Una potenza sonora disarmante: Aucan a Bologna

L’Estragon riapre i battenti. Il tepore di questo ottobre va di pari passo con quella che si preannuncia una stagione caldissima, ricca di nomi importanti.
Via alle danze con questa serata totalmente free entry che porta con sé, come portata principale, il DJ set plasmato da una delle band undergound italiane più europee in assoluto: gli Aucan, da Brescia.

Appena arrivati dobbiamo attendere qualche minuto prima di entrare e vedere immediatamente l’inizio del riscaldamento, affidato al dubstep nudo e crudo dei Sinaver.
Sfortunatamente la pista è ancora miseramente vuota – non certo per la musica, intendiamoci.
Il duo si lascia apprezzare per dei beat a volte devastanti, che gridano ancora vendetta.
La situazione inizia piano piano ad animarsi, e quando parte Dj Enemies ci ritroviamo di fronte ad uno scenario totalmente diverso: teste che si muovono a ritmo di una forsennata techno rap che potrete scoprire ancor più generosa se decideste di fare un salto sottocassa.
Finisco in fretta il mio calice di vino per evitare che mi cada tra la folla (che non è comunque ancora nutrita a dovere) e mi lascio trasportare da tracce rabbiose, veementi ed estremamente godibili. Quando entrano in scena 2/3 degli Aucan, la serata vede il suo apice, la platea cresce e si scatena sempre più.
Veniamo investiti da una potenza sonora disarmante, bombardati da pezzi marziali e scuri. Le luci ci accecano, il suono di una sirena ci stordisce e ci cappotta quasi, lo spettacolo è assicurato. D’altro canto, gli allupati in pista e la staticità generale di un pubblico estremamente variegato e non molto coeso rovinano un po’ il quadretto, che vede ancora le due sagome di Jo e Francesco intente a ridurci in pezzi con una violenza inaudita, forte e mai gratuita, in pieno stile Aucan.
Tutto rigorosamente in bianco e nero. Tutto condito dal consueto contorno di artwork che esplode sul proiettore campeggiante sullo sfondo, denso e pesante, anch’esso infiammato e mosso da schizofrenici fasci di luce che cadono dal cielo come ronzanti teli di seta bucata.
Complici la stanchezza, la mancanza di autobus notturni che mi costringe a lottare per un taxi e la sensazione di una serata potenzialmente devastante ma parzialmente fraintesa decido di allontanarmi proprio sul finire dello show offertoci dal duo bresciano, indubbiamente maestoso. La serata prosegue mentre mi avvio verso l’uscita, tra la fredda nebbia del Parco Nord.
Salgo sul taxi e torno a casa.
Nonostante prediliga altri generi musicali, altre tipologie di serata e (soprattutto) altre tipologie di vino posso ritenermi soddisfatto, il mio bagaglio certamente accresciuto dopo la scoperta di uno dei fenomeni musicali italiani più freschi, quali sono gli Aucan.
La stagione si apre bene, che possa proseguire anche meglio.
E’ solo l’inizio.

1 Comments

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    Non ne sono sicuro, ma temo che una buona metà del pubblico fosse lì perché si aspettava la classica serata rock del fear candy (me compreso), questo ha generato un palpabile disinteresse verso i, seppur bravi, Aucan.

    Fuzo / Rispondi

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