Multa a Ticketone, una pax romana

La notizia che ha scosso il dormiente mondo musicale in questi giorni è che l’Antitrust ha inflitto una multa di 10 milioni di euro al gruppo CTS Eventim-TicketOne per abuso di posizione dominante.
Su queste pagine, e non solo, Ticketone era già stata al centro di alcuni articoli per via della questione del secondary ticketing.

È già da qualche anno, infatti, che nel mondo dei grandi live del nostro paese non si muove foglia che TicketOne non voglia.
Questa posizione ha portato letteralmente ad una corsa al biglietto concomitante con l’innalzamento spropositato dei costi del ticket e dei servizi accessori.

Il caso del tour dei Coldplay nel 2017 fece scoppiare il caso che poi è continuato con i live di molti altri artisti sebbene, stando a quanto affermato dall’antitrust, le azioni illecite messe in campo da TicketOne sarebbero cominciate nel 2013.
Il procedimento fa riferimento al solo segmento della musica leggera che, secondo l’annuario Siae, nel 2019 è stato interessato da 18.223 eventi, ha movimentato 1,2 milioni di presenze per una spesa al botteghino di 386,1 milioni e un giro d’affari complessivo da 468,6 milioni.
In questo segmento, il giro d’affari del ticketing si aggirerebbe intorno ai 50 milioni. 

Chris Martin dei Coldplay

A distanza di qualche anno e dopo una serie di indagini e monitoraggi sull’attività di vendita di biglietti collegati ad eventi live di ogni tipo (dalla musica allo sport passando per la danza ed il teatro) l’AGCM ha rilevato che la strategia di TicketOne si sarebbe articolata in una serie di condotte atte a danneggiare la concorrenza.
Nel caso specifico avrebbe stipulato contratti di esclusiva con produttori e organizzatori di eventi live di musica leggera, acquisito i promoter nazionali Di and Gi S.r.l., Friends & Partners S.p.A., Vertigo S.r.l. e Vivo Concerti S.r.l., imposto l’esclusiva ai promoter locali, stipulato accordi commerciali con operatori di vendita di biglietti di dimensione minore o locale, e attuato comportamenti «di ritorsione e boycott» nei confronti del gruppo Zed, azione voluta per escludere dal mercato l’operatore concorrente, Ticketmaster.

L’AGCM ha sottolineato che «l’attuazione della strategia abusiva del gruppo ha danneggiato anche i consumatori perché l’impresa dominante ha potuto praticare commissioni di vendita dei biglietti per eventi live di musica leggera superiori a quelli dei concorrenti, limitando inoltre le possibilità di scelta e di acquisto dei consumatori tra i diversi operatori».

La notizia della multa a TicketOne arriva nel momento storico peggiore per la storia degli eventi live in Italia e non solo.
La pandemia infatti ha fatto scoppiare la bolla dei lavoratori dell’arte che si sono scoperti più fragili e meno uniti di quanto già non sapessero di essere.
In questi mesi si sono avviate molte iniziative mirate a fare rete tra i lavoratori del mondo dello spettacolo ma poco si è mosso sul versante politico.
Di certo, la questione che ha investito TicketOne era uno dei campanelli d’allarme di un mondo in preda alla legge del più forte ed in cui ci si muove solo in quanto entità singole senza associazioni di categoria che oltre a tutelare i fan ed i consumatori potessero tutelare anche gli artisti.
Non è un caso che proprio a causa dell’annullamento di molti concerti importanti, vedi quelli di Paul McCartney, la stessa TicketOne si sia dimostrata restia a restituire i soldi dei biglietti cercando di scaricare il suo rischio d’impresa sullo Stato per poi dover capitolare in seguito ad una larga mobilitazione sociale nei suoi confronti.

In definitiva, la multa a TicketOne dimostra che il campo della musica, e più in generale dell’arte, è un terreno di scontro governato dalla legge del più forte: in questa guerra, spesso gli artisti e praticamente sempre il pubblico non hanno mai voce in capitolo.

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