Call Me Karizma, underground ma non troppo

Unica data italiana per Call Me Karizma al Legend Club di Milano

Il suo “The Francis Tour”, per promuovere l’omonimo album, tocca l’Italia alla fine di un lungo tour europeo

Quella al Legend Club di Milano è una serata all’insegna di un moderno crossover fatto da pop, emo, punk e trap.
L’affluenza al locale non è alta e questo fa intuire quanto Call Me Karizma, cantautore e rapper americano, sia ancora poco conosciuto in Italia.
Ma come si dice in questi casi, i presenti sono pochi, ma buoni.

Causa traffico arrivo al locale che sul palco si stanno già esibendo i marchigiani Millefiori e per questo perdo l’esibizione di Wikw che ha avuto l’onere di aprire la serata.
Poco male, perché dopo una manciata di canzoni di sano emo-punk sale sul palco proprio Wikw per duettare con la band: fanno parte dello stesso collettivo e hanno all’attivo diverse collaborazioni.

Dopo un veloce cambio palco, parte lo show di Letdown. (sì, si scrive con il punto), progetto musicale di Blake Coddington, rocker di Chicago.
Andando avanti per proverbi, è proprio il caso di dire che l’abito non fa il monaco: jeans skinny nero, giubbotto di pelle, barba e capello lungo sono elementi perfetti per descrivere a grandi linee un artista hard rock/metal.
Invece mi ritrovo ad ascoltare (e anche apprezzare) quel pop-rock saltereccio contaminato dall’elettronica che va tanto di moda (momento boomer).
Indubbiamente le sperimentazioni musicali degli anni ’90 e primi 2000 hanno influenzato le nuove generazioni, mescolando ancor di più le carte in tavola.
Le line up non sono più le classiche da rock band ma vengono spesso ridotte a voce, chitarra e batteria che suonano su basi sintetiche.
Niente più muri di amplificatori che piacciono tanto a noi rocker, ma laptop.

Letdown.

Dopo una mezz’ora abbondante di set, il buon Blake cede il posto a Morgan Parriott, aka Call Me Karizma.
Il pubblico esplode al primo attacco di chitarra e questo conferma che chi era presente, sapeva bene perché (e per chi) fosse lì.
Anche Call Me Karizma è figlio delle influenze del nuovo millennio, dalla trap al rock (la maglia indossata dei Cannibal Corpse sarà solo per moda o per stima verso la band?), testi emo ben miscelati al pop.

Call Me Karizma

Musica che fa saltare e ballare i presenti, inclusi lui ed il chitarrista che sul palco sono scatenati ponendo l’accento sul contrasto tra atteggiamento on stage e i testi delle canzoni, che spesso parlano di disagio, solitudine, amori non corrisposti.
Son una ventina i brani che compongono la scaletta della serata, che vola via molto serrata e si conclude dopo un’ora e mezza circa di spettacolo.

Call Me Karizma ricorda musicalmente Machine Gun Kelly e Yungblud piuttosto che il PostMalone più rock o Grandson con un’anima emo.
Riesce a catturare l’animo del pop con ritornelli orecchiabili e catchy, senza scadere nell’anthem nazional popolare e rimanendo nei meandri dell’underground.
Il ragazzo è giovane ma ha tutte le carte in regola per farsi notare dal grande pubblico.
Anche quello italiano.

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Milano, 16/03/2023
© Mario Carina / ONR

Call Me Karizma

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Letdown.

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Millefiori

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