Zun Zun Egui – Shackles gift

Shackles gift” è il canto del cigno degli Zun Zun Egui, il disco con cui in questo 2015 ci salutano prima di porre fine ai loro sette anni di carriera e sciogliere il loro collettivo.
E mai come in questo caso l’espressione collettivo appare azzeccata per questo gruppo sviluppatosi a Bristol, una delle città più fertili e musicalmente innovative dell’Inghilterra e probabilmente del mondo intero, ma che raccoglie musicisti provenienti da nazioni e culture diversissime tra loro.
Partiamo dalle Mauritius e arriviamo in Giappone, passando attraverso il Regno Unito e aggiungendo influenze che arrivano da un po’ ovunque.
Il secondo e conclusivo capitolo della storia degli Zun Zun Egui non può che riflettere tutti questi elementi anagrafici, che ampliano i confini della musica e rendono difficile dare una classificazione puntuale e trovare similitudini.
Quello che resta in testa è la brillantezza e la nota positiva della voce, tipico di musica che arriva da zone tropicali come può essere il reggae o la più ampia world music, incastonata su un impianto decisamente oscuro, che a volte assume sfumature più dark e tende quasi al post-punk, in altri frangenti si fa più pulsante e dalle fattezze dell’elettronica più soft e cupa.
Troppo facile dire che c’è del trip-hop in tutto questo, e la struttura effettivamente è meno intricata, ma l’effetto d’insieme ci porta sempre da quelle parti.
L’ultimo ritocco sono le percussioni che prendono una forma ipnotica e danno vita a un loop che aggiunge una serena inquietudine al prodotto.
L’inizio ha un sapore più etnico, ‘Rigid man‘ è ancora discretamente solare, ma a spostare l’ago della bilancia degli Zun Zun Egui verso il lato oscuro della forza ci pensa ‘Ruby‘, col basso che va in risonanza da subito con le percussioni e la voce che si fa più cavernosa. L’umore risale a metà disco, ‘Tickle the line‘ e ‘The sweetest part of life‘ ridanno ossigeno e mitigano un po’ la claustrofobia, per poi chiudere in apnea. La conclusione con ‘City thunder‘ serve a dare sfogo ai virtuosismi del gruppo, un “liberi tutti” in minore che col senno di poi assume le sfumature dell’addio.
Il microcosmo degli Zun Zun Egui, dopo aver lanciato il messaggio e aver trasmesso che ciò che era giusto trasmettere, con “Shackles gift” cessa l’attività e ci saluta in bellezza.
Un bel capitolo fuori dagli schemi, una parentesi ipnotica destinata con merito a rimanere tale.

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Matteo Ferrari

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Nato nel 1984 nell'allora Regno Lombardo-Veneto. Un onesto intelletto prestato all'industria metalmeccanica, mentre la presunta ispirazione trova sfogo nelle canzonette d'Albione, nelle distorsioni, nei bassi ingombranti e nel running incostante.

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