Jennifer Batten, una straordinaria guitar hero

Ranica (BG), 15 aprile 2019

È bastato l’arrivo di Jennifer Batten per trasformare il Druso di Ranica (BG) in un sofisticato club con arredamento di design.
Sito nel mezzo della zona industriale bergamasca, il Druso ha accolto nella sua tana una delle massime interpreti di chitarra a livello mondiale, musicista che per decenni ha spaziato dal funk al rock accanto a nomi di importanza internazionale.
Per questo tour italiano viene accompagnata dalla potentissima batteria di John Macaluso, già dietro le pelli dei nostrani Labyrinth nonché macchina ritmica assolutamente possente e precisa in tanti altri progetti.

La serata è stata aperta dai The Vipers Trio, qui a presentare il loro primo album “Bad Weather”.
La band ha sfruttato molto bene i 45 minuti di set a disposizione proponendo un blues elettrico veloce e intenso dalle chiare reminiscenze anni ’60 e ’70.
Le corde infuocate della chitarra di Alex Chierichetti hanno scaldato tantissimo l’atmosfera, ben supportate dalla sezione ritmica precisa e coinvolgente del batterista Fabio Feldkircher e dal basso vibrante di Nicolo Buffetti.
Bravi e suonati a volumi altissimi, ma comunque puliti, i The Vipers Trio hanno fatto un’ottima performance anche quando sul palco è salita Alice Montanelli con la quale hanno presentato il nuovo singolo strappando ai presenti applausi sinceri.

The Vipers Trio

Dopo un veloce cambio di set, sale sul palco in solitaria la protagonista della serata, l’eccezionale Jennifer Batten.
Immancabile il crine platino dei tempi d’oro, arricchito da due strisce porpora sui lati come una hot rod anni ’50 pronta a sfogare la propria potenza.

La prima parte del concerto è dedicata al viaggio che la chitarra permette alla Batten di fare nell’universo delle note.
Per rafforzare visivamente il concetto, ogni brano – con le basi suonate dalla tecnologia di un portatile – è completato da dei video proiettati sullo schermo alle sue spalle.
È oltremodo spettacolare notare quanto Jennifer Batten sia perfettamente coordinata in ogni passaggio chiave del fraseggio con le immagini che si succedono velocemente.
Buster Keaton ed altri geni, comiche che si alternano ad immagini forti: è tutto un grande caleidoscopio nel quale la Batten si muove senza esitare.
Lei dichiara che la chitarra è lo strumento che le è stato dato per poter viaggiare nel mondo e la usa per comunicare agli altri questo viaggio.

Jennifer Batten
Jennifer Batten

Sonorità elettriche e sintetiche tipiche degli anni ’80 che servono come solida base per potersi staccare da cliché sonori e avventurarsi, senza paura e con il disincanto emozionale tipico di quegli anni, in virtuosismi assolutamente incredibili: è un’artista spettacolare.
Reinventa il tema di ‘Billy Jean‘ mantenendo il nucleo perfettamente riconoscibile del brano esplorandone tuttavia nuovi colori ed il primo set si conclude con un medley di quello che ha contraddistinto la sua carriera: da accenni riconoscibili di Michael Jackson con ‘Thriller‘ a sprazzi di ‘Beat it‘, ‘Black and White‘ e altri grandi successi che la hanno avuta al servizio del Re del Pop.

Il secondo set è durato un’ora e mezza e ha visto la Batten accompagnata dalla band con la quale esegue una spettacolare versione di ‘Star Cycle‘ di Jeff Beck che colpisce per l’esecuzione e lascia senza parole per il feeling, supportato da una sezione ritmica potente.
Stupisce la semplicità con la quale si passa tra molti passaggi difficili per poi evolverli e portarli oltre.

La serata si conclude quasi all’una di notte ma nessuno vuole perdersi anche l’ultima nota di questa guitar hero.
La partita serale di Atalanta-Empoli e la scelta di una domenica sera per ospitare il live sono elementi che hanno sicuramente condizionatoin parte l’affluenza ma nonostante tutto i presenti hanno avuto modo di godere di una dei più grandi interpreti della sei corde a livello mondiale.
Una carriera lunghissima caratterizzata da collaborazioni fruttuose con altri geni della chitarra come Jeff Beck, dal quale oltre alla maestria la Batten ha appreso un’attitudine di usare le proprie capacita per comunicare leggerezza e spassionata ironia nelle sue composizioni solistiche.

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