Mark Hollis, la ricerca dell’Eden

«Now the fun is over
Where do words begin
I’m trying to find the path ahead
Any way you say it
The charade goes on
But your eyes won’t see it
It’s the same old song»

Ci vogliono più di due minuti per ascoltare la prima nota canonica in ‘The Rainbow‘ e più di tre minuti prima che la voce inconfondibile di Mark Hollis entri in punta di piedi.
Impensabile per una qualsiasi produzione mainstream che a tre minuti e trenta secondi sia già chiuso il brano.
La grandezza, invece, è proprio racchiusa in questo approccio: saper togliere quando è necessario, dosare, preparare l’animo alla bellezza, pian piano abituarsi alla pazienza per cogliere i frammenti miracolosi del divenire.

È il 1988 e i Talk Talk, a distanza di due anni dal disco spartiacque “The Colour of Spring”, sconvolgono tutti.
Si staccano per sempre da quello che è il modo comune di concepire e pensare una canzone: basta classifiche, basta strofa/ritornello/bridge; ragionano sul tempo, sugli spazi, sull’anima.
A “Spirit of Eden” seguirà, sempre due anni dopo,Laughing Stock”, manifesto della loro trasformazione, opera intramontabile, guida e ispirazione costante per band che dieci anni dopo troveranno la loro strada.
Questo l’ultimo capitolo della storia dei Talk Talk, poi il silenzio nella vita di Hollis intervallato soltanto da un disco omonimo nel 1998.

Aveva bisogno di silenzio, non era un personaggio che poteva soddisfare i piaceri di una mercificazione musicale autoreferenziale e vacua, non poteva tirare fuori dischi da contratto.
Doveva seguire quella scintilla che ti esclude dal resto e che ti fa restare seduto in disparte a fissare un particolare che per il mondo non esiste.

La sfida e la guerra che si consumava dentro Mark la si poteva percepire già prima di quella “conversione”: basta il video di ‘Living in the Another World‘ del 1986 a Montreaux: Mark si attacca, come se fosse un’ancora di salvezza, all’asta del microfono, gli occhiali che non tradiscono emozioni ma le smorfie del viso accompagnano la sua interpretazione sentita eppure così estraniata.
Hollis è sul palco con una band ma in realtà è da solo, sino a quando seduto sulla pedana della batteria, accartocciato su sé stesso, aspetta la fine del brano mentre il gruppo si lascia andare ad assoli seguendo l’ebrezza della performance.
Lui era già da un’altra parte, probabilmente in un posto bellissimo, quell’Eden di cui ci aveva già parlato: ieri lo ha semplicemente raggiunto.

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Giuseppe Gioia

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"E' dunque questa, la Nausea: quest'accecante evidenza? Quanto mi ci son lambiccato il cervello! Quanto ne ho scritto! Ed ora lo so: io esisto, il mondo esiste, ed io so che il mondo esiste. Ecco tutto."

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