The MON, il dark-folk di Urlo va a teatro

È con malcelata curiosità che mi accingo a raggiungere il luogo prescelto per il concerto di questa sera: sito a poche centinaia di metri dal Naviglio Grande, in una traversa della ripa di Porta Ticinese, il Teatro Linguaggicreativi è una piccola ma interessantissima realtà culturale a me fino ad ora totalmente sconosciuta – mea culpa, considerato che si trova giusto a 4 numeri civici dal luogo dove sono nato e vissuto per i primi 18 anni della mia vita.
Come si suol dire, non si finisce mai di imparare. 
Quello dei Linguaggicreativi è un minuscolo ma delizioso teatro che può accogliere comodamente 70 persone, ricavato da quella che un tempo era una stamperia, e all’interno del quale prendono vita tutte le attività messe in piedi dall’omonima associazione culturale fondata nel 2009 da Simona Migliori e Paolo Trotti.
Non solo palcoscenico per le ricchissime stagioni di drammaturgia che vengono organizzate ogni anno, quindi, ma anche scuola di teatro, con corsi e laboratori di recitazione, e corsi tecnici di cinema e scrittura.
Per quanto inusuale, il locale appare subito azzeccatissimo per la serata che sta per aver inizio, e che vede come protagonista THE MON, ovvero il progetto solista di Urlo, cantante, bassista e membro fondatore dei mai troppo osannati Ufomammut.

A scaldare l’atmosfera ci pensa Luca Valisi, già chitarrista e bassista dei Mechanic For Dreamers e L’Ocean, conosciuto anche per il progetto electro/noise P.U.M.A.
Stasera però lo vediamo in azione non già con la chitarra o con il basso, ma con il suo bouzouki, quella sorta di mandolino greco con cui si suona tipicamente il sirtaki.
Ma non è certo con il sirtaki che ci intrattiene questa sera il buon Valisi, che coniuga lo strumento con una loop station traendone suoni astratti e psichedelici che avvolgono il pubblico e lo trasporta in una sorta di viaggio onirico e lisergico, alla ricerca del Nirvana. Sicuramente non per tutte le orecchie, ma di sicuro interesse per chi ancora dalla musica non si aspetta solo ed esclusivamente i soliti tre accordi.

Questa sera Urlo è ospite del Teatro per presentare “Eye”, il secondo full-lenght della sua creatura THE MON, con cui prosegue il discorso intrapreso con il precedente album d’esordio “Doppelleben” (2018) e con l’Ep “My Rotten Heart/Into Nothing”.
Uscito pochi mesi fa su Supernaturalcat Records, l’etichetta gestita dal collettivo Malleus Rock Art Lab di cui Urlo stesso è membro fondatore, “Eye” è un’opera se vogliamo ancor più introspettiva rispetto all’esordio, e trascina l’ascoltatore in un abisso catartico dominato dal dark-folk elettronico che trasuda dai solchi del disco, un disco nei cui brani troviamo illustri collaborazioni con personaggi di spicco della scena come Colin H. Van Eeckhout degli Amenra, Steve Von Till dei Neurosis, Dave W. dei White Hills e la violinista Sarah Pendleton (ex-SubRosa, ora negli Otolith).

THE MON

Urlo è solo sul palco, accompagnato dalle sue chitarre, dal basso e dalla strumentazione necessaria a far prendere vita alle sue composizioni.
Dietro di lui, su di un maxischermo scorrono i contributi audiovisivi che concorrono a dar corpo alle trame musicali di THE MON, trame dal sapore autunnale, con quel misto di introspettivo intimismo cantautorale che abbiamo imparato ad amare su disco, e che ci si dipanano di fronte agli occhi ed alle orecchie quando Urlo inanella, canzone dopo canzone, l’intero contenuto di “Eye”.
Come su disco, non vi sono brani che spiccano particolarmente rispetto agli altri, e Urlo stesso tende a non separarli di netto, dando luogo ad un flusso continuo di musica avvolgente su cui risuona il suo cantato ‘pulito’, come fosse un’unica pièce sviluppata su più movimenti. Non posso però nascondere la mia predilezione per ‘To The Ones‘, quasi joy-divisiana, o per quegli echi dal vago sapore hawkwindiano che spuntano in ‘Secret‘.
Per non parlare di quando i suoni si irrobustiscono come in ‘Where‘.
Come si diceva, “Eye” occupa la scaletta dello show con ogni singolo suo pezzo, ma non mancano comunque mementi dal passato, dal richiamo all’astronave madre con ‘Stigma‘, al ripescaggio ‘Hedy Lamarr‘ dal disco d’esordio e con ‘My Rotten Heart‘ dall’omonimo Ep.

In definitiva una serata intrigante ed avvolgente, per un concerto dal quale esci provato più emotivamente che fisicamente – non era certo questa la serata per lo scapocciamento inconsulto.
Salendo in auto schiaccio nuovamente play su “The Eye”, un po’ per rivivere la serata ed un po’ perché, nonostante i plurimi passaggi ed averlo visto eseguito per intero dal vivo, scopri sempre quel pezzettino in più che negli ascolti precedenti ti era sfuggito.

Milano, 12 ottobre 2023

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