Rhumornero – Eredi


«Eredi (appunto) di un suono e di uno stile che fu dei Negrita e dei Ritmo Tribale, ma ancor più dei Bluvertigo come dei MovidaQuartiere Latino e di mille altre band, siamo certi che gli Rhumornero sapranno convincerci ancora».

Così si chiudeva ormai due anni fa la nostra news in merito all’uscita del loro nuovo disco, e infatti dobbiamo ammettere che i quattro ragazzi di Pisa non ci hanno deluso – ma andiamo per gradi.

Attivi dal 2005, gli Rhumornero giungono solo ora al loro terzo album in studio, “Eredi”.
Dopo “Umorismi neri” del 2008 e “Il cimitero dei semplici” del 2011, arriva il disco della consacrazione per la band toscana.
Anticipato dal singolo ‘Un miliardo di anni‘, “Eredi” ha il grande compito di continuare a strizzare l’occhio alle rock radio, come già accaduto in passato con altri singoli azzeccatissimi (vedi ‘Schiavi Moderni‘ del 2011), senza dimenticare la vera matrice della band fatta di alternative rock, metal e hard rock.
Ammetto da sempre la mia particolare devozione all’alternative rock anni ’90, italiano e non: gli Rhumornero sembrano arrivare direttamente da quel periodo, come un fiore che germoglia sulle ceneri di band e scene musicali ormai passate.
Il rock di quel decennio è probabilmente anche la loro particolare inclinazione, visto che tra le loro collaborazioni ci sono i Prozac+ e i Super B.
La voce di Carlo De Toni in più canzoni ricorda la timbrica del Liga nazionale, a tratti si fa calda e tonda come quella di Francesco Pisaneschi (voce dei Luciferme).
“Eredi” apre con il già citato ‘Un miliardo di anni‘, efficace singolo radiofonico dalle molteplici risorse: è uno dei pezzi più mainstream del disco e funge da ragnatela per gli ascoltatori, che intrappolati vengono proiettati e bombardati da canzoni impegnate e di spessore.
Assolve questo compito ‘Metalli pesanti‘, con un sound ruvido e grintoso, con un testo senza peli sulla lingua che spara a zero sulla nostra misera condizione sociale.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche ‘Nel tuo silenzio‘, imponente nel sound per lo più in maggiore che ben si sposa col testo quasi recitato come una preghiera, un tantra.
Si palesano qui del tutto le potenti caratteristiche tecniche di Luca Guidi e Lorenzo Carpita, rispettivamente batteria e basso degli Rhumornero.
Si approda verso metà disco all’attuale singolo radiofonico, ‘Maschere‘, che ancora dimostra come la band con l’aiuto di Pietro Foresti sappia azzeccare un singolo dopo l’altro facendo crescere sempre più il proprio nome.
“Eredi” snocciola ballate e grintose rock song come ‘Quando avevo paranoia‘, ‘L’Imperatrice‘, la pesantissima e bellissima ‘1492‘ che insieme alla title track ‘Eredi‘ chiude un trittico devastante sulla riflessione più importante del disco: quali eredità abbiamo ricevuto dalle generazioni precedenti?
Qual è il senso della nostra vita?
È possibile ribellarsi al sistema economico e sociale messo in piedi per noi?
Cosa potremo lasciare alle generazioni future in eredità?
Credo che la risposta si possa incontrare con una riga del testo di ‘Un miliardo di anni’ – «Eppure siamo il massimo capolavoro | che la terra abbia mai visto in tutti i mutamenti suoi».

“Eredi” contiene anche ‘L’equilibrio‘ e ‘Schiavi moderni‘, singoli già editi, che probabilmente possono andare a completare il quadro artistico della band, a chi per la prima volta viene attratto nella ragnatela dei Rhumornero.
Chiudono il disco ‘Last Christmas (non si sentirà)‘ e ‘Sotto le stelle‘, due bonus track molto rock’n’roll.
Pezzi in cui si evidenzia il cordone ombelicale che lega la band a Virgin Radio, emittente radiofonica che prima di tutti ha colto, creduto e divulgato i loro pezzi.

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