NOTS – Cosmetic


A costo di sembrare banali e politically correct bisogna ammetterlo: ci muoviamo in un mondo, quello musicale, popolato in buona percentuale da uomini in cui le donne si riducono troppo spesso al ruolo di cantautrici belle e più o meno dannate – senza nulla togliere alla categoria – lasciando il “lavoro serio del rock” ai maschietti.
Poi ci sono, grazie al cielo, band come le NOTS: quattro giovanissime di Memphis, senza dubbio dannate, in grado di demolire il locale con la loro new wave intensa e spietata.
Il loro sound ci trascina indietro di qualche decennio, catapultandoci in un mondo lo-fi in cui possiamo immaginare senza troppa fatica di ascoltare il loro concerto bevendoci una birra con Ian Curtis e compagnia bella.

Il secondo album delle NOTS si intitola Cosmetic” ed è stato lanciato a settembre nel mercato statunitense dalla Goner Records.
Le nove tracce confermano grosso modo lo stile ritmico e melodico del debutto “We Are Nots”, ma con l’aggiunta di una solidità granitica e solenne.
È comunque prezioso l’apporto di diversi brani che, pur rimanendo fedeli all’estetica post-punk di cui le NOTS fanno orgoglioso sfoggio, non rinunciano a synth sognanti ed impalpabili e parti chitarristiche ricche di anima, di distorsioni, di una voce propria.

“Cosmetic” è un album che, come un organismo, vive da sè: nell’intro di ‘Blank Reflection’ timpano e rullante battono un ritmo incessante ed atavico, intrecciandosi ad una linea di basso – accattivante, cavernosa, mistica – che serpeggia per tutto il brano.
La sezione ritmica emerge dal terreno come un albero imponente, come le mura di una fortezza che diventerà lo scenario di una festa grottesca e immersa nel caos.
L’armonia si dimena in maniera tribale, sorge dal niente e plasma lo spazio.
All’improvviso in questa atmosfera cupa e gotica, il cielo viene squarciato da un lampo celestiale e ipnotico: si tratta dei riff di synth, melodie intriganti come nella meravigliosa ‘Cold Line’, a dimostrazione del talento delle NOTS nel creare linee melodiche orecchiabili senza abbandonare l’atmosfera new wave che domina “Cosmetic”.
La linea vocale carica di effetti proviene da un incubo lontano in cui corriamo per scappare: ispirandosi all’ampio repertorio di riferimento, in cui individuiamo band iconiche del panorama inglese delgi ‘80 come i Joy Division, i Wire, i Buzzcocks, ma anche personaggi di culto come Patti Smith, la voce è scattosa, sporchissima, singhiozza, urla, sputa le parole via senza quasi pronunciarle, appena masticate.

“Cosmetic” è un disco vivo, anzi, vivente, in grado di consolidare le impressioni e le atmosfere garage punk che erano già ben chiare dal debut album della band.
Le NOTS danno alla luce nove tracce ben presentate ma con anche il pregio, non comune, di occupare uno spazio, di avere un corpo palpabile.
Nonostante non ci siano particolari guizzi creativi almeno nella sezione ritmica, che rimane bene o male vicina allo stile del precedente lavoro, ci ripagano di questa mancanza i riff spigolosi e distorti della chitarra e gli assoli rotondi e saturati di synth.
Un ascolto senza dubbio gratificante.

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