
Dove I Pesci Affogano – Capitolo 2: l’Inconscio
Torno a dare notizie del tormento creativo di Andrea Cassetta, one man band romano che con il suo progetto Dove I Pesci Affogano prosegue il suo trittico creativo audio/video arrivando al secondo capitolo, “L’inconscio”.
Secondo Ep di una trilogia affiancata da altrettanti cortometraggi, “L’inconscio” è stato preceduto dal Capitolo 1, “L’Abisso”, di cui vi avevo parlato tempo fa (leggi qui la recensione).
Imponente idea quella di Andrea Cassetta, raccontare l’inconscio umano e le sue mille ossessioni attraverso musiche e video che affondano a piene mani nell’onirica e pittoresca esistenza umana.
Nel tempo mi sono appassionato a questo progetto e al personaggio, perché Cassetta è artista a tutto tondo: scrive e interpreta tutto il suo materiale.
Nato come batterista, ha poi approfondito anche lo studio del basso e la sua determinazione lo porta a promuovere da solo i suoi lavori in radio, locali, piazze e qualsiasi altro posto dove sia possibile far ascoltare la propria musica.
Andrea Cassetta è un personaggio convinto del suo talento artistico e ci scommette ogni giorno e ogni notte.
Se il primo capitolo mi aveva colpito per le ambientazioni rarefatte e le ballate avvolgenti, “L’inconscio” mi ha stupito per l’aggressività del sound e dei testi.
‘Naufraghi del delirio’ mette subito in chiaro l’evidente cambio di stile rispetto al Capitolo 1: la sezione ritmica diventa più dura e martellante, va ad affiancare chitarre che inventano e ricordano sonorità desertiche.
Belli i riff di ‘Sabbie mobili’, pezzo di sei minuti che muta da classica rock ballad a post rock song con chitarre distorte e coraggiose.
Le linee armoniche non cambiano più di tanto nemmeno in ‘Autoritratto’, restando sempre in bilico tra stoner, grunge e post rock ma impreziosita da un testo che altro non è che un’onirica fotografia interiore.
‘Dopamina‘ è sicuramente il pezzo più sperimentale di tutto l’Ep: disarmonico e troppo carico di effetti nella prima parte, migliora ed esplode in un assolo di chitarra micidiale nella seconda.
L’arpeggio iniziale di ‘Avvoltoi d’acciaio’ rievocherà sicuramente alla memoria dei più ‘One’ dei Metallica, ma niente paura: dopo un minuto circa la voce di Andrea vi ricorderà che siete ancora nel suo viaggio, all’interno di un inconscio struggente e ossessivo. Se “L’inconscio” cattura per il suo sound grintoso e aggressivo, l’equivalente cortometraggio spiazza per il suo convincente tentativo di rendere in immagini, l’intento artistico già intavolato nelle partiture e nei testi dell’Ep.
Come già accaduto per “L’Abisso”, “L’inconscio” (cortometraggio) offre ad Andrea la possibilità di argomentare ancor di più le tematiche affrontate nelle canzoni dell’Ep impreziosendo il tutto con momenti di pura improvvisazione creativa che spaziano dalla poesia, alla pittura passando per la fotografia ovviamente.
Irrobustisce i muscoli e affila le unghie, Andrea Cassetta, in questo secondo Ep: “L’inconscio” è un lavoro ben arrangiato, ispirato e dalle forti connotazioni stilistiche.
Non tradiscono i testi che anche in questo secondo capitolo scalfiscono scavando dentro l’animo umano e le sue affinità sociali.