WOMAD Roma, la conferma delle aspettative | Giorno 03

Aspettative, quelle che ti fregano.
Ma anche quelle che ti fanno svoltare.
Dongyang Gozupa, dalla Corea del Sud.
Mai coperti prima di oggi.
Mancano dieci minuti alla loro performance e non mi aspetto quello che sta per accadere.
Giovani, piuttosto giovani, salgono sul palco in trio: Minhwi Ham basso elettrico, Dohyuk Jang batteria, Eunhwa Yun vibrafono, Yanggeum (ossia il dulcimer coreano), e jabara (vedasi “piatti coreani”).
Immersi letteralmente dentro la loro musica, tirano fuori un suono di inaudita potenza.
Basso pompato dall’uso di octaver e distorsore, batteria inarrestabile e su questa base la grazia e la dolcezza di melodie orientali cristalline, risonanti e riverberanti.
I King Crimson più estremi e potenti trasportati nella penisola che si allunga nel mare tra Cina e Giappone.
Tecnica incredibile, mai fine a sé stessa, nella loro musica ritrovo influenze della musica classica occidentale.
L’evoluzione del progressive rock con striature metal, la dolcezza dei ciliegi in fiore, la grazia dello Yanggeum e dell’abito fucsia della ragazza che ne padroneggia con maestria i suoni, e la genialità nell’uso del traduttore di Google per comunicare con il pubblico.
Li fermo nel backstage per complimentarmi, ed è il loro manager che mi chiede, con timidezza e educazione, una foto con loro. Ricevo un gradito cd in regalo e una cartolina di presentazione scritta in italiano, con i QR Code con i canali social della band. Nessuna sorpresa, la Corea del Sud è al terzo posto nella classifica dei paesi del mondo con il più alto QI degli abitanti.
Sapevatelo…

Aspettative, quelle che si confermano davanti all’esibizione degli Onipa, band anglo-ghanese fresca di uscita di “Off the Grid”, suo secondo lavoro e primo uscito per l’etichetta Real World.
Afrobeat elettronico, mescolato a ritmi caraibici, jazz, elettronica e suoni più classicamente inglesi.
Ma soprattutto una grande energia sprigionata dal frontman KOG, acronimo di Kweku Of Ghana.
Difficile mantenere lucidità, l’incontro con la musica afrocaraibica può cambiare la giornata, se ci aggiungi l’elettronica usata con intelligenza, elementi reggae e jazz londinese a cambiare può essere la vita, o quantomeno la direzione musicale che fino a quel momento pensavi di darle.
Testi afrofuturisti, pace, universalità, negazione di qualsiasi divisione basata su appartenenze etniche.
La carica della band è incredibile, il frontman non si fa pregare per scendere e coinvolgere ancor più il pubblico, prevalentemente femminile, in danze liberatorie di anima, corpo e vestitini.
Pardo parzialmente anche io lucidità e ne rendo merito alla band, mentre nulla lascia presagire quello che tra poco più di un’ora accadrà.

Aspettative, quelle che ti stimolano a essere curioso.
Dal golfo di Guinea torno nel bacino del Mediterraneo alla scoperta del Sabir.
Lingua di origine turca ma simile a un dialetto veneto, utilizzata dal ‘400 al ‘700 da tutti i popoli affacciati sul mediterraneo per comunicare tra loro e comprendersi.
La parlavano i cristiani appartenenti a diversi gruppi linguistici, francofoni, ispanici e italici, gli arabi e i turchi e a distanza di alcuni secoli torna protagonista nella musica di Stefano Saletti e della Banda Ikona. 
L’utilizzo di questo idioma per i testi dei propri brani, fa risaltare, ancor più la loro musica, intrinsecamente permeata di mediterraneità, senza confini, senza barriere.
Nelle loro canzoni si miscelano le diverse e multiformi culture che si affacciano sul mare più antico del mondo.
Il Marocco può incontrare la Grecia, la Turchia si richiama con l’Italia in un gioco di specchi sonori.
Ora sul palco del WOMAD Roma presentano il loro nuovo disco, il cui titolo è già un manifesto programmatico: “Mediterraneo Ostinato”.
Ostinatamente e orgogliosamente incrocio di culture, correnti marine, di venti; il melthemi greco con il maestrale imperioso delle coste galluresi, lo shoruq che dal Sahara plana sulle coste del Maghreb e diventa scirocco dopo aver attraversato il canale di Sicilia con il ponente profumato di fiori e miele.
Il veliero di note, capitanato da Stefano Saletti con il suo bouzouki, e con le voci di Barbara Eramo, Gabriella Ajello e Yasemin Sannino, le percussioni, i tamburi a cornice, ci porta fino in Armenia, recuperando anche un canto tradizionale dello stato che si spartisce l’Ararat con la Turchia.
E purtroppo, a proposito di venti…

Un temporale autorigenerante è un fenomeno che si autoalimenta in conseguenza dell’alta umidità presente nell’aria. Caratteristiche distintive sono la sostanziale non prevedibilità, la sua precisa e limitata localizzazione nello spazio, l’intensità delle sue manifestazioni.

