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Silvia e Marcello

People #5: Silvia Butta Calice e Marcello Marabotti

Silvia: «Ci sono posti in Italia in cui puoi essere creativo, posti in cui il tuo cervello è considerato uno strumento e le persone intorno a te lo riconoscono, ti spronano.
Non bisogna mollare, esiste la possibilità di realizzare i propri sogni e noi ne siamo testimoni»

È un tutto po’ fiabesco, non trovate?
Eppure questa intervista è reale, e a parlare è Silvia Butta Calice, 32 anni.
Silvia non è un giovane cervello fuggito all’estero ma lavora nella divisione ‘Promozione’ di Vivo Concerti, uno dei maggiori promoter musicali del momento.

Vivo è una realtà costituita da 13 dipendenti, ha la sua sede a Milano ed opera su tutto il territorio nazionale e in gran parte di quello internazionale.

Fornisce servizi di booking e promozione da Twenty One Pilots, Phoenix, Devendra Banhart, Frank Carter Hans Zimmer, nonché agli italianissimi Thegiornalisti, Mannarino, Salmo e Benji&Fede.
Ha lavorato con artisti Warner Music come Linkin Park, Muse, The Black Keys, Bruno Mars.
Da 4 anni Silvia lavora con Marcello Marabotti, costituendo la struttura portante della comunicazione commerciale e istituzionale di Vivo Concerti insieme ad Irene Oriani.
Fin qui niente di particolare se non aggiungessi che i due, oltre ad essere una squadra collaudata, sono anche marito e moglie.

Silvia: «Non facciamo le stesse cose: anche se dipendiamo l’uno dall’altra cerchiamo di non toccarci quasi mai. È una routine ben oleata, incorniciata da un clima stupendo che rende tutto più facile»

Tra le righe vibra il loro entusiasmo nel volermi trasmettere una realtà davvero speciale.
Che lo sia davvero o meno, ha di per sé poca rilevanza: rilevante è invece la potenzialità di questo sentimento.
Se l’entusiasmo è intraprendenza, l’intraprendenza è già futuro.

Marcello: «Sarà banale, ma se hai in mente un obiettivo ed sei disposto a fare ogni cosa per raggiungerlo, allora puoi arrivarci. È fondamentale avere con te persone che ti danno una mano e ti accompagnano lungo la strada. Se hai la fortuna di mettere insieme queste due cose allora stai sicuro che la puoi fare»

 Gli incontri giusti, dunque, alleggeriscono la strada per il successo.
Non sapremo mai chi è destinato a innalzare le vostre sorti professionali, ma noi di “People” speriamo che lo incontriate.
Intanto continuiamo sbirciare nei backstage per mostrarvi chi c’è dentro e come lavora.

Per il resto non c’è tempo da perdere, infilate le scarpe e andate.

Raccontatemi un po’ la vostra storia: chi eravate prima di questa esperienza lavorativa?
Cosa vi ha portati fino a qui? 

[Marcello]: Dopo l’università la prima esperienza significativa è stata in Onstage, dove ho scoperto le prime nozioni e i punti chiave della comunicazione musicale. Parallelamente, collaboravo con Toylet Magazine e diverse personalità di spicco, tra cui anche Silvia, per la realizzazione di serate a Milano in cui convogliavano musica, arte e cinema.
Proprio tramite Onstage ho conosciuto Vivo Concerti: cercavano una risorsa nella sezione ‘digital’ ed io ho cominciato a lavorare per loro, ritrovandomi all’interno di una bella squadra, fatta di persone brave, con professionalità e disponibilità fuori dal comune. Il ruolo da Responsabile Marketing ha poi segnato cambiamento definitivo che mi ha portato fino a qui.
[Silvia]: Poi sono arrivata io. Facevo un lavoro ‘normale’ che però mi permetteva di avere molto tempo libero, tempo che impiegavo occupandomi di arte e comunicazione. È stato proprio Marcello a proporre la mia candidatura a Vivo Concerti nel momento in cui si è liberata una posizione da digital strategist.
Mi è stata affidata tutta la comunicazione e la massima libertà di poterla svecchiare.

Raccontatemi gli aspetti tecnici del vostro lavoro: in cosa consiste, come nascono i progetti?
Quali sono i momenti salienti e quali sono le professionalità che ruotano all’interno del vostro dipartimento?

[Silvia]: Il lavoro di supporto che svolgiamo è mirato a valorizzare e promuovere l’artista in toto. Spesso questa attività può fare la differenza tra l’essere apprezzati e l’essere famosi.
Il dipartimento è composto da me, Marcello e la più giovane Irene, che noi amiamo definire “nostra figlia”.
Siamo una squadra compattissima. Da me dipende tutto ciò che riguarda la comunicazione: social, ufficio stampa (di concerto con un ufficio stampa esterno), i progetti digital.
Irene si occupa di tutta la parte grafica e la raccolta dati.
Marcello detiene i rapporti con radio e televisioni, si occupa delle grandi affissioni, degli accordi di sponsorship e marketing.
Il processo inizia quando il reparto booking ci comunica l’inserimento di un nuovo artista: interveniamo con le prime analisi, individuiamo il target di riferimento, elaboriamo strategie per allargarlo. Insieme all’artista definiamo il tipo di comunicazione e di linguaggio più idonei alla promozione.
Ultimamente, ad esempio, abbiamo stravolto l’immagine di Devendra Banhart: era già amatissimo in Italia ma a fatica riempiva i club piccoli.
Con la nuova strategia di Vivo, in 9 giorni sono stati venduti 1.200 biglietti registrando un sold out per lui da record.
[Marcello]: La nostra linea di comunicazione si basa sul contenuto: l’obiettivo primario non è vendere i biglietti ma sviluppare un interesse nei confronti dell’artista. È un lavoro costante che non si ferma alle date del tour ma lo accompagna durante tutto l’anno.
[Silvia]: Siamo riusciti a creare la nostra impronta distintiva su ogni piattaforma. Cerchiamo di essere più vicino possibile ai nostri clienti, ai follower, cerchiamo di rispondere a tutti e sempre con tono ironico. Diamo importanza ad ogni artista, indipendentemente dal fatto che suoni in un forum o in un piccolo club.

