Freak Kitchen, la vita ordinaria che si scontra con le follie da rock star

Era novembre quando prima del loro concerto al Legend Club di Milano abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Freak Kitchen.
Mattias Eklundh, il cantante chitarrista e membro fondatore della band, è riconosciuto come un virtuoso del suo strumento, unico nel suo genere.
La formazione è completata dal batterista Björn Fryklund e dall’energico bassista Christer Hysén (spesso anche voce solista).
Abbiamo incontrato Christer e Björn nei camerini e tra le molte risate ci hanno raccontato un po’ del loro progetto musicale, la loro pazzia da rock star e la vita ordinaria di uomini comuni.

Una curiosità, prima di tutto: perché Freak Kitchen?
È un nome legato a qualche personaggio pescato da qualche racconto horror oppure è nato dalla vostra immaginazione? 

Bjorn: In realtà il nome Freak Kitchen è un’ispirazione di Mattias, nata dal connubio dall’album di Frank Zappa “Freak Out” (il primo disco uscito nel ‘66 con il suo gruppo The Mothers of Invention) e il brano ‘The Dangerous Kitchen‘, presente nell’album “The man from Utopica” del ‘83.
Gli è venuto in mente di abbinare queste due parole, freak e kitchen, un abbinamento foneticamente bizzarro dato che una parola finisce con la k e l’altra inizia proprio con la k.
Christer: Abbiamo questi intrecci di k, ma ci piace così!

Siete noti per essere un gruppo che sfugge ad ogni tipo di categoria per la varietà dei testi, della musicalità, dei riff, delle ballate, dell’umorismo.
Lo stile della band è un mix originale di heavy metal, avanguardie progressive e influenze indiane che fanno sì che la vostra musica abbia un sound inconfondibile.
Quali musicisti hanno segnato di più il vostro stile?

Christer: Non saprei, ascoltiamo molta musica e molti generi diversi.
Quando eravamo più giovani eravamo affascinati dalle horror band tipo i Kiss oppure dal rock classico come gli AcDc.
Penso che abbiamo influenze da tutti i generi musicali.
Mattias ad esempio è un fan sfegatato di Frank Zappa, travolto dalla sua musica da giovane tutt’oggi continua a farne il suo orientamento musicale.
Björn: A noi piace la musica in generale, a volte ascoltiamo qualcosa che ci piace e ci chiediamo «Hey, cos’era quello?».
Poi magari quel suono ci dà ispirazione e lo rifacciamo nel nostro Freak Style.
In tutti questi anni a suonare insieme ognuno di noi ha una personalità musicale.
In tanti ci chiedono «cosa farete adesso?» ma noi non pensiamo mai a quello che faremo: suoniamo e basta, ognuno nel proprio stile della band.
Christer: Andando in giro per il mondo incontri tante realtà musicali, ad esempio in India usano ritmi a cui non siamo abituati ma che sono senza dubbio facilmente adattabili alla nostra musica.

Come avviene il processo compositivo nella band?

Christer: È principalmente Mattias che scrive i testi. mi chiedo come sarebbe comporre con lui, sarebbe divertente vedere cosa succede!
Ho scritto un paio di canzoni e gli ho detto «Ecco, questo è lo scheletro della canzone, cosa ne pensi?».
Mi piace avere feeling con il processo di composizione, Mattias invece è più inquadrato: arriva con il testo e la sua idea e ci dice di registrare i nostri strumenti su quella canzone, quasi come un capo officina.
Lui sa quali canzoni sono quelle belle da incidere.
A volte capita di ripescare dopo due o tre anni alcune delle canzoni che vengono scartate perché in quel momento ci sembra che siano più giuste e con qualche modifica le rimettiamo in pista.

Il nono album in studio, “Confusion To The Enemy” del 2018, contiene un pezzo in lingua madre, ‘Så Kan Det Gå När Inte Haspen Är På.
Come mai avete introdotto nell’album un testo nella vostra lingua?

Björn: Probabilmente perché è divertente.
Non ci sono ragioni particolari, ci piaceva l’idea e basta.
Non bisogna cercare di tradurre il testo perché non ci sono traduzioni ma è necessario essere svedesi per capire.
Christer: Dai ripeti con me:  Så Kan Det Gå När Inte Haspen Är På.

Freak Kitchen

Nell’album “Cooking With Pagans”, l’ottavo della vostra carriera, è stato lanciato il video di ‘Freak Of The Week‘, animato e diretto dal maestro Juanjo Guarnido, veterano della Disney. 
Cosa ci dite di questa combinazione?

Christer: Oh, è stato pazzesco!
È stato lui a contattarci per chiederci se eravamo interessati ad una collaborazione.
Pensavamo che potesse essere interessante fargli disegnare la cover dell’album, visto che è un grandissimo disegnatore.
Personalmente lo conoscevo già perché anche a me piace disegnare e dipingere e appena ho saputo ho detto a Mattias «E lui! Dì di sì!».
Solo in seguito abbiamo scoperto che il suo progetto era quello di fare un video animato, un po’ alla Disney ma con tecniche moderne.
Björn: È stata scelta una canzone di all’incirca tre minuti di durata.
Il tutto è durato sette mesi, ci incontravamo nel suo studio e per mesi ha disegnato i miei capelli, tutto minuziosamente.
Christer: E per sette mesi ha disegnato la mia barba!
C’erano tre ragazzi che disegnavano solo la mia barba.
Nessuno può capire quanto lavoro c’è dietro finché non lo vede con i propri occhi: è spettacolare il processo di creazione.
Mi piacerebbe tanto che in Svezia ci fossero più interazioni artistiche di questo tipo, per noi è stata una esperienza fantastica!

