Walter Celi, l’elaborazione del quotidiano

Incontriamo Walter Celi in occasione dell’uscita di ‘Out of Order‘, secondo singolo estratto dal suo ultimo lavoro.
Musicista dal carattere poliedrico, da anni la sua musica lo porta a calcare i palchi di tutta Italia con grandi consensi di critica e pubblico.

Dopo diverse esperienze in ambito musicale, è solo nel 2017 che Walter Celi decide di realizzare il suo primo disco solista.
“Lost in the Womb of the Night”, registrato e mixato in analogico, è la massima espressione del suo talento: scrive musiche e testi, canta e suona gli strumenti.
È un assaggio di quello che ci riserverà nel tempo.
E dopo aver vinto diversi premi in contest e concorsi a livello nazionale, nel 2019 per XO La Factory esce “Blend”, una nuova conferma a quanto fatto (e detto) in precedenza.

Questo secondo capitolo della sua carriera musicale lo ha portato su e giù per l’Italia con un calendario fitto di date e appuntamenti.
Un viaggio lungo che lo ha visto protagonista anche di palchi importanti, quali quello del Circolo Ohibò di Milano e il Na Cosetta di Roma, considerate La Mecca dei cantautori indipendenti.

Abbiamo approfittato di questo momento di stop forzato per fargli qualche domanda non solo sulla sua musica ma anche su quello che sta succedendo attorno ai musicisti e a tutti noi.

Out of order‘, la sesta traccia del tuo album, è il secondo singolo del disco.
Curiosamente il video ripercorre momenti di vita in tour, proprio adesso che è tutto fermo: come vive un musicista la vita senza poter suonare dal vivo?

Vivo questa esperienza esattamente come tutti gli altri musicisti e non, chiusi in casa da quasi un mese.
Non è una situazione facile ma è necessaria per poter tornare poi a una vita più o meno normale.
Strano come tutto questo sia cominciato proprio il giorno stesso che ho deciso di realizzare un video che raccontasse delle nostre esperienze live in giro per l’Italia.

Che tipo di risposta hai avuto dal pubblico nelle molte tappe di presentazione di “Blend”?

Penso che la gente abbia risposto bene.
Nella maggior parte dei posti in cui abbiamo suonato la gente rispondeva con le giuste vibrazioni positive alle nostre performance, specialmente nelle sale concerto più che nei pub.

Quanto pensi che cambierà il nostro modo di vivere la musica questo sconvolgimento delle nostre vite?

Questo non lo so, devo ancora metabolizzate il tutto per poter capire.

Che ricordi ti porti dentro del tour di presentazione del tuo album?

Anche se il tour si è concluso prematuramente a causa dell’emergenza, è stata una delle esperienza più belle che ho fatto nella mia vita.
Ho suonato la mia musica in lungo e in largo per lo stivale, con le persone giuste a cui voglio bene (Donny, Dario e Giuseppe).
È per questo che ho voluto raccogliere i momenti salienti del tour in questo video: per far sì che ogni volta che lo guarderò rivivrò quei ricordi bellissimi.

Cosa pensi possano portare tutti questi concerti che si stanno spostando in streaming?

Per quanto mi riguarda è una nuova esperienza e come tutte le cose nuove, fanno un po’ paura all’inizio.
Poi vanno affrontate, metabolizzate e sfruttate al meglio.

Che tipo di musica verrà fuori, secondo te, da questi giorni difficili?

Non saprei.
Personalmente non scriverò nulla.
In questo periodo preferisco lavorare sulle cose già esistenti e migliorare la mia performance.

Scrivere subito di certe cose traumatiche è meglio o pensi che ci voglia tempo per raccontare bene, anche attraverso le canzoni, quello che ci sta capitando?

Penso ci voglia tempo per elaborare ciò che sta capitando.
Generalmente non seguo l’onda degli eventi ma preferisco scrivere di cose personali, lasciando fuori il mondo esterno.

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