In che modo convivono talento, pubblico e mercato?
Ovvero, nel successo di un artista dove sta l’equilibrio tra il lavoro delle Società come la vostra, il talento dell’artista e l’opinione del pubblico?

[Marcello]: Ciò che contraddistingue Vivo nel suo settore è sicuramente la capacità di studiare l’artista nei minimi dettagli per potergli cucire addosso il vestito migliore. Analizziamo numeri, fan base, luoghi, tour, le presenze registrate in Italia e all’estero. Solo molte variabili che influiscono nel successo, ma l’attenzione al dettaglio e una buona fase di studio possono essere determinanti.
[Silvia]: tutto quello che facciamo è “fatto a mano”. Compito del promoter è far conoscere l’artista a quella che potrebbe essere la sua fan base. Il promoter diventa quindi influencer nell’educare il pubblico ad un certo tipo di musica.
Nell’ultimo periodo il nostro modo di lavorare ha visto una grande apertura nei confronti di generi musicali che prima non venivano trattati, come il pop, la musica italiana. Ciò ha offerto in primis nuove proposte a chi già ci seguiva: gli stessi fan dei Radiohead hanno con sorpresa scoperto e apprezzato Salmo. Attraverso il nostro progetto di comunicazione l’ascolto del pubblico non cambia ma si evolve, è come aggiungere costantemente nuovi artisti alla stessa playlist.

Abbiamo parlato della comunicazione commerciale: come viene gestita, invece, quella istituzionale?
Penso alla recente bufera sul bagarinaggio: come avete affrontato gli impatti reputazionali?

[Silvia]: La nostra è partita come comunicazione commerciale e si è poi evoluta ricoprendo anche l’ambito istituzionale. Ci siamo resi conto che il nostro atteggiamento nei confronti del pubblico era sempre più amichevole e le persone si rapportavano con noi come se fossimo un’entità.
Il web di per se favorisce la critica negativa, in quanto lontano dalle inibizioni di un normale confronto visivo. Noi per scelta miriamo a promuovere la gentilezza: non blocchiamo utenti, non cancelliamo commenti, rispondiamo affettuosamente agli insulti. Questo è spiazzante e genera un’inversione di marcia da parte degli hater che spesso finiscono per scusarsi.
Nel caso più eclatante da te citato abbiamo deciso di comportarci come persone più che come società. Abbiamo lasciato che parlassero i fatti senza grandi comunicati stampa.
Nel giro di due settimane la situazione è rientrata in modo fisiologico.

Il modo di vivere la musica ha sicuramente subito un grande cambiamento negli ultimi anni: nell’era del digitale e del web si è fatto sempre più spazio il concetto di “musica liquida”, svincolata quindi dai supporti fisici.
Come avete vissuto questo cambiamento dal punto di vista professionale?

[Marcello]: l’abbiamo vissuto positivamente! l’industria della musica dal vivo ora sta crescendo. Lo sport viene seguito sempre meno, il resto dell’intrattenimento ha una fruizione sempre più digitale e solitaria, invece il concerto resta un momento di integrazione, di ritrovo culturale. Il pubblico finisce per attribuirgli una grande carica emotiva: si fonde con l’artista, con l’organizzazione, sviluppa sentimenti, relazioni e istinto di protezione.
[Silvia]: La musica liquida ha giovato al nostro business. Il concerto diventa l’unico vero momento in cui la musica si rende tangibile. Tempo fa c’era l’attesa del disco, le file chilometriche. Adesso l’artista puoi ascoltarlo su Spotify, ma la vera gioia è vederlo dal vivo. Poi lo sviluppo del web ha aiutato: è diventato più semplice viaggiare, acquistare i biglietti, promuovere gli eventi. Gli utenti tendono a concedersi più concerti rispetto al passato.
Nel nostro caso, abbiamo introdotto “Vivo Club”, il cui promotore è stato proprio Marcello. È una community e tra le altre cose da la possibilità agli iscritti di acquistare il biglietto un giorno prima dell’apertura ufficiale delle vendite, battendo così qualsiasi altro canale concorrenziale.

Quale sarà la prossima evoluzione?
Crescerà la strada del live, si tornerà a proporre supporti fisici, magari più esclusivi – come succede adesso con le stampe limitate dei vinili?

[Silvia]: Vivo Concerti vuole essere sempre un passo avanti, e sta infatti trasformando la sua Brand Identity – il cui progetto è stato ufficialmente presentato proprio a Marzo.
Prevediamo più dinamismo su entrambi i fronti: i live si stanno già trasformando in qualcosa di più della mera esibizione, stanno diventando condivisione, esperienza personalizzata che lega l’artista al suo pubblico in ogni tappa del tour.
L’esperienza viene poi condivisa dallo stesso pubblico nei social che ormai sono diventate le nuove piazze e tutto diventa virale.
Il supporto fisico invece verrà inteso sempre più come oggetto di culto: già notiamo i vinili in limited edition ma anche soluzioni creative come quella di Salmo, che propone il disco insieme ad un fumetto ideato e disegnato proprio da lui.

 

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