
Luca Barbarossa incanta Roma con un viaggio tra musica e racconti
Tra aneddoti inediti e grandi classici, Luca Barbarossa conquista il pubblico
All’Auditorium Parco della Musica uno spettacolo intenso e coinvolgente
Roma, 8 Marzo 2025
Sono trascorse oltre quattro decadi da quel folgorante debutto al Festival di Sanremo, quando non ancora ventenne ottenne con ‘Roma Spogliata’ un lusinghiero quarto posto; e risale a più di trent’anni fa la vittoria del Festival medesimo con la struggente ‘Portami A Ballare’ dedicata alla madre. Ma Luca Barbarossa ha accuratamente evitato di sedersi sugli allori, di ripetere una formula che pure si era rivelata vincente.
Al contrario, ha saputo rivitalizzare la sua carriera facendo scelte coraggiose ma che si sono rivelate vincenti, come la tournèe teatrale con l’amico Neri Marcorè (non sorprendentemente presente in platea e salutato dal palco a fine esibizione) o il fortunatissimo ‘Radio 2 Social Club’, un programma radiofonico che ha riscosso talmente tanto successo da essere trasmesso anche in televisione.
Non può dunque sorprendere l’ultima iniziativa del cantautore romano, che ha pubblicato un libro (“Cento Storie Per Cento Canzoni”) e, forte del suo ampio riscontro, ha deciso di riproporlo in un tour teatrale, conclusosi con tre serate consecutive nella sua città di origine.
L’idea è semplice ma geniale: Luca ci guida in un affascinante viaggio attraverso la storia della canzone, italiana e internazionale, alternando le esecuzioni ad un ampio florilegio di aneddoti, in alcuni casi raccolti personalmente, come l’esilarante racconto fattogli da Mogol sulla genesi del testo di ‘Emozioni’, uno fra i brani più iconici di Lucio Battisti, scritto dal Rapetti medesimo mentre, guidando una 500 Giardinetta, andava assieme alla famiglia in villeggiatura a casa dei suoceri.
Ed è difficile stabilire se sia stato più divertente ascoltare ‘Veronica’, tipico esempio dell’immaginifico ‘nonsense’ di Jannacci, o il retroscena sulla sua composizione, nella quale il cantante milanese fu supportato da personalità come Sandro Ciotti e Dario Fo durante un pomeriggio al bar; pomeriggio nel quale, aggiunge scherzosamente Barbarossa, è lecito immaginare che la ‘benzina’ ingerita dall’imprevedibile trio non fosse propriamente identificabile in una tisana al timo!

Non mancano certamente momenti più toccanti, come il racconto della jazz band composta da musicisti ebrei chiamata ad intrattenere il gerarca nazista Eichmann nel campo di sterminio di Terezin. O autentiche curiosità, come quella di un inedito Marlon Brando in versione canterina nel blockbuster hollywoodiano del ’55, ‘Bulli E Pupe’. Infiniti gli aneddoti sciorinati dallo chansonnier capitolino, alternati ad intense reinterpretazioni di classici di Bruno Lauzi (‘Ritornerai’), Luigi Tenco (‘Mi Sono Innamorato Di Te’), Patty Pravo (‘Se Perdo Te’); e ancora De Gregori, Paolo Conte, Battiato, Lucio Dalla, sino ad un imprevedibile Don McLean (‘Vincent’, dedicata a Van Gogh) e all’indiscutibile maestro di tutti i cantori dell’impegno sociale, Bob Dylan, con l’immortale ‘Blowin’ In The Wind’.
Barbarossa ha tenuto il palco da consumato istrione, riuscendo a confezionare uno spettacolo impeccabile: divertente, emozionante, anche istruttivo, alternando musica e curiosità. Ad accompagnarlo sono stati due gregari di lusso, membri della sua ormai rinomata Social Band, il chitarrista Claudio Trippa ed il polistrumentista Alessio Graziani, abilissimo nel disimpegnarsi fra pianoforte, armonica, trombone, fisarmonica e persino qualche azzeccata voce di accompagnamento.
Un plauso meritato ad un artista capace di reinventarsi frequentemente, piuttosto che reiterare triti deja-vu all’insegna del puro mestiere.