Morcheeba live a Segrate (MI): un impeccabile compitino

In principio erano i Morcheeba.
Poi vennero le carriere soliste, finché Skye Edwards e Ross Godfrey decisero di reincrociare voce e chitarra riformando una band, chiamata Skye and Ross, che infine riprese il nome Morcheeba.
Ed è con il glorioso marchio di fabbrica originario che si presentano al Circolo Magnolia di Segrate, il 24 luglio, per un concerto destinato a rispolverare i vecchi fasti.

I suoni molto particolari di Sarah Stride aprono la serata.
Milanese di adozione, numerose collaborazioni all’attivo in una carriera decennale, col suo gruppo sembra rifarsi ad alcuni gruppi alternativi storici di ferrettiana memoria, in una sorta di rivisitazione elettronica delle atmosfere che furono dei CSI e dei PGR, attraverso brani scuri e oscuri dalla marcata aura mistica, con le basse tonalità a farla da padrone.

Più accogliente l’attacco dei Morcheeba, che creano un’atmosfera da salotto usando uno dei loro brani più emblematici, ‘Trigger hippie‘, carico di suoni trip hop smorzati dalla voce suadente della immutabile Skye. Distorcono senza infastidire, amalgamando bene il lato rumoroso di fondo con il cantato avvolgente, e in un lento incedere di sonorità buie infilano pezzi storici con poche variazioni sul tema principale. Qualche chitarra per niente invadente per ‘World looking in‘, qualche arpeggio elegante nei brani più pop come ‘Otherwise‘.

Ci si perde nella dimensione spazio temporale, in bilico tra l’anima inquieta di un gruppo che ha saputo essere tutt’altro che banale nella composizione e il lato brillante di chi ha scritto brani immediati ed efficaci utilizzati negli spot pubblicitari di mezzo mondo. Viene tirato su qualche coretto con ‘Light of gold‘, richiamando la partecipazione di un pubblico piuttosto contemplativo, per poi omaggiare David Bowie con ‘Let’s dance‘. La commemorazione del Duca Bianco sembra essere il leit-motiv di questa estate 2017, in alcuni casi a ragion veduta in virtù di storiche collaborazioni passate, in altre situazioni un po’ forzata e non troppo contestualizzata.

I Morcheeba non si sciupano affatto nell’esibizione, tenendo comunque il pubblico sempre al caldo con l’eleganza innata e con un piglio che diventa ad un certo punto glam. Si chiude con un’altezzosa ‘Blindfold‘ e ‘Let me free‘ dal passo veloce, improvvisando senza strappare. Un breve concerto non può che terminare con un breve bis, e così dopo un lento che taglia le gambe si finisce sulle note di ‘Rome wasn’t built in a day‘, leggermente velocizzata in una versione hardcore-gospel, colorata e partecipata come da copione. La qualità dei Morcheeba viene ribadita in questo show milanese, ma un po’ di entusiasmo e di verve in più, o almeno un po’ più di quantità, sarebbero stati benaccetti, anche senza strafare, ma andando un po’ oltre il compitino impeccabilmente messo in scena a cui abbiamo assistito.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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