
“Parallel Lines”, l’album che ha rivoluzionato la new wave
Gli esordi dei Blondie nella scena newyorkese
New York, inizio anni ’70. Chris Stein, ispirandosi ai New York Dolls, sogna di formare un gruppo musicale che possa ripercorrere le loro orme. Punk, postpunk e new wave sono ormai i generi predominanti e Stein, dopo aver iniziato una relazione con Deborah Harry, ex coniglietta di Playboy e già voce in diverse formazioni, arruola il batterista Billy O’Connor, poi sostituito da Clem Burke e il bassista Fred Smith, poi sostituito da Gary Valentine. Il gruppo è al completo con l’ingresso alle tastiere di Jimmy Destri.
Nel 1975, con la scelta finale del nome in Blondie, iniziano a suonare regolarmente nei migliori locali di New York. L’anno successivo registrano il loro primo, omonimo, album che, nel giro di qualche settimana, inizierà a riscuotere successo di critica e pubblico. Il gruppo, grazie a questa prima ondata di notorietà, sarà chiamato per le aperture dell’Idiot Tour di Iggy Pop e David Bowie.
L’affermazione con “Plastic Letters”
Nel 1978 esce il secondo album, “Plastic Letters”, senza Gary Valentine che nel frattempo ha lasciato il gruppo. Il disco porterà i Blondie ad essere uno dei primi gruppi new wave a raggiungere le posizioni più alte nelle classifiche europee, in particolare in Gran Bretagna, dove il gruppo conquista il pubblico con un tour che scatena l’entusiasmo dei fan e vale a Debbie Harry il soprannome di Marilyn Monroe del rock.
La critica inizialmente non fu dello stesso avviso, ritenendo “Plastic Letters” inferiore al primo album: i Blondie vengono accusati di aver scelto una strada più commerciale. I critici più intransigenti non accettano la voglia della band di sperimentare, non vista di buon occhio nel circuito underground, ma che porterà i Blondie ad essere considerati uno dei gruppi immagine della città di New York.

“Parallel Lines”, il capolavoro della new wave
Il bagaglio di critiche è ciò che spinge i Blondie ad un nuovo impegno. Dietro il lavoro di realizzazione di “Parallel Lines” si cela un lavoro certosino di produzione e registrazione, con la sapiente opera di Mark Chapman che già aveva collaborato con Suzi Quatro e Sweet.
Chapman raccoglie pezzi già scritti, messi da parte, abbozzati. E convince Debbie e soci a lavoraci in maniera assidua, convinto delle potenzialità del gruppo e della loro musica.
È così che oggi possiamo godere di pezzi come ‘Hanging On The Telephone’, cover dei Nerves. O ancora, ‘One Way or Another’ pezzo autobiografico in cui la Harry racconta di essere stata vittima di stalking. E poi ‘Picture this’, ‘Fade Away and Radiate’ con la chitarra ospite di Robert Fripp – grande ammiratore del gruppo.
Discorso a parte per la hit ‘Heart of Glass’, pezzo che nasce nel 1975 in versione totalmente differente, senza la parte disco che l’ha resa successivamente il successo che conosciamo. I Blondie, grazie ai consigli di Chapman, stravolgono il brano ma non senza insofferenze da parte di Clem Burke. No, non ne voleva sapere di suonare un pezzo disco ma ancora una volta sarà grazie a questa decisione che raggiungeranno la prima posizione nelle classifiche di vendita in 10 paesi (tra cui USA e UK).
L’eredità di “Parallel Lines”
Malgrado i vari contestatori, il gruppo, anche per i dischi successivi, non si è mai posto il problema di non avere uno stile ben delineato, uscendo da quelle che erano barriere imposte da stili come punk o post punk.
“Paralle Lines” va considerato, di diritto, come uno degli album irrinunciabili da possedere nella propria collezione.