Vi piacerebbe creare musica per il mondo dei fumetti animati partendo già da una storia costruita?

Björn: Certo, possiamo farlo, qualche manga giapponese però!
I cartoni animati alla Disney hanno una musica diversa, più pop e più adatta sicuramente alle storie che si raccontano.
Invece i manga giapponesi sono molto metal.
Noi non siamo artisti di massa, dovrebbe essere quindi un manga molto molto particolare.

Da dove arriva l’idea del look particolare di Christer Hysén?

Christer: Mi è sempre piaciuta l’idea di indossare qualcosa di diverso dalle solite t-shirt.
Quando mi riguardavo nelle foto dei concerti mentre suonavo mi sembrava di essere vestito in modo noioso.
Dovevo trovare un ché di diverso, magari in stile militare – che mi piace molto.
Un giorno, a casa di amici che giocavano ad un videogame, ho visto uno nel gioco con una divisa che mi piaceva.
«Figo! Questo sì che è rock and roll».
Sono andato in un negozio di abbigliamento militare e quando il commesso mi tirò fuori la divisa della SWAT ho detto «questaaaa!».
Solo in seguito ho realizzato che forse era uno stile un po’ troppo estremo e avevo paura di sudare sul palco.
Sono tornato a casa con due borse piene di vestiti militari per creare il mio look e ringrazio il proprietario del negozio, che ha voluto sponsorizzarmi.
Davanti allo specchio con addosso gli abiti mi sono accorto subito di aver esagerato.
Pensavo che anche gli altri mi dicessero che era eccessivo ma inaspettatamente mi hanno appoggiato.
Da allora è diventato il mio outfit anche se è faticoso tutte le volte portarsi appresso tutta quella roba.
Ricordo che una volta a Barcellona avevo scordato la borsa con i vestiti a casa e salii sul palco senza.
Il pubblico se la prese in modo particolare, il giorno seguente sui giornali c’era scritto che il bassista dei Freak Kitchen non aveva il casco e il gilet antiproiettile, quasi fossero rimasti tutti offesi da questa mancanza.
Mi piace vestirmi in quel modo, è diventato parte dello show.
È un modo per trasformarmi sul palco come se fossi un personaggio di un videogame.

Ho letto che fate parecchia attività fisica.
Christer Hysén, ad esempio, è un atleta estremo che fa gare di corsa. 

Christer: Ho corso per il brand Goretex l’estate scorsa, mi hanno sponsorizzato in una corsa sulle Dolomiti: è stato incredibile, 75 km. di gara immerso in un paesaggio mozzafiato.
Non corro più così, però: ora faccio allenamento di lotta in palestra tutti i giorni e nuoto in piscina.
Quando avrò una casa nuova ci costruirò la palestra, con il bosco vicino per andare a correre.
Björn: Nella mia comunità abbiamo assunto un personal trainer che viene due volte a settimana per allenarci.
Quest’anno ho già fatto tre gare di corsa nel bosco, penso sia molto rigenerante correre in mezzo alla natura.
Christer: Quando fai queste gare, inoltre, puoi decidere a chi donare i soldi che vinci.
Non voglio soldi ma preferisco che vadano a qualche organizzazione, ai bambini ricoverati in ospedale.
A Göteborg ci sono parecchie Onlus che si occupano dei bambini malati: è appagante dare un briciolo di speranza a questi bambini, sentirsi in qualche modo partecipe nel migliorare la loro qualità di vita.

Bjorn, sappiamo invece che tu fai l’insegnante di musica

 Sì, è il mio lavoro da anni.
Insegno batteria in una scuola di musica a ragazzi tra i 16 e i 19 anni, quattro volte a settimana.
È molto motivante.

I tuoi studenti sanno che fai parte di una importante band di calibro internazionale?

Björn: Non lo so.
È molto segreto, non ne parlo ai miei studenti e penso che tanti non lo sappiano.
È una cosa molto strana.
Christer: Sono in tanti ad amare i Freak Kitchen, ad altri invece siamo totalmente indifferenti mentre per altri siamo dei perfetti sconosciuti.
Lavorando come direttore creativo per una grossa azienda internazionale, dove si incontrano managers provenienti da tutto il mondo vestiti in giacca e cravatta, mi è capitato di essere stato fermato da qualcuno che a voce bassa mi ha detto «Lo so chi sei, vi adoro!».
Björn: Ogni tanto trovi dei fans dove meno te li aspetti.
Un po’ di anni fa, durante un trasloco, un agente immobiliare mi ha chiesto di fare la foto insieme.
Anche a Tokyo ci hanno fermato per strada ed è stato strano.

C’è un posto in particolare dove vi piacerebbe suonare, una meta ancora non raggiunta?

Björn: Ci piacerebbe suonare in Sud America.
Non siamo mai stati lì con la band come genere il metal è molto apprezzato.
Anche in tanti altri posti sarebbe bello suonare, è ovvio, sarebbe spettacolare poterlo fare sempre.
Vedi, il problema è che a 25 anni andare in tour era uno spasso mentre ora abbiamo tutti famiglia.
Un paio di settimane l’anno per fare la rock star vanno più che bene, poi però sentiamo il bisogno di tornare dalle nostre mogli e dai nostri figli, a vivere la vita ordinaria che fanno le persone comuni.
Tornare a casa è sempre bello.

Com’è suonare in Italia?

Christer: È meraviglioso tutte le volte.
Adoriamo il cibo italiano, il vino, la gente, il caffè: è tutto molto amichevole per noi, quasi come essere a casa.
Ad esempio, non siamo mai stati a Venezia e sono curioso: quando piove molto la pioggia allaga tutto, dev’essere un vero disastro.
Però sarebbe bello poter portare, nei momenti di calma, allegria e leggerezza con la nostra musica.

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