delle noci”, in un fluido susseguirsi per affinità di sonorità, temi o atmosfere. Ogni canzone il tassello di un mosaico sonoro, un ritratto poetico e disincantato del mondo che ci circonda, smorzato dalle esilaranti introduzioni ironiche che fa al microfono. Dotato di uno humor pungente e autoironico, riesce a scherzare sulla catastrofica situazione della società odierna, sul melenso pessimismo dei suoi brani, sul proprio successo, e su qualsiasi argomento affrontato nell’arco della serata.
Un fluido intreccio di suoni, temi e atmosfere che scandiscono il passo del tempo, ma anche la ricerca incessante di significato in un mondo che sembra ormai non averne.
La serata riserva una sorpresa: Emma Nolde, giovane e talentuosa artista, sale sul palco per una versione emozionante e delicata di ‘Il costume da Torero’. Un omaggio che la cantante toscana aveva già proposto nel suo recente concerto al Monk. Il cantautorato italiano sta vivendo un periodo di grande fermento, con un’attenzione rinnovata ai testi, e l’incontro tra i due artisti, lontani per generazione ma vicini per sensibilità e ricerca artistica, è un momento di pura innocenza e sincerità. In tempi difficili, c’è bisogno di chi racconti la verità e ci spinga a riflettere e agire. «Noi del partito del Torero», annuncia Brunori, «sappiamo che possiamo cambiare il mondo con un pugno di poesie».
È un incontro di voci che non lascia indifferenti, che sottolinea com l’arte e la musica, nella loro forma più pura, siano senza tempo. Un segno positivo arriva dalle giovani voci che oggi animano la scena cantautorale, in un panorama che sembra finalmente riscoprire il valore dei testi e della riflessione.

Dopo l’uscita di Emma, Brunori si sposta al pianoforte per ‘Pomeriggi catastrofici’, accompagnato da un assolo di violino che sottolinea la tragicomica malinconia del brano. Le luci creano un’atmosfera solenne, in giochi sempre diversi di architetture e blocchi di colore. Segue ‘Guardia Giurata’, un brano toccante cattura l’emozione bruciante e immensa di chi sta per diventare padre.
A questo punto Dario si ferma e fa una dedica, per lasciare spazio a una proposta di matrimonio, sugli spalti del palazzetto, tra due suoi giovani ascoltatori. E per restare in tema, ‘Per due come noi’ ci spiega con immagini vivide e sincere come si trasforma e cresce l’amore nel tempo e quanto sia importante distinguere tra amore e innamoramento.
Tornato a impugnare la chitarra scherza con il backliner e si lancia, anche piuttosto bene, nel riff e assolo del brano ‘Master of puppets’ dei Metallica.
Capita così ci ricorda invece di come la vita avanzi in silenzio e ci colga del tutto impreparati agli eventi, continuando a farci sentire sempre piccoli.
‘Lamezia-Milano’, accompagnata dal sax, risulta un p’ scarica e meno incisiva, ma è con ‘Più acqua che fuoco’ e la potente ‘Al di là dell’amore’ che il ritmo si fa più incalzante e i battiti del cuore si intensificano. Le fiammelle di speranza che le sue parole accendono nel pubblico si trasformano in un fuoco che arde. Nonostante qualche difficoltà nell’acustica della sala, che a tratti rende difficile distinguere le parole, l’imponenza orchestrale della band è maestoso e la carica emotiva dei brani rimane straordinaria. Brunori, come sempre, non manca di scherzare anche su questo, ma è evidente che il suono è talvolta impastato, con gli strumenti e i cori che sovrastano la sua voce.
Personalmente, credo che arrangiamenti più minimalisti potrebbero valorizzare ancora di più la delicatezza e l’incisività dei suoi pezzi.
Torna lo spazio per la commozione, con ‘Per non perdere noi’, illustrata da filmati in bianco e nero del matrimonio dei suoi genitori, seguita da ‘Fin’ara luna’, unico suo brano in dialetto, e poi il classico ‘Kurt Cobain’, forse il brano più iconico di Brunori, al pianoforte. Una versione molto emozionante che l’artista ha interpretato con grande partecipazione, visibilmente commosso. Uno scroscio di applausi soffoca leggermente il magnifico attacco di Luna nera, con un suggestivo dialogo tra piano, voce e tromba.
Il concerto si avvia verso la conclusione con un omaggio al progetto Una Nessuna Centomila, con il brano ‘Colpo di pistola’, che apre la riflessione su un tema così importante come quello della violenza di genere.
