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Enrico Ruggeri

Enrico Ruggeri, rock, poesia e libero pensiero

Enrico Ruggeri emoziona Milano con il suo “La Caverna di Platone Tour”

Libertà, riflessione e musica suonata dal vivo, incantando i Magazzini Generali

Milano, 01 Aprile 2025

Un Enrico Ruggeri visibilmente emozionato sale sul palco dei Magazzini Generali di Milano per la prima delle due date nei club del suo “La Caverna di Platone Tour”. Emozionato ma anche desideroso di suonare dal vivo i brani del suo nuovo album, “La caverna di Platone”, pubblicato lo scorso 17 gennaio. È il suo quarantesimo disco in 45 anni di carriera, una carriera che conta più di 3500 concerti. Numeri che rendono l’idea di quanto Enrico Ruggeri ami stare sul palco, fare musica, condividere emozioni e non solo, anche riflessioni sul mondo e la società in cui viviamo.

Tema portante di questo album è il mito del filosofo ateniese, da cui prende spunto, per raccontare la società attuale dove è sempre più difficile distinguere tra ciò che è vero e ciò che invece è solo un illusione, una proiezione della realtà stessa. Il tutto con l’ausilio della poesia e del rock che da sempre contraddistinguono la produzione musicale del Rouge.

In platea il pubblico è molto numeroso e variegato. C’è un gruppo nutrito di fans giunti da tutta Italia, ci sono gli amici, i colleghi musicisti, qualche giornalista e anche i sui tre figli – «evento raro», come dice lui stesso commosso a fine concerto.

Lo show inizia sulle note di “Gli Eroi del Cinema Muto”, brano che apre il disco. Canzone intensa e relativamente “tranquilla” rispetto a “Cattiva Compagnia”, la seconda canzone in scaletta dove chitarre elettriche e sessione ritmica entrano in gioco con prepotenza. Il terzo brano è “il Portiere di Notte”, il primo in scaletta dei grandi successi del passato.

Come anticipato sui social e in varie interviste, la scaletta terrà conto dei brani nuovi che inevitabilmente toglierà spazio a brani storici conosciuti ai più. Nonostante ciò durante la serata non mancheranno brani iconici come “Polvere”, “Peter Pan”, “Il Mare d’Inverno” o “Quello che le Donne non Dicono” e anche qualche brano tratto da gli album più recenti.

Uno di questi è “La Rivoluzione”, canzone manifesto di una generazione che come dice Rouge, “ha avuto la fortuna di ascoltare la miglior musica prodotta di sempre, in qualsiasi genere ci si imbattesse”. Un’occasione per sottolineare la sua difficoltà nell’individuare un artista interessante dei giorni nostri considerando il background culturale di provenienza.

Enrico Ruggeri interviene più volte durante il concerto sia per introdurre le canzoni ma anche e soprattutto per dire la sua su tematiche politiche e sociali attuali. Frasi e parole coraggiose, non sempre condivisibili, ma in perfetto stile Ruggeri che da sempre è l’emblema dell’artista libero, poco incline alle logiche di mercato e alle simpatie politiche dei partiti che indubbiamente aiutano ad essere più presenti e considerati in certi contesti. Un libertà che «ha un prezzo da pagare», come racconta ne “Il Poeta”, primo singolo estratto dall’album, che parla di tutti quegli intellettuali, da Socrate a Oscar Wilde passando per Pier Paolo Pasolini che hanno pagato per essersi esposti oltre ciò che era il pensiero dominante della società.

In scaletta trova posto anche l’intensa “Zona di Guerra”, secondo singolo estratto dall’album dove si parla dell’orrore della guerra con un occhio di riguardo per i popoli “senza una casa”. Non è la prima volta che Ruggeri scrive una canzone su queste tematiche.
La denuncia di quanto stia accadendo nella Striscia di Gaza e la dedica al popolo palestinese è inevitabile.

Il concerto volge al termine. Prima dei bis il consueto saluto e ringraziamento ai suoi compagni di viaggio e alla band che vede alle chitarre Sergio Aschieris e Giovanni Gimpel, alla sessione ritmica Lorenzo Poli al basso e Phil Mer alla batteria e alle tastiere Francesco Luppi. Durante il concerto presenti incursioni sul palco di Davide Brambilla alla tromba e Mitia Maccaferri che durante il tour si alternerà al basso con Lorenzo Poli.

Altra caratteristica “da altri tempi” per citare Michele Monina è che il concerto è interamente suonato dal vivo, senza l’ausilio di sequenze e basi pre-registrate. Una scelta che concede la libertà di giocare con intro e finali delle canzoni come nel caso di “Contessa” che insieme a “Mistero” e la nuova “Il Cielo di Milano” completa il trittico dei bis.

Sul palco un simpatico e commovente siparietto con suo secondogenito Ugo che lo raggiunge sul palco prendendolo in braccio per una foto che chiude al meglio una serata all’insegna delle emozioni, del divertimento e della passione con cui l’artista a quasi 50 anni di carriera ha per la musica.

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