Måneskin, il destino del rock

Cercando di evitare di scadere nel banale, parlare del fenomeno Måneskin non è semplice.
Quattro ragazzi di circa venti anni che hanno bruciato le tappe di una carriera folgorante che li ha portati a calcare i palchi più di qua e là dell’Oceano, conosciuti ormai in ogni angolo del mondo musicale rock: tenere il senso della propria arte in una direzione chiara e netta in questa tempesta di successo non è semplice, ma loro se la stanno cavando molto bene.

La qualità della produzione musicale dei Måneskin rimane assolutamente degna e fedele al loro background ancora molto selvaggio, nel senso positivo del significato.
Le scalette dei concerti concedono molto meno spazio alle cover, puntando invece sul proprio repertorio e anche la dimensione live sta crescendo.
Il 2023 ha visto il debutto negli stadi, successivo alla partecipazione ai maggiori festival rock europei (uno su tutti, il mitico Glastonbury Festival).

Måneskin

Damiano, Victoria, Ethan e Thomas stanno crescendo nel modo di suonare e anche di stare sul palco.
Il frontman ha intrapreso un percorso che lo porterà, ne sono certo, a mettere da parte alcuni eccessi del personaggio (assolutamente legittimi, sia chiaro) a vantaggio dell’artista che mette al centro le canzoni e l’attitudine e capacità di interpretarla.
Chitarra, basso e batteria non sono più i comprimari del gruppo ma degni partner del cantante e anche le canzoni sono armonicamente più complesse anche se meno immediate.
Al concerto allo Stadio Olimpico di Roma i successi e i pezzi più rappresentativi della band non mancano: ‘Don’t wanna sleep‘ a ‘Zitti e buoni‘, ‘Coraline‘, ‘I wanna be your slave‘, ‘Mamma Mia‘ e anche la cover dei Four Seasons di Frankie Valli , ‘Beggin’‘.
Sono due ore di spettacolo bene organizzato che pesca a piene mani dai tour che sono passati alla storia del rock internazionale, come ad esempio quello degli U2 di “Rattle and Hum”: la suddivisione del palco in vari stage, i passaggi dai set acustici a quelli più adrenalinici.
C’è spazio anche per gli assoli di chitarra e della batteria.
Damiano ha imparato a concentrarsi su cosa accade sul palco e meno su quello che succede intorno, come se lentamente stesse abbandonando quell’impronta da tempi televisivi che inevitabilmente aveva segnato l’inizio della loro carriera.

Mettersi alla prova come band in un contesto meno ovattato, come quello degli stadi delle grandi città, durante la canicola estiva è segno di grande crescita e consapevolezza per la band.
Che, oggi, ha la necessità di instaurare un rapporto artistico più diretto e meno filtrato col pubblico, lontano da tutto quello che è copertina patinata ed ha ruotato intorno all’esplosivo inizio di carriera.

Ora il passo successivo per i Måneskin sarà sviluppare qualcosa di originale per consentire loro di camminare sempre davanti all’entertainment che ruota intorno ad un successo incendiario come questo.
Evidentemente è un percorso che va dall’artista, alla produzione, al management non perdendo mai di vista la qualità di tutto il repertorio.
Arriverà il momento in cui le critiche e i mugugni saranno maggiori degli apprezzamenti, ma i quattro ragazzi di Roma avranno le spalle grandi per reggere l’urto e magari intraprendere nuove strade.
Nel frattempo, godiamoci la loro capacità di essere sfrontati sino all’eccesso, orgoglio di ciò che fanno e alfieri di un sogno che li ha catapultati tra i luccichii della musica, in alto, fino alle grandissime stelle.
In qualche modo, chi ha creduto in loro subito, come Manuel Agnelli, ha anche indicato e tracciato con loro un pezzo di strada: mai togliere dal centro del percorso la musica, il resto viene dopo.
Il background e la cultura musicale dei ragazzi è solidissima come anche la capacità di elaborarla per fare loro canzoni di successo anche di una certa profondità.
Se si vira da questo percorso si mina anche la credibilità musicale del loro futuro.
Ma non sarà così, perché la qualità di Damiano e soci è indiscutibile e questo tour negli stadi non fa altro che confermarlo.

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© Vanessa Cuda
Roma, 20/07/2023

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