Con ‘Guardia ’82’ chiude il cerchio, tornando all’album d’esordio, visibilmente commosso e rassicurato dall’affetto dal pubblico di Brunoriani accorsi in massa ad ascoltare il loro beniamino, che intona al posto suo la strofa finale.
Il palazzetto questa sera è pieno come mai lo abbiamo visto, di affezionati seguaci di questo immenso artista e di nuovi adepti, conquistati recentemente grazie al successo ottenuto al Festival di Sanremo.
Conclude il concerto con la solita nota di umorismo, confessando con un sorriso che è dispiaciuto perché nessun artista gli suscita le stesse emozioni che lui provoca nel suo pubblico, sottolineando scherzosamente che il palazzetto non è sufficientemente grande per contenere il suo ego.
Dopo aver lasciato il palco, torna per il bis per regalarci due dei suoi brani più famosi: il capolavoro ‘La verità’ e ‘L’albero delle noci’, dedicata alla figlia Fiammetta.
Ci lascia così, con la promessa di un concerto al Circo Massimo a giugno, questo cantante che ha tra le mani due armi potentissime per contribuire a rendere questo mondo migliore di com’è: la poesia e l’ironia. E, perché no, una buona dose di fascino.

Il concerto di Brunori Sas, con la sua ricchezza di suoni e significati, ci offre anche uno spunto di riflessione più ampio e urgente: l’importanza e la necessità di riempire lo spazio del cantautorato italiano con voci autentiche e sincere. In un panorama musicale che, troppo spesso, sembra assopirsi sotto il peso delle mode del momento e della ricerca spasmodica di successi rapidi, l’arte del cantautore si erge come una voce solitaria e necessaria. Una voce che non cerca compromessi, ma che è in grado di raccontare storie vere, di mettere a nudo le emozioni senza filtri, di riflettere su temi universali e contemporanei, sempre con una sincera profondità.
Il cantautorato italiano ha una lunga tradizione, fatta di grandi nomi che hanno costruito, negli anni, il patrimonio musicale e culturale del nostro paese. Oggi più che mai, questo spazio, che dovrebbe essere ricco e vibrante, ha bisogno di voci che siano in grado di portare nuove visioni e di affrontare le sfide del nostro tempo con quella stessa intensità che i grandi del passato sapevano infondere nelle loro parole. In questo contesto, artisti come Brunori Sas e la stessa Emma Nolde rappresentano quella linfa vitale che rinnovano una tradizione, senza mai rinnegarla. Rappresentano il coraggio di affrontare il presente con onestà e senza cedere alla tentazione di omologarsi, ma cercando invece di proporre una musica che, pur radicata nel nostro passato, sappia guardare al futuro.
L’importanza di riempire questo spazio è, quindi, una questione di sopravvivenza culturale. Il cantautorato italiano ha sempre avuto il compito di raccontare l’evolversi della nostra società, di riflettere i cambiamenti e le contraddizioni del nostro mondo. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di artisti che sappiano farlo con il linguaggio della musica, che non sia solo intrattenimento, ma che diventi uno strumento di riflessione, di cura e di resistenza contro le superficialità e le paure del nostro tempo. La musica di Brunori Sas, e di chi come lui ha scelto questa strada, è la testimonianza che il cantautorato è tutt’altro che assopito: è solo in fase di cambiamento, ha bisogno di essere rinnovato e riscoperto, come una bellezza senza tempo che ancora può parlare al cuore di tutti, se solo ci fermiamo ad ascoltarla.
Grazie Dario.
«Io che pensavo che fosse tutto una passeggiata e che bastasse cantare canzoni per dare al mondo una sistemata»
Articolo bellissimo, complimenti. Condivido i tuoi pensieri per questo artista così pieno di virtu’, di talento e di umilta’. Si ricerca la verità annaspando in questi giorni e i primi luoghi in cui vorremmo vederla è l’arte che non fa che rappresentarci, ma talvolta si vedono solo repliche, tentativi sommari tesi al successo e lucro. In Brunori vedo verità ovunque, nei testi e nella musica, c’è trasparenza di sentimenti e di espressione, c’è trasporto in una musica che ci può sollevare in un mondo non più ideale ma che si può raggiungere, c’è speranza in mezzo al “melenso pessimismo” dei suoi brani e ce l’ha trasmessa. Ero al concerto di Roma e davvero Brunori ci ha fatto un grande dono quella sera. Grazie.