E se non è un temporale autorigenerante quello che si scatena al termine della performance della Banda Ikona, ci manca ben poco. Mentre il gruppo capitanato fa appena in tempo a portar via gli strumenti dal palco, su Villa Ada inizia una pioggia che nel giro di una decina di minuti acquista caratteristiche di diluvio torrenziale.
L’esibizione del Canzoniere Grecanico Salentino, ai quali vanno i complimenti per la professionalità dimostrata, inizia per onor di firma e va avanti per una decina di temerari che restano a danzare e a divertirsi sotto vere e proprie secchiate d’acqua. Quando poi, dopo circa trenta minuti, iniziano a cadere i primi fulmini, il direttore di palco decide che può bastare e per motivi di sicurezza il concerto è sospeso.

Il temporale andrà avanti per un’altra ora e l’organizzazione del concerto comunica che, sempre per tutelare la sicurezza degli artisti e del pubblico, le esibizioni dei cileni Chico Trujillo, della Superband (in pratica il nucleo della Propaganda Orchestra più Rodrigo D’Erasmo e altri musicisti) e ospiti quali Meg, Giovanni Truppi, Willie Peyote e il dj set degli Editors non si terranno.
Il WOMAD Roma termina così inaspettatamente con un’estemporanea esibizione acustica dell’ensemble cileno improvvisata sotto le tende del backstage e caratterizzata da un tasso alcolico.
Qualche rimpianto, un po’ di stanchezza, la soddisfazione degli organizzatori di aver condotto la barca in porto, in senso nemmeno troppo figurato vista l’acqua venuta giù.

Il primo WOMAD festival italiano va così in archivio, confermando l’alto livello artistico delle band chiamate a partecipare.
Se la musica, come ogni forma d’arte, non può prescindere da confronto, incontro, contaminazione tra stili, linguaggi, esperienze, tecniche il cui risultato è molto più della somma delle parti, allora la World Music può davvero rivendicare un ruolo di nuova frontiera sonora, e diventare tornasole di eventi di ben altra e più generale portata che stanno interessando la comunità internazionale, a diversi livelli.
Nascono, infatti, sempre più band e progetti misti, in cui mondi, tradizioni, culture provenienti da zone del pianeta diverse, e distanti, dialogano e creano opere difficilmente immaginabili prima del loro incontro.
Frequenti sono anche i casi in cui questi progetti prendono vita in un paese terzo, ad aggiungere ulteriori elementi di diversità e a insaporire con spezie ancor più particolari la musica presentata al pubblico.
Unica, piccola, zona d’ombra, la risposta del pubblico che non sempre è stata quella che ci si poteva attendere.
Andrebbe forse fatta una riflessione sull’opportunità di prevedere esibizioni alle ore 16, soprattutto nel caso di un giorno feriale, e magari studiare meglio la collocazione all’interno della stagione, non in concomitanza di manifestazioni come il Pride, e gli eventi ad esso correlati, che ha dirottato altrove una fetta di pubblico altrimenti presente.

Si potrebbe anche pensare di inserire in cartellone anche un nome di grande richiamo per la prima serata serata, o per quella centrale, che possa far crescere l’hype e far da traino per tutto il festival.
In fondo, la grande maggioranza del pubblico dei festival, quelli che affollano l’intera area adibita ai concerti, sono i giovani al di sotto dei 30 anni, che nel caso del WOMAD Roma sono accorsi in massa per il dj set dei Comemammamhafatto.
Questo conferma che, offrendo una proposta che incontra i desiderata di questa fascia di pubblico, si ottiene la risposta cercata e si può far arrivare il messaggio della world music a una fascia di pubblico che di norma frequenta altri mondi sonori.
Certo è che il battesimo del WOMAD Roma 2023 sarà servito per tarare con massima efficacia le edizioni che verranno, mantenendo la barra dritta intorno ai concetti di scoperta, viaggio, esplorazione, inclusione, scambio, accoglienza.
In una parola sola, intorno al senso profondo del fare Musica.

WOMAD Roma

Domenica 11 giugno 2023

DONGYANG GOZUPA (Corea del Sud)
ONIPA (Ghana/UK)
STEFANO SALETTI E BANDA IKONA (Italia)
CANZONIERE GRECANICO SALENTINO (Italia)

non esibitisi causa maltempo

CHICO TRUJILLO (Cile)
SUPERBAND + GUEST (Italia)
Dj Set EDITORS (UK)

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