A proposito di Parigi

Venerdì 13 novembre ero all’Init di Roma con Eliana Giaccheri e Andrea Fiaschetti a seguire Hugo Race e i Flipper mentre Valentino Mochi era ai Verdena.
Davide Poggi invece si trovava a Firenze dove si è esibito Tim Berne alla Sala Vanni e Ivana Donati stava seguendo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli uno spettacolo di danza con le musiche jazz degli Arundo Donax.
Contemporaneamente, al Bataclan di Parigi durante il concerto degli Eagles Of Death Metal morivano 89 ragazzi dopo esser stati tenuti in ostaggio assieme agli altri 1200 presenti nel teatro.

Non avrei mai voluto dedicare un articolo in merito alla carneficina che ha piegato la capitale francese sotto i colpi di 6 attacchi terroristici avvenuti nell’arco di poco più di mezz’ora: a farlo mi spinge il fatto che Oca Nera Rock parla di musica.
Ad oggi (lunedì 16 novembre) la cronaca riporta 130 morti e 352 feriti ed il colpo più grande – da un punto di vista meramente numerico – è stato inferto proprio durante il concerto degli Eagles Of Death Metal al teatro Bataclan.
Della stampa di settore c’è chi ha deciso di raccontare i fatti, minuto per minuto, cercando di dare notizie sui membri della band – che sono salvi, lo hanno confermato fonti ufficiali dopo un più che lecito iniziale silenzio della band stessa (mandare messaggi sui social mentre cerchi di salvarti dalle raffiche di un kalashnikov è un po’ difficile, non credete?).
C’è chi ha riesumato vecchie foto degli EODM pubblicandole con la stessa nonchalance celebrativa che si usa quando muore un artista – perché le manie di protagonismo, a certa gente, col lutto e i momenti di disgrazia aumentano.
C’è chi ha usato il profilo Facebook della propria band semi sconosciuta per dichiarare «We are from Rome and we send you big love».
E niente, io mi sono sdegnata: certe cose non riguardano chi votiamo o in chi crediamo, si tratta solo di educazione e rispetto.
Di silenzio.
Trovo inutili le bandiere francesi che colorano Facebook tanto quanto sono inutili gli hashtag #jesuisparis: mezzi di pura facciata per una sorta di perbenismo da esternare e far vedere agli altri. Ma agli altri chi? A quelli che sono morti?
A quel concerto c’erano figli ma anche genitori.
Non scordiamoci che tutti noi siamo figli e alcuni di noi anche genitori: questo ragionamento dovrebbe bastare per esprimere sì cordoglio e vicinanza, ma no, non così.

Per quanto io sia una loro fan, appena ho letto di Parigi non ho pensato né a Josh Homme né a Jesse Hughes.
Venerdì 13 novembre io sono rimasta in silenzio, sconvolta e spaventata dall’imprevedibilità di quel che ha colpito ragazzi come me perché paradossalmente questo attentato ha colpito anche me.

In tanti scegliamo più o meno consciamente la musica: chi la suona, chi la vive ballando, chi pogando, chi la ascolta nell’intimità di una camera e chi sceglie l’adrenalina di un sotto palco.

La musica è vita, da sempre.

Ma c’è un momento per il lutto, per il silenzio.
Un momento utile per il raccoglimento delle informazioni non da dare in pasto agli affamati di gossip, bensì per crearsi un’opinione in merito alla vicenda nella sua totalità – tenendo a mente che i morti e le vittime non sono mai di serie A o di serie B, in base al nome, alla fama o all’etnia.
La vita è qualcosa che non ha prezzo ma un valore immenso e in tragedie come questa spesso ce lo scordiamo in virtù di cose più frivole.
Il silenzio serve.
A riflettere, ragionare, combattere le proprie paure e trovare, per quanto difficile, un modo normale per esorcizzarle.
Noi come tanti di voi che ci seguite e leggete, ma anche come le 89 vittime e tutti i feriti del Bataclan, abbiamo scelto la musica per passare un venerdì sera in compagnia di amici ad un concerto.
Noi come tanti di voi, ma non come loro, siamo persone fortunate perché siamo tornati a casa dalle nostre famiglie, dai nostri figli, dai fidanzati e da altri amici ancora, sani e salvi.
Anche se l’inferno è stato a Parigi e non da noi, non in Italia.
Nel rispetto di quanto accaduto da venerdì ci siamo fermati attoniti per chiuderci in un lutto che nei giorni a venire non cesserà, comunque, d’esistere.

Alcuni grandi artisti hanno cancellato le loro tournée nel rispetto delle vittime, altri hanno scelto di andare avanti: Oca Nera Rock da oggi riprenderà la propria attività nel pubblicare news, recensioni e photogallery.
Non lo facciamo per ignorare quanto accade nel mondo, lo facciamo per un altro motivo.

Perché se la musica è vita, la vita deve essere semplicemente più forte di ogni cosa.

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